É un piccolo gioiellino, La famiglia telepatica, episodio pilota per una serie del genere mockumentary, mai realizzata, sui mestieri del cinema. A dirigerlo, nel 2000, il geniale Paolo Caredda.
In questo delizioso giochino, della durata di 5’45”, il geniale regista genovese mette in scena un tecnico del suono che racconta la propria esperienza sul set di un film, mai realizzato, dal titolo La famiglia telepatica, diretto da un fantomatico regista: Saul Portogallo.
Il fonico racconta l’incontro con Portogallo e dichiara il proprio smarrimento, una volta compreso che, per tutta la durata del film, non doveva registrare voci, dal momento che i personaggi principali (padre, madre e figlia) comunicano tra loro telepaticamente.
“Saul mi disse che non capivo nulla, perché non sapevo registrare il silenzio.”
Superato l’impasse iniziale, il fonico racconta, poi, con dovizia di particolari, come abbia poi utilizzato, per tutta la durata del film, un registratore magnetico, dei microfoni, giraffe e altre attrezzature sofisticate.
“Un film è bello quando fa desiderare di entrarci dentro” affermava un tempo il grande Fred Astaire. Il fascino di questa divertente e surreale opera breve non solo lascia credere allo spettatore che il film di Saul Portogallo sia esistito davvero ma, soprattutto, innesca la febbrile curiosità di andarlo a pescare da qualche parte. Il film, infatti, grazie allo sviluppo della trama, si tinge anche di giallo; nel laghetto dove vivono i componenti della famiglia emerge un cadavere e i tre protagonisti sono interrogati da due poliziotti, che comunicano con loro telepaticamente.
La famiglia telepatica conferma così lo straordinario talento di un regista scomparso nel 2018, autore di diversi documentari e, in special modo, di Fino all’estremo, incentrato sull’indimenticato Andrea Pazienza. Un plauso agli organizzatori del Biografilm per aver reso omaggio a questo straordinario visionario.
Il programma della 20esima edizione di Biografilm