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Festival Cinemambiente

‘Lonely Oaks 1250’ Ambientalismo, militanza e cinema

Film diretto da Fabiana Fragale, Kilian Kuhlendahl e Jens Muhlhoff in concorso alla 27esima edizione di Cineambiente

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Lonely Oaks 1250

Fabiana Fragale, Kilian Kuhlendahl e Jens Muhlhoff sono i registi di Lonely Oaks 1250, film documentario in concorso alla 27esima edizione di Cineambiente, in corso a Torino dal 4 al 9 giugno.

Ambientalismo, militanza e cinema

Lonely Oaks 1250 ci restituisce, senza filtri, la vicenda politica e umana della lotta per la difesa dell’ambiente.

La trama di Lonely Oaks 1250

Da dieci anni alcuni ambientalisti occupano l’antica foresta di Hambach, nella Germania occidentale, per evitare il suo disboscamento a favore dell’espansione di una miniera di lignite. Nel 2018, durante una dura operazione di sgombero da parte della polizia, dichiarata poi illegale, Stefen Meyn, studente di cinema che filma gli eventi, perde la vita cadendo da un albero.

Il film si basa sul materiale da lui raccolto nel corso di due anni attraverso una telecamera a 360°. Il ragazzo, entusiasta della lotta e della solidarietà tra gli attivisti, sembra critico, però, sul carattere radicale della protesta. Una cronaca raccontata da una prospettiva personale, che mette in luce paradossi e difficoltà quotidiane di un militante, tra spirito di dedizione, violenze, idealismo e il ritrovarsi faccia a faccia con una dolorosa realtà.

L’ambientalismo in Lonely Oaks 1250

Il nostro pianeta, ormai da decenni, ci lancia alcuni segnali preoccupanti sulla sua salute. La salvaguardia e la tutela ambientale, dunque, dovrebbero essere un punto fermo per l’agenda politica. Molto è stato fatto; purtroppo, però, c’è ancora chi sostiene che si tratti di solo allarmismo, affermando che non c’è nessun pericolo per l’ambiente.

È proprio l’ambientalismo la forza motrice di Lonely Oaks, un film documentario diretto da Fabiana Fragale, Kilian Kuhlendahl e Jens Muhlhoff, del collettivo artistico Polsprung, impegnato in temi legati all’intersezionalità e alla critica del sistema capitalista. Tematiche che, insieme all’ambientalismo, giocano un ruolo fondamentale in Lonely Oaks 12500.

La foresta di Hambach

I tre registi compiono un’operazione solo apparentemente semplice, utilizzando le immagini girate da Stefen Meyn, che documentano il quotidiano della comunità. Questa è formata da ragazze e ragazzi che hanno deciso di vivere in piccole case sugli alberi nella foresta di Hambach, in Germania, nel cuore dell’Europa. Ma perché proprio qui è nata questa comunità?

È una lunga storia, iniziata nel 2012, quando solo una decina di attivisti hanno deciso di stabilirsi nell’antica foresta per difenderla dalle speculazioni della Rwe, una grossa azienda dell’elettricità. Nel sottosuolo della foresta, infatti, si nasconde una grande quantità di lignite. Nel corso degli anni, l’azienda ha sfruttato selvaggiamente quest’area. Così, la foresta di Hambach è diventata un semplice bosco, riducendo, in soli quarant’anni, di venti volte il proprio territorio.

Quando, poi, il Governo autorizza l’abbattimento di alberi in un milione e seicento mila metri quadri, per consentire l’ampliamento della miniera, gli attivisti presenti nella foresta diventano sempre di più. In breve tempo, la comunità inizia a registrare sempre più arrivi, fino a riunire migliaia di attivisti.

La polizia tedesca è intervenuta in diverse occasioni e spesso utilizzando dei metodi non certo pacifici. Le manifestazioni hanno però, catturato l’attenzione dell’opinione pubblica e l’interesse di associazioni ambientaliste, come l’ONG Amici della Terra. Così, le autorità competenti hanno sospeso l’abbattimento degli alberi.

Le immagine girate da Stefen Meyn

Tra gli attivisti della foresta di Hambach c’è Stefen, un giovane studente di cinema, entusiasta di partecipare alla lotta politica ambientalista e di mostrare la vita della comunità attraverso le immagini registrate dalla sua telecamera 360°. Stefen non vuole solo essere presente, ma dare il suo contributo e realizzare un documentario per mostrare i motivi della lotta politica gli sembra il modo migliore. Qualcosa, purtroppo, va storto. Durante un’irruzione della polizia, per lo sgombero della comunità, Stefan precipita da un albero: una caduta fatale.

Fabiana Fragale, Kilian Kuhlendahl e Jens Muhlhoff rendono onore a Stefen e decidono di costruire Lonely Oaks 1250 sul suo girato. Le immagini non vengono mai alterate e i tre registi si limitano a riproporle, aggiungendo solo brevi interventi dei compagni del giovane studente di cinema, che difendeva la foresta di Hambach.

Come già è stato accennato l’ambientalismo è la forza motrice dell’intero documentario. Il tessuto narrativo di Lonely Oaks 1250 si rivela molto prezioso anche per altri motivi. Le immagini girate da Stefen sono montate con l’obiettivo di percorrere più strade nello stesso tempo.

La minaccia del capitalismo

La minaccia delle speculazioni capitalistiche incombe sulla millenaria foresta in modo continuo, rimarcata con l’uso di una colonna sonora inquietante, ma mai invadente. A predominare sono i suoni della natura e le turbine della Rwe vengono mostrate solo in rari casi; tanto basta per denunciare l’eminente disastro.

Procede di pari passo, accanto alla denuncia di matrice ambientalista, una riflessione, mai banale e scontata, sulle diversità di opinioni vissuta tra gli attivisti che costituiscono la comunità delle case sugli alberi. Un ragionamento iniziato dallo stesso Stefan che nella foresta ha avuto modo di confrontarsi con gli altri.

L’entusiasmo di partecipare alla lotta politica diminuisce e il giovane sembra turbato dal comportamento di alcuni attivisti, definiti radicali, perché hanno un approccio troppo violento nei confronti della polizia. Dopo una giornata trascorsa sugli alberi, per documentare gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, lo studente di cinema si rifugia nella casetta costruita sull’albero, registrando i dubbi che sente sulla reale utilità di un tale approccio.

Il corpo uno strumento politico e artistico

Una questione che ha creato non poche divergenze all’interno della comunità di Hambach, rischiando di mandare tutto all’aria, nonostante il nobile fine della protesta. I tre registi di Lonely Oaks 1250 lasciano, poi, la parola ai protagonisti della lotta ambientalista, consentendo di dire la loro sulla questione tra violenza e nonviolenza, nel senso gandhiano.

Ne viene fuori un ritratto non certo omogeneo dell’attivismo politico di sinistra, troppo spesso ed erroneamente accostato al terrorismo. Il documentario, ovviamente, fa riferimento anche alla violenza effettuata da parte della polizia che, probabilmente in maniera non voluta, evoca metodi brutali utilizzati dalle forze dell’ordine in altre circostanze, come il G7 di Genova del 2001, dove perse la vita l’attivista no global Carlo Giuliani. Il focus principale, però, resta sulle divergenze interne della comunità.

Per questi motivi Lonely Oaks 1250 è una preziosa testimonianza politica e umana. Un documentario che invita a riflettere su svariati temi scontanti della società contemporanea e lo fa tenendo conto dell’estetica cinematografica. Fabiana Fragale, Kilian Kuhlendahl e Jens Muhlhoff valorizzano le immagini girate da Stefan, dove il corpo diventa uno strumento non solo politico, ma artistico, suscitando riflessioni ed emozioni.

Festival CinemAmbiente, la 27ma edizione – Taxidrivers.it

 

 

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Lonely Oaks 1250

  • Anno: 2023
  • Durata: 1h e 40 min.
  • Genere: documentario
  • Nazionalita: Germania
  • Regia: Fabiana Fragale, Kilian Kuhlendahl e Jens Muhlhoff