Norah, primo lungometraggio del regista saudita Tawfik Alzaidi, dedicato al valore dell’arte come mezzo di scambio, confronto, di relazione tra gli esseri umani, è in concorso al Lucca Film Festival.
Anni 90′: Nader, un nuovo insegnante di scuola (l’introspettivo Yaqoub Alfarhan) arriva in un remoto villaggio della splendida regione saudita di AlUla, tra rocce e deserto. L’uomo giunge dalla città, trovandosi di fronte un ambiente chiuso, dominato da una tradizione maschile remota, nella quale i ruoli sono prestabiliti e immutabili.
Qui vive Norah (l’espressiva Maria Bahrawi), una ragazza che si sente come un animale in gabbia. Spirito libero, con la voglia di scoprire e conoscere il mondo, lo osserva sfogliando riviste acquistate di nascosto e conservate nella sua scatola dei desideri. Grazie al fratellino, si ritrova fra le mani un ritratto disegnato a matita dal maestro Nader. La ragazza rimane affascinata da quello che vede: chiede aiuto al suo ‘spacciatore di riviste’. Vuole che il maestro Nader le faccia un ritratto. Inizialmente contrariato, perché in quegli anni l’arte in Arabia Saudita è bandita, il maestro accetta. L’unico negozio del villaggio sarà il luogo di incontri fugaci, a debita distanza, dove solo gli occhi svelati di Norah sono concessi allo sguardo dell’artista.
L’arte connette le persone
Grazie a Norah, Nader riprende a disegnare, riaccendendosi in lui la creatività abbandonata. Attraverso la rischiosa collaborazione in nome dell’arte, i due sviluppano una connessione profonda. Nader è il legame con il mondo oltre il villaggio per Norah, che, prossima ad un matrimonio combinato, comprende come sia necessario scappare, trovare un posto che le permetta di esprimersi, di essere veramente se stessa.
La sceneggiatura del film ha vinto un premio della Daw Film della Saudi Film Commission Competition, un’iniziativa lanciata dal Ministero della Cultura dell’Arabia Saudita per sostenere e incoraggiare la futura generazione di registi sauditi.
Il periodo di oscurità artistica dell’Arabia Saudita, negli anni ’90, nel quale forme e colori non erano ammessi, è durato per ben 35 anni. Per fortuna oggi non è più così, ma molti artisti e musicisti hanno interrotto la loro attività e carriera a causa della pressione esercitata su di loro. Norah è dedicato a coloro che sono riusciti a mantenere viva la propria creatività, nonostante una società che li considerava, estranei, diversi.
Un viatico per la condizione femminile
Norah è anche una metafora artistica capace di rappresentare in maniera tangibile l’isolamento, la reclusione delle donne nei Paesi arabi e musulmani. Moglie e madre: questo, l’unico ambito di azione a cui le donne possono aspirare. Nel villaggio isolato dal mondo una tale costipazione spirituale, vitale, è ancora più lampante. Le donne hanno nei confini della propria casa una barriera invisibile che possono valicare eccezionalmente, e sempre sotto costante controllo. Non possono pensare, coltivare interessi, provare divertimento.
Tawfik Alzaidi abilmente ce lo mostra dentro uno scenario dominato da silenzi, da una natura ruvida, terribilmente alienante, dallo sguardo dei suoi due protagonisti. La colonna sonora affidata al famoso compositore e polistrumentista Omar Fadel è l’eco di un dolore sordo, che diventa rassegnazione, impotenza.