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‘Il Regno del Pianeta delle Scimmie’ – Una nuova Era

Con l'eredità della trilogia di Reeves sulle spalle, Wes Ball disegna le sue nuove origini in maniera non così originale

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Il Regno del Pianeta delle Scimmie riporta la dinastia filmica dello scimpanzé Cesare nei cinema, a sette anni dall’episodio conclusivo di The War – Il Pianeta delle Scimmie. Come anni prima con il film di Burton e la saga di Reeves, si dà inizio ad un nuovo reboot della saga, ambientata in una Terra post-apocalittica, dove le scale gerarchiche si sono nuovamente rovesciate, con la scimmia ora nella fascia dominante.

Con la volontà di riavvicinarsi al canone originale degli anni ’70 con Charlton Heston, questo quinto capitolo del nuovo millennio viene affidato al regista Wes Ball, già autore della trilogia di Maze Runner, e sceneggiato da Josh Friedman (La Guerra dei Mondi, Fondazione).

Il film è prodotto da Oddball Entertainment e dai 20th Century Studios, con la distribuzione internazionale affidata sempre a Disney e 20th Century Studios.

La storia de Il Regno del Pianeta delle Scimmie

Molte generazioni sono passate dalla morte di Cesare, il genere umano è caduto nell’oblio e la flora e la fauna dominano incontrastati sul pianeta. Ma tra tutte le razze animali, quella che più si è evoluta è quella delle scimmie, che hanno sostituto l’uomo nel ruolo di padrone assoluto terrestre.

Ma la colonia che Cesare salvò si è ormai divisa in tanti diversi gruppi, sparsi nel mondo. Tra di essi, c’è il clan del giovane Noa, che vive assieme ai suoi amici e famigliari, noncuranti di chi Cesare sia.

Una notte, all’improvviso, la pace del villaggio viene distrutta dall’arrivo di guerrieri scimmia che distruggono tutto alla ricerca di una misteriosa umana, il tutto in nome del grande Cesare.

Noa sarà l’unico sopravvissuto all’attacco e sarà suo compito cercare i soldati che hanno rapito le scimmie del suo clan e vendicare la memoria dei suoi cari. Grazie anche all’aiuto di un altro, misterioso scimpanzè e di un’umana dalle mille sorprese (Freya Allan).

La spada di Cesare sulla testa

Noa (voiced by Owen Teague) in 20th Century Studios’ KINGDOM OF THE PLANET OF THE APES. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2023 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Non in maniera casuale, la saga de Il Pianeta delle Scimmie è una delle più longeve della storia del cinema. Sia per merito degli investimenti di 20th Century Studios su una delle sue figlie predilette, sia per il sapersi sapientemente reinventare ogni volta, anche grazie all’estro di talentuosi registi.

Da loro derivano eredità molto importanti, soprattutto quella del regista statunitense Matt Reeves, da cui si impongono i dettami su cui i film futuri della serie dovranno purtroppo far conto.

E ciò si nota sin dall’inizio di questa nuova era con Il Regno del Pianeta delle Scimmie, considerabile più come un soft-reboot della saga, che introduce un nuovo mondo ed un nuovo protagonista, ma che non riesce a fare a meno del lascito di un primate ormai divenuto leggenda.

Il peso che Cesare, messianica figura della sua trilogia, interpretato dal grande artista del motion capture Andy Serkis, porta con sé anche in questo nuovo capitolo re-introduttivo è troppo forte, in ogni suo paragone possibile coi precedenti capitoli, dai personaggi alla trama vera e propria.

Il mondo de Il Regno del Pianeta delle Scimmie non riesce a vivere senza le azioni e gli insegnamenti di Cesare, impedendo allo spettatore un distacco, non solo necessario a creare interesse in questa nuova narrazione, ma anche a non far ricordare in maniera malinconica il grande operato del trittico d’opere di Reeves.

La forza dell’abitudine

Sylva (played by Eka Darville) in 20th Century Studios’ KINGDOM OF THE PLANET OF THE APES. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2024 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Il Regno del Pianeta delle Scimmie non può essere certo tacciato di avere una pessima regia o di non saper intrattenere. Wes Ball dimostra sovente, lungo tutta la pellicola, di aver dimestichezza nel costruire scene d’azione e piani sequenza degni di nota, mettendo in mostra le sue abilità da mestierante.

Anche sul dettaglio visivo, il film si muove spesso su livelli invidiabili, dando, come nelle pellicole precedenti, enorme risalto all’espressività degli scimpanzè e alla loro presenza scenica (realizzati con grande uso del performance capture). Ma, dopo pochi minuti, questo primo, suadente impatto si dissolve, e cosa rimane?

Onestamente, non molto. Ball non osa più di tanto, sia nell’azione, abbastanza priva di tensione e pathòs, sia nella costruzione di atmosfere poco memorabili e di un nuovo world-building non molto dissimile da quello di tanti altri lungometraggi post-apocalittici, fatti di edifici derelitti e moltitudini di rampicanti.

Non dà una mano la prolissità di molte scene, che fanno perdere ripetutamente l’attenzione allo spettatore e mette in luce come le due ore e mezza della pellicola potessero essere tranquillamente ridimensionate a favore di un ritmo ben più cadenzato.

(L-R): Raka (played by Peter Macon), Noa (played by Owen Teague) , and Freya Allan as Nova in 20th Century Studios’ KINGDOM OF THE PLANET OF THE APES. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2024 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Manca l’inventiva e la sregolatezza che Reeves aveva portato nell’universo originario della penna di Pierre Boulle, con una propria realtà semplice quanto coinvolgente, rigogliosa e speranzosa nel raccontare il disperato esodo delle scimmie per la propria libertà, e arido e cinico nel mostrare l’abisso delle ultime anime umane rimaste.

Per non parlare della sua regia, carica ed adrenalinica a livelli altissimi, o della resa gloriosa dei suoi personaggi. Da una parte ricordiamo il Cesare che ha guidato i suoi nella più grande delle rivoluzioni naturali, dall’altra il giovane Noa, ancora troppo debole e passivo per poter sorreggere le redini di un’universo come questo. Con Matt Reeves lo spettatore è stato abituato troppo bene, cosa che sul povero Wes Ball è caduta come un enorme macigno.

Un futuro glorioso (?)

Noa (voiced by Owen Teague) in 20th Century Studios’ KINGDOM OF THE PLANET OF THE APES. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2023 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Non essere eccellenti in tutto non significa, però, non avere segni di qualità. Pur nelle sue debolezze, Il Regno del Pianeta delle Scimmie sa essere un film di intrattenimento non privo di piccoli elementi molto interessanti.

Osservare l’evolversi delle vicende che preoccupano i nostri protagonisti ci dà modo di entrare sempre più nel loro mondo e nei loro modi di fare, facendosi quasi dimenticare di star osservando primati che comunicano tra loro tramite il linguaggio dei segni o parole molto semplici.

La sincerità dei loro gesti e delle loro discussioni, anche nei momenti catartici di interazione tra uomo e scimmia, rendono ancora più evidente l’appiattimento tra specie, dove l’unico desiderio non è sopraffare l’altro, ma sopravvivere in pace.

Anche nella costruzione dei personaggi più iconici del film e della loro psicologia, si intravede una luce di speranza, incarnata dalla figura del regnante Proximus Caesar.

Scimpanzè folle e corrotto fino al midollo dal suo essere re e dall’idilliaca quanto cavalleresca idea del possesso di un regno, che sia governato da un leader la cui potenza è garantita dallo strapotere della conoscenza della storia e dell’antico.

Per Proximus, un re sapiente è un re potente e gli occhi infuocati di Proximus, così come il suo regno, di chiara ispirazione medioevale, portano con sé questa malsana ossessione.

Questi (ed altri) fattori generano speranza per il futuro della saga, non partita nel migliore dei modi, ma che può sicuramente ritrovare la strada giusta per ridare splendore ad una saga ormai storica.

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Il Regno del Pianeta delle Scimmie

  • Anno: 2024
  • Durata: 2 Ore e 25 Minuti
  • Distribuzione: 20th Century Studios
  • Genere: Fantascienza
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Wes Ball
  • Data di uscita: 08-May-2024