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Far East Film Festival

Lee Myung-se: il cinema e l’amore (per il cinema)

Al Far East Film Festival abbiamo incontrato il grande regista coreano Lee Myung-se

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Their Last Love Affair

Lee Myung-se: «In un dipinto di Monet, il soggetto non è la ninfea. La ninfea è solo l’oggetto sul quale dipingere la luce. Mentre galleggia, vediamo il suo riflesso sull’acqua, ed è questo ciò che definiamo pittorico. La mia intenzione è la stessa. In questo film, ho voluto mostrare il filmico. La storia e i personaggi non sono il fulcro principale del mio film. Il movimento, invece, lo è».

Per la rassegna A/B side Vibes. Greatest Hits from ‘80 &’ 90s, il Far East Film Festival ha presentato due memorabili opere di Lee Myung-seTheir Last Love Affair (1996) e Nowhere to Hide (1999). Due film molto diversi per trama. Their Last Love Affair racconta una relazione extraconiugale appassionata e disperata, tra un professore e una giovane giornalista. Nowhere to Hide di un gruppo d’investigatori della polizia che danno la caccia a un assassino. Ad accomunare i due film, lo straordinario talento visivo di Lee Myung-se, fatto di memorabili ambientazioni e poetici e travolgenti cambi di scena. Il regista è un vero specialista nel creare un’atmosfera attraverso un controllo preciso e visionario del montaggio, movimenti di macchina (oltre quelli degli attori) e l’uso della luce. Lo spazio cinematografico importante tanto quanto l’azione dei personaggi nel costruire la trama e i cambiamenti degli stati d’animo.

Lee Myung-se è un autore unico per il suo stile, lontano dal crudo realismo della new wave coreana e dal loro approccio ai generi cinematografici. In ogni suo film sembra impegnato a esplorare nuove possibilità estetiche, in un esuberante visione creativa che nasce dalle diverse fonti artistiche che sono la sua ispirazione: dal romanzo al fumetto, dal cinema alla pittura, come ha tenuto a precisare anche nell’affollata masterclass che ha tenuto al Far East Film Festival. Un regista che stupisce non solo per la forma dei suoi film, ma per l’audacia che mostra, addentrandosi nei luoghi più scuri dell’anima umana, in relazioni abrasive di ogni comune certezza.

Lee Myung-se

Lee Myung-se

Tra le tante perle dall’Estremo Oriente del Far East Film FestivalLee Myung-se è una delle più brillanti e irregolari.

Their Last Love Affair è ancora oggi un film di sconvolgente forza e bellezza.

Io ho cominciato all’interno del mondo del cinema come assistente alla regia e mi sono sempre chiesto cosa significasse essere un regista. Anche questo film è come una tappa di questo processo. Their Last Love Affair andò male al botteghino e fu ritirato quasi subito, anche la critica non lo notò molto. Il film uscì poi in videocassetta un paio di anni dopo e, via via, diventò un cult, molto apprezzato anche dalla critica.

Perché raccontare questa storia?

Mentre mi chiedevo cosa fosse essere un regista, mi domandavo anche cosa fosse l’amore. Perché coppie sposate litigassero furiosamente. Perché l’amore, soprattutto il primo amore, sembri eterno, ma, poi, non è così. Magari pensi che il secondo amore, allora, andrà meglio, perché hai più esperienza, ma neanche quello va così. Ancora continuo a chiedermi cosa sia l’amore e cosa sia essere un regista. Probabilmente il cinema funziona come l’amore. Per quante domande ti faccia, non trovi una risposta.

Si possono comparare il cinema e l’amore?

L’amore è come il cinema nella sua azione ed esplicazione. Mi spiego. Quando scrivi una sceneggiatura, ti fai le classiche cinque domande che in inglese iniziano con la W: Chi? Come? Quando? Dove? Perché? Ma l’immagine, la sua forza, il cinema, non è nella sceneggiatura, quella viene dopo. La domanda che cosa sono il cinema e l’amore, alla fine, è la stessa o la stessa non risposta. Poi, se ci pensi, in un film, come nella vita, uccidere qualcuno è come lasciarlo, tendi a farlo scomparire dalla tua vita.

Their Last Love Affair

Their Last Love Affair

All’interno di Their Last Love Affair gli spazi sono molto evocativi. Indimenticabile quella casetta sul mare in cui i due amanti si costruiscono come una loro bolla romantica per vivere il loro amore.

Ho trovato quella casa lavorando come assistente alla regia in una pellicola degli anni Settanta. Poi lì ci ho girato un cortometraggio e ci sono tornato per questo film. È un luogo stratificato: è abbandonato e questo rappresenta in qualche modo la realtà, ma è anche romanticamente sul mare e questo rappresenta la fantasia. Sono i due aspetti dell’amore appassionato che legano i protagonisti.

Le interpretazioni dei due attori protagonisti sono magnifiche. In particolare l’intensità della compianta Kang Soo-yeon non si dimentica.

Lei l’avevo già vista in altri film. Quando poi l’ho conosciuta, mi ha impressionato moltissimo per la sua personalità, oltre che per la sua bellezza. Ho scritto la sceneggiatura pensando proprio a lei. Ma si doveva spogliare per il film e, all’epoca, poteva essere un problema. Volevo fortemente lei per Their Last Love Affair, ma, se non avesse accettato le scene di nudo, sapevo che sarei stato costretto a scartarla. Sentivo sarebbe stato complicato proporglielo, ma tutto andò bene e fui felicissimo di averla, alle mie condizioni, al servizio del film.

Memorabile di Their Last Love Affair è anche la sua fotografia.

Il concetto visivo del film è venuto fuori via via. Delle volte vedevo situazioni della natura intorno che mi piacevano, poi le ho inserite nel film e finiscono per dargli quel particolare mood.

Their Last Love Affair

Their Last Love Affair

C’è qualcosa di inafferrabile in Their Last Love Affair, anche scuro, violento.

La mia seconda pellicola, My Love, My Bride (1990) fu un insuccesso commerciale. Io, però, volevo continuare a fare film parlando d’intense storie d’amore. E così ho fatto anche nei due successivi, First Love (1993) e Affliction of Man (1995), anch’essi, però, non sono andati bene. Per Their Last Love Affair volevo parlare di un amore disperato. L’idea che fosse l’ultima storia d’amore di due persone e non poteva che essere disperata, tanto che pensavano di non volerne avere più, dopo.

Anche l’aspetto visivo di Nowhere to Hide è molto originale.

Nowhere to Hide è un film d’azione particolare, in cui lo spazio della storia è molto pregnante e l’azione non è semplicemente l’azione del film, ma quella del cuore dei personaggi. È questo tipo di azione che cerco nel cinema.

Quali sono i tuoi registi preferiti e come hanno influenzato il tuo lavoro?

Cito Federico Fellini, Charlie Chaplin, Buster Keaton, Jacques Tati. Questi sono i primi nomi che mi vengono in mente. Mi hanno fatto riflettere quanto e se il movimento è importante per un film e i personaggi che racconta. Mi hanno insegnato lo specifico cinematografico, l’essenza del fare cinema. Un regista deve fare cinema, come uno scrittore un romanzo, sono due linguaggi molto diversi. Si impara sempre dai grandi di una specifica arte.

In cosa più consiste, secondo lei, lo specifico cinematografico?

La risposta a che cos’è un film è tautologica: è un film. E il cinema è il cinema. Un regista è il suo linguaggio specifico. Forse, quando troverò la risposta a questa domanda, smetterò di fare film. Vedi, alla fine, è come l’amore: non lo puoi spiegare e non si può ridurre al solo linguaggio. Il mio sogno è, comunque, fare un film che sia impossibile trasferire in un altro medium artistico, perché questo significherebbe aver trovato l’unicità e l’essenza del cinema.

Nowhere to Hide

Nowhere to Hide

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