Alienoid: The Return To The Future di Choi Dong-hoon è il secondo capitolo della saga fantasy Made in Korea, presentata al Far East Film Festival. Il film è interpretato da Ryu Jun-yeol (A Taxi Driver, The Night Owl, Reply 1988), Kim Woo-bin (Black Night), Kim Tae-ri (Mr. Sunshine, The Handmaiden). Il film è visibile con MyMovies One.
Leggi la recensione di Alienoid, il primo capitolo della saga.
Spettacolare chiusura dei giochi, con ampio spazio a combattimenti wuxia ed evoluzioni spazio-tempo.
Alienoid: The Return To The Future di Choi Dong-hoon, la trama
La missione per la cacciata degli alieni continua. Guard e Thunder (Kim Woo-bin) hanno passato il testimone a Yi-an (Kim Tae-ri) e Mureuk (Ryu Jun-yeol), il quale mostra ancora difficoltà a ricordare cosa è successo la notte in cui ha incontrato la ragazza.
Yi-an è in possesso della Lama Divina, ma deve adesso rintracciare Thunder e restituirgli energia, al fine di aprire il portale con il futuro e tornare a sconfiggere gli alieni.
Mentre si fa luce sulla verità di quella notte in cui, dieci anni prima, il passato e il futuro si sono incontrati, la scontro si sposta dall’era Goryeo alla Seoul odierna e nuovi attori si trovano a collaborare per il destino dell’umanità.
Il viaggio nel tempo
Non ne fa certo un mistero Choi Dong-hoon: il secondo episodio (e potenzialmente non l’ultimo) ha preso grande ispirazione dal Ritorno al Futuro che lo ha preceduto, così come ammette il titolo. Ma, come già era successo per il primo film, Alienoid mescola tantissimi generi con sfacciata serenità. Senza neanche perdere troppo di vista il profilo emotivo dei due protagonisti, tra cui nasce una evidente complicità.
Per fortuna al pubblico italiano è concesso di vedere gli episodi uno dopo l’altro, e questo darà un grande aiuto alla comprensione, su cui il regista non si era crucciato troppo nel primo episodio. Invece, Alienoid: The Return To The Future esordisce con un dovuto riassunto per rimettere a posto la cronologia degli eventi, singhiozzante a causa dei salti temporali. E da qui, la fruizione diventa più piacevole.
La virata wuxia
Se nel primo episodio la computer grafica ci aveva allietato con grandi panorami impossibili, manovre di astronavi possenti e continue mutazioni di forma, questa volta almeno metà film è palcoscenico delle evoluzioni acrobatiche degli attori (e dei loro stunt).
Le coreografie e l’azione sono all’altezza dei migliori wuxia, e il tono leggero mantenuto dai due stregoni (Yum Jung-ah e Jo Woo-jin) rende piacevole e meno cupa la lettura del catastrofismo degli alieni. Così come il terzetto di Mureuk e le sue “zampe” feline (rispettivamente Ryu Jun-yeol, Shin Jung-geun e Lee Si-hoon) sono una squadra di ironia pungente.
Nel complesso, oltre quattro ore intrattenimento ben speso, sommando la lunghezza dei due film, che sul finale si rivolgono già alla produzione di un altro episodio, tra minacce velate e impegni nuziali. D’altronde, anche il suo celeberrimo antenato hollywoodiano di salti nel passato ne aveva pensati tre.
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