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Animazione

‘Il mio amico robot’: Pablo Berger parla del suo film

Il regista del film d'animazione spagnolo candidato agli Oscar ha recentemente rilasciato un'intervista che contiene alcune sue considerazioni sulla pellicola

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Pablo Berger ha recentemente parlato in un’intervista rilasciata da Cinecittà News del suo film d’animazione, Il mio amico robot (Robot dreams). Nominato agli Oscar affianco a Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki e Spider-Man: Across the Spider-Verse, il film uscirà nelle sale italiane il 4 aprile.

Il film è tratto dall’omonima graphic novel di Sara Varon, ma è un adattamento in cui il regista ci ha messo molto di sé.

Il mio amico robot

Il mio amico robot, un film muto

Uno degli aspetti più interessanti del film è il fatto che sia completamente privo di dialoghi. Centrale nella storia è la città di New York, e l’esperienza di vita quotidiana che ritrae l’amicizia tra un cane e un robot scorre davanti agli occhi meravigliosamente. È la musica pop ad accompagnare lo spettatore e queste scelte avvicinano molto l’opera ad un fumetto animato.

Berger ha raccontato come questa scelta sia stata consapevole e affondi le radici nella sua passione per il cinema muto anni ’20.

“Io sono un cinefilo, amo il cinema degli anni ’20 e credo che ciò che rende speciali i film siano prima di tutto le immagini.”

A condividere questa sua opinione anche il regista di Dune Denis Villeneuve, che ha recentemente spiegato in un intervento come la televisione abbia riempito il cinema di troppe parole. Berger, che sapeva dell’intervento, si è mostrato felice delle parole del regista.

“Il cinema si costruisce per immagini. Tutto il resto viene dopo.”

Il mio amico robot

New York: tra realtà e sogno

Nel fumetto di Il mio amico robot  di Varon i due protagonisti si muovono  in una città immaginaria e chiamata semplicemente “The City”. Un importante modifica all’opera originale apportata da Berger è il cambiamento di questa città in New York. Il regista ha vissuto nella città della Grande Mela per dieci anni negli anni ’80 ed è una città che porta dentro al suo cuore, come cristallizzata nelle sue memorie all’epoca in cui ci ha vissuto. Rilevante anche il fatto che abbia deciso di includere in questa sua rappresentazione della città le Torri Gemelle, che lui ricorda distintamente.

“Ogni giorno camminavo per strada e vedevo le Torri Gemelle ovunque mi trovassi. Sono una parte importante delle mie memorie di allora, quindi dovevano esserci.”

New York è nel film una città trasognata, a metà fra il reale e l’immaginario. È soprattutto dai sogni che muove la mente creativa del regista, che descrive così la sua esperienza produttiva.

“Cinema e sogni convivono. Quando scrivo un film mi lascio guidare dal subconscio, vado a caccia di immagini dentro di me. L’origine dei miei lavori è sempre legata ai sogni che faccio e vivo.”

La scelta della tecnica d’animazione

Il mio amico robot non è il primo film muto di Pablo Berger, che ha già lavorato a Blancanieves. Tuttavia, sebbene abbia già lavorato a tre film live-action, questo è il suo primo film d’animazione. Il regista aveva già in serbo da tempo l’idea di lavorare a un prodotto d’animazione. Quel che lo avrebbe convinto a scegliere questa tecnica è stata la lettura proprio della graphic novel di Il mio amico robot, in cui ha rivisto tanto di sé.

Guardando al mondo dell’animazione, Berger sembra un po’ rassegnato dall’animazione americana, che con il successo della Pixar ha puntato ormai da anni alla sola animazione 3D abbandonando l’animazione tradizionale. Il panorama europeo, invece, è stato per lui un punto di riferimento, con la Francia che è un colosso della sperimentazione e la Spagna che negli ultimi 15 anni ha fatto grossi passi in avanti. Mostra inoltre grande interesse per la nuova tecnica di animazione introdotta da Spider-Man: Un nuovo universo, che sembra aver introdotto un nuovo paradigma anche nell’immobile contesto statunitense.

Il regista è comunque rimasto entusiasta della sua esperienza con l’animazione e ha affermato che tornerà sicuramente a lavorare con questa tecnica.

“All’ultimo festival di Annecy ho incontrato Guillermo del Toro e abbiamo parlato di live-action e animazione. Come dice lui, quando provi l’animazione scopri che si apre un nuovo mondo, e non vuoi più tornare indietro.”

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Il mio amico robot