Al Glocal Film Festival, nella sezione Panoramica Doc, cinque film selezionati tra trentaquattro. Tanto di cappello di Angelo D’Agostino è una perla nella cinquina.
Cosa fanno gli artisti di strada tra uno spettacolo e l’altro? Cosa resta quando l’ultimo applauso si è spento e la folla dispersa? Attraverso le storie di cinque artisti di strada, Andrea, Chiara, Domenico, Elisa e Rašid, Tanto di Cappello parla del senso delle cose. Di ciò che c’è di incrollabile nel mestiere più precario di tutti.
Tanto di cappello è un docufilm scritto, diretto e montato da Angelo D’Agostino, che si è avvalso della preziosa collaborazione di Marta Lombardelli, per la scrittura e la fotografia.
Il mondo degli artisti di strada ha una fascinazione che arriva da lontano. I nostri patrimoni genetici stimolano la parte ancestrale del nostro esistere e, anche se non le abbiamo vissute direttamente, certe esperienze ci appartengono.
Tanto di cappello: da La strada di Fellini a Parnassus di Gilliam
Gli artisti di strada rappresentano uno stato sociale difficilmente rappresentabile, quasi un’antitesi della vita di una persona comune. La questione che si pone Angelo D’Agostino con Tanto di cappello, è quella esplorare, oltre il sipario immaginario, la vita più intima e segreta dell’artista.
Questo aspetto indagatorio del docufilm è palpabile nei primissimi piani dei particolari, elementi semplici e simbolici, che fanno da fil rouge tra la realtà e la fantasia.
Rašid Nikolić , nato Bosnia, di etnia Rom, racconta come la sua passione per le marionette lo abbia naturalmente portato a studiarne la meccanica, per poter realizzare i personaggi dei suoi spettacoli. Attraverso le parole di Rašid, si percepisce la passione che lo pervade e che gli consente di fare una vita da girovago per sei mesi l’anno.
Per un comune essere umano, un obiettivo da raggiungere potrebbe essere comprare uno nuovo portatile. Per Rašid è acquistare una sega a nastro da muro, per poter realizzare al meglio le sue marionette. Nelle parole di Rašid sentiamo il bisogno precipuo di esprimersi. La strada è la condizione primaria di cui quella necessità si nutre avidamente.
Tanto di cappello guarda la strada
Per tutti i 78 minuti del film, si sente molto forte lo sguardo conforme, con cui D’Angelo prova a guardare oltre, nell’intimo di una scelta, senza mai esplicitare la richiesta, ma quasi desiderando che questa arrivi naturalmente.
In effetti, una scelta vera e propria non c’è. Quasi inconsapevolmente, se la necessità di esprimere un’ idea è fatalmente urgente, si scivola in un luogo, la strada, che porta con sé una varietà infinita di umanità, nutrimento di qualunque artista.
Tutto questo è condensato nel progetto ‘Lettrice Vis à vis’ di Chiara Trevisan. Ogni giorno apre il suo piccolo salotto letterario al pubblico della strada, offrendo letture di brani ad hoc per l’avventore del momento. Uno spettacolo che richiede un’interazione maggiore con il pubblico, che non è coinvolto solo come fruitore. La sua partecipazione, al contrario, rende unica la performance dell’artista.
Tanto di cappello diventa allora un segno di approvazione per il lavoro faticoso di ricerca e di elaborazione, di promozione e produzione delle performance artistiche. Oltre quel sipario immaginario, ci sono persone che hanno alimentato la loro necessità espressiva, lasciandola dominare la lista delle priorità. Per gli artisti di strada, le uniche difficoltà sono rappresentate dalle convenzioni in cui tutti noi agiamo.