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Festival del Cinema Tedesco

‘Killing Bagheera’ Due chiacchere con Muschirf Shekh Zeyn

La storia di due rifugiati raccontata da chi l'ha vissuta

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Al Festival del Cinema Tedesco è stato presentato, nella sezione Next Generation Short Tiger 2023, il cortometraggio Killing Bagheera di Muschirf Shekh Zeyn.

Killing Bagheera racconta il viaggio di Alan e Bekes, due profughi che tentano di entrare in Europa. Del corto, abbiamo parlato con il regista Muschirf Shekh Zeyn

Killing Bagheera di Muschirf Shekh Zeyn

Il film racconta di due rifugiati che cercano di entrare in Europa. Cosa ti ha spinto a voler raccontare questa storia?

È la mia storia, ho cercato di entrare in Europa con mio fratello dieci anni fa.

All’inizio del film, ma anche in altre scene, vediamo i due protagonisti correre. Qual è il significato di questa azione e quale importanza ha per i personaggi, sia nel senso di fuggire che nel senso di inseguire qualcosa?

Mi risulta sempre difficile capire perché abbia scelto quella specifica scena da narrare, poiché spesso riguarda i miei ricordi e non riesco a comprendere appieno il motivo per cui alcuni di essi persistano nella mia mente. Il periodo in cui ho cercato di entrare in Europa dall’Iraq è stato un momento unico nella mia vita: tre anni di attesa per il momento opportuno per fuggire, per correre via. Credo che la fuga non sia stato il pericolo maggiore in questa storia, ma il fatto che non si fosse mai al sicuro, e non si potesse decidere quando scappare, quando fermarsi o quando tornare indietro. Non sono sicuro se quella scena rifletta esattamente questo, ma c’era qualcosa nei miei ricordi che sentivo il desiderio di condividere.

È evidente che Il Libro della Giungla abbia un ruolo fondamentale nel tuo cortometraggio. Oltre al titolo stesso, Killing Bagheera, che evoca uno dei personaggi principali del libro, c’è anche una conversazione tra i due protagonisti che si ricollega al tema del libro. Perché hai scelto proprio Il Libro della Giungla? Come questo si integra nel contesto e nei temi del tuo film?

Il Libro della Giungla è l’unico programma per bambini di cui ho ricordi. In Siria, veniva trasmesso in episodi di circa venti minuti ogni settimana. Essendo originario del nord della Siria, non avevo un’idea precisa di come fosse l’Europa. Ricordo che si parlava di alberi e di molte montagne, e questo mi faceva pensare che l’ambientazione fosse simile a quella de Il Libro della Giungla. Così, erroneamente, pensavo che il film fosse ambientato in Europa.

Il rapporto tra i protagonisti

Nel cortometraggio, Bekes sembra considerare Alan come una guida, sia in senso letterale che metaforico. Ad esempio, lo vediamo cercare di imitarlo quando fuma la sigaretta. Come descriveresti la relazione tra i due personaggi?  Come influisce questa dinamica sulle loro interazioni nel corso della storia?

Durante quei momenti difficili, ho trovato cruciale fare una scelta e stabilire chi sarebbe stata la mia guida, qualcuno capace di proteggermi. Nel film è fondamentale per entrambi che uno di loro fosse più maturo e prendesse le decisioni, mentre l’altro più ingenuo e privo di esperienza. Dal punto di vista psicologico, questa dinamica è essenziale per la sopravvivenza. Nella mia cultura, il concetto di uomini duri e forti è profondamente radicato, e spesso ci si aspetta che gli uomini siano “veri uomini”, in un modo estremamente tossico. Tuttavia, in quei momenti, ti rendi conto per la prima volta che nessuno può essere duro abbastanza per questo. I protagonisti, quindi, affrontano quelle difficoltà sapendo di non essere così forti, ma è giusto così.

La scena del tubo

Sono rimasta molto colpita dal modo in cui hai girato la scena all’interno del tubo. È stato davvero coinvolgente, perché mi ha fatto sentire come se fossi nei panni di Alan e Bekes, facendomi percepire la claustrofobia e la paura di quel momento. Come è stato per te girare quelle scene?  Come hai lavorato per creare quell’effetto così coinvolgente?

Abbiamo girato la scena in uno studio. Dimenticavo di menzionare che entrambi gli attori sono rifugiati. Il tubo attraverso il quale si passa il confine è molto famoso; se ne parla spesso, ma nessuno sa con certezza se sia reale o meno. Alcune persone sono state vicine a quel luogo, altre purtroppo hanno perso la vita lì. Personalmente, non l’ho attraversato. Nel film i personaggi lo fanno, ma è una sfida estremamente difficile.

In quella scena assistiamo a un cambio di atteggiamento di Alan, che poi tornerà come prima alla fine del film.

Sì, lui ha perso la sua posizione all’interno della relazione e sta cercando di riconquistarla.

Come se fosse un ambiente neutrale, una volta al suo interno, non importa quanto tu possa essere considerato un uomo forte, poiché la situazione è disumanizzante da ogni punto di vista.

Il film parla molto di essere forti o di fingere di esserlo. In questa situazione, è come se perdesse il suo ruolo nella società.

La scelta degli attori

Le performance dei due attori sono davvero toccanti e coinvolgenti. Qual è stato il processo di selezione degli attori per i ruoli e quali caratteristiche cercavi durante il casting? Cosa ti ha spinto a scegliere proprio loro per interpretare i personaggi principali del tuo film?

Come dicevo prima, entrambi gli attori erano rifugiati e parlavano la loro lingua madre, il curdo. In realtà, non avevo molta scelta; erano gli unici due attori che parlavano curdo in Germania. Non mi interessava tanto il loro aspetto o la loro età, ma era fondamentale che uno fosse più grande dell’altro. L’obiettivo principale era raccontare questa storia, anche per loro. Il processo è stato abbastanza semplice: ho condiviso con loro la mia esperienza con mio fratello, ma non ho chiesto loro di raccontarmi la loro storia. Non volevo chiedergli nulla sul loro vissuto perché è molto personale; ho scritto io la storia e ho ritenuto che fosse mia responsabilità mantenere una mente aperta. Credo fosse importante dialogare con loro poiché stavamo lavorando su una scena molto specifica, ricca di emozioni intense. Abbiamo trascorso una settimana discutendo del motivo per cui stavo realizzando questo film e alla fine tutti eravamo pronti.

Muschirf Shekh Zeyn: Influenze e ispirazioni

Durante la regia di Killing Bagheera, da qualche film in particolare hai preso ispirazione? Ci sono esempi cinematografici che hanno influenzato il tuo approccio alla direzione di questo progetto?

Sì, ma ora li ho dimenticati; dopo questo film, ne ho realizzati altri due. Tuttavia, sono certo che ci fosse un film chiamato 22 July che trattava di un attentato terroristico in Norvegia. Inoltre, sono sicuro che ci fossero molti altri film da cui abbiamo tratto ispirazione, probabilmente molti provenienti dall’Iran.

E In generale ci sono alcuni registi che ammiri e che ti ispirano nel tuo lavoro?

Si, Asghar Farhadi e Nadine Labaki.

  • Anno: 2022
  • Genere: Drammatico/Cortometraggio
  • Regia: Muschirf Shekh Zeyn