Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno è la prima parte di quello che diventerà il commiato al personaggio di Ethan Hunt. Tra acrobazie spettacolari, epiche scene action, trucchi, inganni e corse contro il tempo, questo settimo capitolo si conferma in linea con la saga che, insieme a 007, ha cambiato per sempre il genere spy-action. Ecco la nostra analisi di questa mastodontica parte 1, diretta ancora una volta da Christopher McQuarrie.
Mission: Impossible – Dead Reckoning: cosa vediamo

L’instancabile Ethan Hunt, sempre interpretato dal granitico Tom Cruise, questa volta deve lottare contro un nemico invisibile, intangibile e (quasi) invincibile: l’Intelligenza Artificiale. Spalleggiato dall’ormai radicato team composto da Luther (Ving Rhames) e Benji (Simon Pegg), Hunt cerca di districarsi in una trama complessa, forse troppo.
Circondato da donne volubili sulle quali prevale sempre, questa volta Hunt deve coadiuvare con ben tre controparti femminili. Il ruolo di coprotagonista spetta alla misteriosa Grace, interpretata dall’ex Agent Carter Hayley Atwell, una ladra infallibile senza volto e senza nome. Ritornano poi Ilsa (Rebecca Ferguson), in questo capitolo definitivamente abbandonata al trasporto per Ethan, e Alanna/Vedova Bianca, sempre interpretata da Vanessa Kirby, qui un po’ sacrificata.
Ethan deve continuamente prendere decisioni contro il tempo in cui uno dei piatti della bilancia è sempre occupato da una di queste donne. Persino il motore che innesca la vicenda arriva da un flashback in cui vediamo morire un’altra donna; evento che sarà il carburante vendicativo di Tom Cruise per tutta questa prima parte di Dead Reckoning.
Il villain, l’abbiamo detto, è un’AI apparentemente invincibile, il cui primo cavaliere però prende il volto di Gabriel (Esai Morales). Questo “vice” villain ci viene presentato come un fanatico devoto all’Intelligenza Artificiale, vassallo fedele e determinato che esegue ogni suo ordine. Accanto a lui troviamo un’altra donna destinata a cedere a Ethan Hunt, Paris (Pom Klementieff), una silenziosa killer letale.
L’alveo di personaggi è ricco e ben caratterizzato. La sceneggiatura semina intelligentemente indizi nel corso di tutta la vicenda per poi recuperarli nel momento opportuno, a volte nella maniera più scontata ma comunque efficace, grazie alla messa in scena curata e impeccabile.
Il punto debole di questo settimo capitolo non è ciò che vediamo, ma come ci viene raccontato.
Mission: Impossible – Dead Reckoning: come lo vediamo

La trama si dipana spesso troppo velocemente, sparpagliando disattenzioni per stare al passo con il ritmo forsennato della narrazione. Se il punto forte del genere era la logica con cui lo spettatore riusciva ad unire tutti i puntini, godendosi la spettacolarità della risoluzione di ogni singolo step, qui la razionalità viene sacrificata in favore dell’eccezionale e dell’incredibile.
Ormai è già iconica la scena del salto con la moto da cross e dell’atterraggio sul treno in corsa. Ethan Hunt è un personaggio che richiede allo spettatore la sospensione dell’incredulità, ma ha sempre avuto il super potere di fare sembrare tutto plausibile. Questa volta forse Tom Cruise ha saltato un po’ troppo in alto, un po’ troppo lontano.
Le scene di lotta sul treno in corsa sono poco credibili, così come la sequenza dei vagoni che si staccano come in un video game a livelli in cui Ethan e Grace sono quasi dei ninja invulnerabili. Persino gli scagnozzi del governo statunitense, personaggi comici che ricordano le commedie slapstick alla Buster Keaton, in alcuni momenti si innalzano a super eroi in grado di sopravvivere a situazioni fumettistiche in stile Captain America.
Lodevole è l’intento di portare in scena la minaccia dell’Intelligenza Artificiale, tema attuale e di grande dibattito, politico e sociale. La saga di Mission Impossible ha sempre cercato di allegorizzare sullo schermo i rischi e i pericoli del mondo contemporaneo. Questa volta, però, ha sacrificato la plausibilità in favore della spettacolarità.
Dead Reckoning – Parte 1 è un film grandioso, progettato per stupire. Le location sono pensate con furbizia per galvanizzare la suggestione emotiva. Basti pensare alla parte ambientata a Venezia, che è anche teatro di uno dei colpi di scena più importanti del racconto, o all’inseguimento ambientato a Roma a bordo di una 500 gialla.
Mission: Impossible – Dead Reckoning: la fine di un’era?

Tra scene action gonfiate ai limiti dell’assurdo e turning point sviluppati con poca coerenza, questo primo capitolo del commiato a Ethan Hunt non rende giustizia al personaggio.
In qualunque modo si concluda la sua parabola, Tom Cruise nei panni dell’invincibile agente segreto è giunto al termine del suo viaggio forse troppo tardi, cercando di risollevare una curva ormai in discesa. Quel celebre salto nel vuoto a bordo della moto da cross diventa allora metafora e iconografia del personaggio, un simbolo e un paradigma di un genere che ormai è saturo e ha bisogno di una ventata di freschezza.
La sua controparte inglese, James Bond, ha capito con intelligenza quando era il momento giusto per farsi da parte, con un’epopea tragica che si è sviluppata e conclusa brillantemente e con coerenza.
In un mondo sensazionalistico in cui qualsiasi cosa è spettacolare e a portata di mano, lo spettatore forse non ha più bisogno dei super agenti segreti o dei supereroi, come dimostra anche la grande crisi che sta affrontando il colosso Marvel. In un presente in cui Black Mirror non è più finzione ma comincia a diventare realtà, forse neanche una minaccia come quella dell’Intelligenza Artificiale riesce a stupire, nonostante le acrobazie incredibili di Tom Cruise.
Staremo a vedere se i prossimi IMF, o i prossimi 007, sapranno risollevare lo spy-action, o se No Time To Die e Dead Reckoning soni destinati a segnare la fine di un’era della storia del cinema.
Vi lasciamo riflettere su queste domande lasciate aperte. Intanto potete godervi quello che rimane un ottimo film per quanto riguarda la fotografia, il sonoro e la prova fisica, ancora una volta superata, di Tom Cruise. Disponibile su Sky/NOW TV.