My Daemon, noto anche come Boku no Daemon nella sua versione originale, è stato rilasciato su Netflix il 23 novembre. Questa creazione, scritta da Hirotaka Adachi e diretta da Nat Yoswatananont, rappresenta l'affascinante storia di amicizia tra due creature diverse, ma unite da un legame indissolubile.
My Daemon rappresenta la nuova aggiunta al catalogo di Netflix, rivolto agli appassionati di animazione. Scritto da Hirotaka Adachi, autore di Exception (2022), dove gli esseri umani si trovano ad affrontare una catastrofe che li costringe prima a migrare, per poi ritornare alla conquista del proprio pianeta, e diretto da Nat Yoswatananont, noto per l’opera thailandese The Legend of Muay Thai: 9 Satra (2018), My Daemon si inserisce nel genere sci-fi, suscitando emozioni intense nei cuori più sensibili e stimolando profonde riflessioni nelle menti più acute.
Anna e Kento
In un Giappone post-apocalittico, rimodellato dopo un disastro nucleare globale, l’umanità convive con i daemon, creature nate da particelle demoniache. In questo scenario, Kento, affascinato dai daemon, considera Anna, una dolce daemon-cagnolina, come la sua migliore amica. Nonostante l’odio generale per i daemon, Kento si dedica costantemente a proteggere Anna, stigmatizzata e odiata come gli altri daemon dalla società. L’Organizzazione Pace, specializzata nello studio e controllo di queste creature, scopre le straordinarie abilità di Anna e decide di cacciarla, mettendo anche Kento nel mirino. Orfano di madre, a causa della stessa organizzazione, Kento intraprende un viaggio insieme alla dolce Anna, con l’obiettivo di riportare in vita la donna sfruttando i poteri di un daemon capace di manipolare il tempo.
Con il supporto di pochi alleati e ostacolati da diversi nemici, Kento e Anna intraprenderanno un’avventura straordinaria, celebrando un’amicizia fuori dal comune attraverso un potente coinvolgimento emotivo.
My Daemon: note sull’animazione
My Daemon è prodotto da Igloo Studio, uno studio di animazione con sede a Bangkok, lo stesso di The Legend of Muay Thai: 9 Satra, diretto dal medesimo Yoswatananont. Mentre 9 Satra adottò la classica tecnica 3D, in stile Pixar, My Daemon è riuscito a distinguersi per una realizzazione grafica affascinante, caratterizzata da spazi e colori suggestivi, illustrazioni accattivanti e personaggi ben riprodotti. L’utilizzo sapiente di una combinazione tra la tradizionale cell animation e il 3D conferisce all’ambiente animato una struttura solida e ad ampio respiro, mettendo in evidenza un contesto che mescola elementi cyberpunk e sci-fi.
La componente action, pur non essendo al centro della trama, si presenta adeguata rispetto agli standard artistici della serie. Inoltre, My Daemon crea un avvicinamento al mondo del gaming, con richiami ai caratteristici open world di titoli come Genshin Impact o, per citarne uno più noto, The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Tale approccio stilistico contribuisce a enfatizzare la componente emotiva, ulteriormente evidenziata da musiche evocative e dalla forte empatia che si viene a creare nei confronti dei protagonisti, guidando la formazione di un panorama dipinto con tinte acquerello e un uso delicato ma incisivo dei colori.
Fotogramma di My Daemon
Un racconto che unisce
My Daemon si dipana in un futuro senza precise coordinate temporali, dove gli esseri umani si trovano obbligati a condividere il loro destino con i daemon, creature considerate ignobili e parassitarie agli occhi dell’uomo. Questi esseri, solo capaci di distruggere i propri simili, sono il fulcro di una guerra per la supremazia della razza umana. In questo scenario tanto angusto quanto crudele, emerge la figura di Kento, in compagnia di Anna, una daemon dalle sembianze canine, con la quale intreccia un legame profondo e viscerale. L’affetto che si sviluppa tra loro sfida la norma ostile che li circonda, creando una storia in controtendenza rispetto alle persecuzioni inflitte alle creature, rivelando una tenerezza intrisa di significati profondi. Si tratta dell’innocenza più pura, manifestata negli occhi di un bambino e in quello che, nella realtà, sarebbe considerato un semplice animale.
Il clima pervasivo di inadeguatezza, al quale i due protagonisti sono abitualmente sottoposti, proietta una luce acuta sullo spirito di autoconservazione della specie umana e sulla dannosa natura individuale. Questa riflessione si svela in una realtà modificata dall’uomo, la quale si pone con arroganza al di sopra delle leggi di una natura potente. Tale atteggiamento ignora la verità che ciascun individuo è solo una goccia immersa in un oceano di perpetua insoddisfazione e ricerca del potere.
Una dura e utile lezione
My Daemon, dipinge due figure apparentemente esili e dalle prospettive di sopravvivenza ridotte, rivelando, in realtà, una forza insita nel loro legame, nella determinazione reciproca di vigilarsi e di esserci l’uno per l’altro nei momenti di pericolo. Un senso di connessione che va oltre il mero individualismo, impartendo un deciso schiaffo al mondo degli adulti, troppo spesso intento a sradicare tutto ciò che non rispecchia la freddezza del cemento, sacrificando la ricchezza della diversità che la natura ci ha generosamente donato e con cui purtroppo si fatica a creare una coesistenza concreta.
My Daemon: nell’universo monster user
Pokémon e My Daemon
Pokémon è la serie che ha affascinato le giovani generazioni dal 1997 fino ad oggi, creata inizialmente da Takeshi Shudō e successivamente passata nelle mani di Satoshi Tajiri e Ken Sugimori. Grazie alle straordinarie creature dotate di poteri eccezionali, Pokémon ha introdotto un format completamente innovativo. L’uso di Pokémon per affrontare battaglie, diventare esperti allenatori e collezionarne altri, è diventato un elemento chiave nell’immaginario collettivo, rappresentando il primo prodotto che ha posto le abilità del partecipante nelle mani di un altro. Nella categoria dei monster user, Pokémon ha segnato un’epoca, evolvendosi in un celebre e significativo videogioco, prodotto di punta del marchio Nintendo, per poi consolidarsi come un vero e proprio brand nel campo ludico e audiovisivo.
My Daemon, pur condividendo alcuni elementi con Pokémon, si distingue per un approccio moderno e fondamentale. La differenza fondamentale risiede in un incipit che si presenta come innovativo. Mentre Pokémon è nato per offrire intrattenimento full action, andando oltre la lunga trama consolidata, My Daemon si propone come un’evoluzione del rapporto tra la creatura e la persona. In My Daemon, il concetto differisce da quello di “My Pokémon“; “My Daemon” rappresenta un legame di appartenenza che non si concentra minimamente sull’aspetto materiale del termine, ma si basa esclusivamente su un legame affettivo puro. Diversamente, il legame che unisce Ash ai suoi stravaganti amici in Pokémon ha una sfumatura affettiva ma è principalmente orientato all’utilità, un aspetto che, portato ai giorni nostri, potrebbe risultare antiquato in un’opera non ancora ai livelli del colosso giapponese.
Digimon e My Daemon
Akiyoshi Hongo è l mente creativa dietro l’entusiasmante universo di Digimon, creature che si collocano tra un mondo digitale e la realtà. Nel corso di dieci serie animate, che ci hanno accompagnato dal memorabile debutto nel 1999, l’intricata trama di Digimon è passata da un racconto intriso di sentimenti puerili e pure entità a un prodotto contemporaneo che ha sfiorato i ricordi di Digiworld e dell’epica amicizia tra Agumon e il giovane Tai. Questa evoluzione si è trasformata in una visione marcata dall’animazione 3D, caratterizzata da un carico emotivo significativo e un coinvolgimento intenso nell’azione.
Tuttavia, ciò su cui vale la pena riflettere è sempre la connessione tra la creatura e il suo master. Digimon ridefinisce il concetto di utilità per l’umanità, integrando un coinvolgimento emotivo profondo e abbracciando l’idea di utilità reciproca. Ricordiamo che i protagonisti della prima stagione di Digimon furono chiamati a Digiworld per salvare il destino dell’intero universo digitale.
My Daemon, in questo caso, si avvicina a questo concetto, non solo per il suo stile di animazione e le ambientazioni che richiamano il contesto in cui vivono le creature digitali, ma anche per lo studio approfondito della relazione che va al di là del contesto prettamente live action. Difatti, l’opera di Hongo merita riconoscimento per la creazione di un ambiente intriso di sentimenti malinconici e riflessioni profonde legate agli umani sentimenti.
My Daemon, sebbene sia graficamente composto in maniera più moderna e presenti un contesto più diretto nell’evoluzione della trama per garantire una scorrevole narrazione, mostra affinità con il mondo digitale in cui creature fantastiche, con la capacità di evolversi, hanno colorato molti pomeriggi della nostra infanzia.
Monster Rancher e My Daemon
Diretto da Hiroyuki Yano, Monster Rancher rappresenta un nostalgico ricordo degli anime trasmessi in chiaro durante gli anni 2000. Genki Sakura, un appassionato di videogiochi, si ritrova catapultato in un incredibile mondo popolato da mostri e creature uniche dopo aver vinto un torneo del celebre videogioco Monster Rancher. Questa narrazione evoca il ricordo di serie come Digimon, dove immaginazione e realtà si intrecciano, dando vita a un’avventura onirica per le menti più creative.
My Daemon contribuisce a un’interpretazione più approfondita di Monster Rancher, soprattutto attraverso la caratterizzazione dei personaggi. Genki, affezionandosi immediatamente alla creatura Mocchi, richiama il senso di protezione simile a quello di Kento nei confronti di Anna. Questo elemento riflette la mancanza di un sistema malvagio preponderante, sottolineando un equilibrio analogo al potere della natura alternativa a cui il pianeta Terra è sottoposto in My Daemon.
Quindi, nel quadro intrinseco dell’opera, Monster Rancher si avvicina notevolmente a My Daemon. L’affetto e, allo stesso tempo, l’utilizzo delle creature per primeggiare nelle battaglie, in Monster Rancher, creano un parallelo evidente con il contrasto a cui è sottoposto il protagonista in My Daemon. Ciononostante, si differenziano in quanto quest’ultimo enfatizza l’aspetto sentimentale, mentre Monster Rancher pone al centro la componente action.
Anna e Kento in My Daemon
MyDaemon: Conclusioni e Riflessioni
Come già esplorato in precedenza, l’universo che intreccia creature fantastiche e esseri umani si presenta come un vasto panorama, ricco di produzioni che, in parte, hanno attraversato il tempo, mentre altre, nonostante i decenni, ancora dominano la scena. Nel proporre nuove idee e linee guida in un genere consolidato, il rischio di scadere nella retorica o di seguire percorsi troppo familiari è sempre dietro l’angolo. La minaccia di diventare una copia o, peggio ancora, una copia mal riuscita, rappresenta il peggiore degli scenari. Allora, cosa ha reso questo prodotto, a mio avviso, il migliore nell’ampio panorama degli anime disponibili su Netflix?
La creazione di un capolavoro
Comparto tecnico
Innanzitutto, è il comparto scenico, unitamente alle musiche, ai disegni e alle ambientazioni, che ha giocato un ruolo fondamentale. L’avanzamento tecnologico, rispetto al passato, ha apportato una maggiore fluidità ai colori e alle giuste gradazioni di luce, rendendo le grafiche nitide e impeccabili. Accompagnato da brani come The Killing Way (Dex Remix) e da ambientazioni solenni, il prodotto si avvicina più a un’esperienza cinematografica. La mancanza di eccessivi effetti speciali si rivela, in questo caso, un punto a favore, contribuendo a un’apprezzamento generale della qualità visiva.
Morale
Inoltre, l’impiego sapiente di concetti familiari è stato cruciale per sviluppare una trama che va oltre il mero contesto tematico, orientandosi verso la creazione di un ambiente che riflette le attuali concezioni di vita, espresse con chiarezza e, credo, recepite con altrettanta chiarezza. La denuncia incessante nei confronti della presunzione e della prepotenza umana verso il pianeta, solleva e successivamente schianta lo spettatore al suolo, destandolo da un torpore in cui, da padrone, diventa ospite di una natura che, giunta al limite, non perdona.
Emozioni
Infine, emerge l’essenza dell’approccio con cui i due protagonisti si svelano al pubblico, un’essenza intrisa di dolcezza che si allontana dai tratti classici degli eroi a cui siamo abituati. Questo distacco dai cliché comuni abbraccia invece concetti fondamentali come il dialogo e la comprensione. L’atteggiamento di apertura, con la sua delicatezza, scioglie le barriere delle convenzioni, aprendo le coscienze a un sottile sentimento di costante apprensione.
Le vite dei protagonisti, un viaggio sul filo del rasoio, intensificano una vicinanza spontanea verso l’esito delle vicende. Le frasi talvolta banali riflettono uno specchio di candore, un’illuminazione in un buio generato dall’egoismo incapace di accogliere. Questa accoglienza, Kento e Anna la ritrovano negli occhi di chi guarda, animato a spalancare il cuore verso la loro storia. Un’immersione che va al di là dei confini dello schermo, creando un legame empatico e profondo.
Questo ritratto poetico di due anime intrecciate, avvolte dalla dolcezza che permea la narrazione, conferisce un’aura di incanto all’intera esperienza. La storia di My Daemon si dispiega come un’opera d’arte, invitando lo spettatore a esplorare non solo le emozioni raccontate, ma anche le sfumature della vita che emerge dal buio della loro esperienza.
L’insieme che fa la differenza
L’assemblaggio di questi aspetti ha dato vita a una creazione che, partendo da uno scenario sci-fi, ha saputo trasferirsi in una dimensione più introspettiva. Questo connubio tiene gli spettatori incollati allo schermo, attesi al peggio o almeno al manifestarsi di qualcosa di sconvolgente, suscitando emozioni profonde e riflessioni sulla possibilità di un diverso corso degli eventi. Un pensiero, che se riflettiamo attentamente, si ripete ogni giorno nella nostra società.
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