fbpx
Connect with us

Netflix SerieTv

‘Tutta la luce che non vediamo’: il premio Pulitzer su Netflix

La serie in 4 episodi è tratta dal romanzo omonimo di Anthony Doerr Premio Pulitzer . La recensione in anteprima

Pubblicato

il

tutta la luce che non vediamo

Dal 2 Novembre in streaming su Netflix, Tutta la luce che non vediamo  è  la miniserie  prodotta da Shawn Levy, Dan Levine e Josh Barry  per 21 Laps Entertainment, la casa di produzione dietro al fenomeno globale Stranger Things, al film candidato agli Oscar Arrival, alla serie Netflix di successo Tenebre e Ossa, e ai film Free Guy e The Adam Project. Steven Knight è anche sceneggiatore e produttore esecutivo e Levy dirige tuti e 4 gli episodi .

Presentata in anteprima al Toronto Film Festival, la serie di Steven Knight e Shawn Levy – con Mark Ruffalo e Hugh Laurie – racconta una storia di speranza.

Tutta la luce che non vediamo la sinossi ufficiale

Tratta dal romanzo premiato ai Pulitzer, Tutta la luce che non vediamo è una straordinaria miniserie che segue la storia di Marie-Laure, una ragazza francese cieca e di suo padre, Daniel LeBlanc. i due sono in fuga da una Parigi occupata dai tedeschi con un diamante leggendario per evitare che cada nelle mani dei nazisti. Inseguiti senza tregua da un crudele ufficiale della Gestapo che vuole impossessarsi della pietra preziosa per puro beneficio personale, Marie-Laure e Daniel presto trovano rifugio a St. Malo in casa di uno zio schivo che prende parte alla resistenza trasmettendo messaggi radio clandestini. Ma  il destino di Marie-Laure si scontra inesorabilmente con quello del più improbabile spirito affine: Werner, un geniale adolescente assoldato dal regime di Hitler per intercettare trasmissioni illegali, che invece condivide un legame segreto con Marie-Laure così come la sua fede nell’umanità e la speranza.

Questa miniserie presenta le esordienti Aria Mia Loberti e Nell Sutton nel ruolo di Marie-Laure da giovane e più in avanti negli anni, oltre a Mark Ruffalo (Daniel LeBlanc), Hugh Laurie (zio Etienne). Louis Hofmann (Werner), Lars Eidinger (Von Rumpel) e Marion Bailey (Madame Manec).

La recensione

“Tutta la luce che non vediamo” di Anthony Doerr, vincitore del Premio Pulitzer, è una storia che si muove avanti e indietro nel tempo da tanti punti di vista, un’opera dunque in teoria difficile da realizzare.
La versione che ne dà la miniserie Netflix in 4 parti conferma i timori iniziali con un risultato non convincente da molti punti di vista.
Prima di tutto non abbiamo l’impatto che ci aspettavamo da un soggetto così appassionato e la sensazione che si avverte quasi immediatamente è quella di trovarsi di fronte ad una produzione artificiosa e con poca anima.
Dialoghi ovvi all’interno di una sceneggiatura costruita su contenuti retorici e che, nonostante l’attualità di oggi a cui poter fare appiglio emotivo e fornire un messaggio di speranza universale, risultano freddi e distaccati.

Punto di forza di “All the Light We Cannot See” (e forse l’unico motivo per guardarlo) è l’esordiente Aria Mia Loberti che veste i panni di Marie-Laure LeBlanc. La  Loberti è intensa e i produttori di “All the Light We Cannot See” hanno il merito di aver rappresentato in modo realistico le condizioni di vita della ragazza.
Questa verità se da un lato è una nota di merito per la serie, dall’altra produce una fastidiosa sensazione di forzatura; la condizione esistenziale di Marie Laure viene sottolineata in ogni occasione e il regista Shawn Levy (“Una notte al museo”) e lo scrittore Steven Knight (“Locke”) non si sono fidati abbastanza della sensibilità naturale del pubblico da lasciar creare alla Storia in modo spontaneo il pathos necessario.

Il pathos sarebbe dovuto emergere naturalmente dal personaggio e dalla trama, mentre Knight sottolinea continuamente quello che è il dramma personale della ragazza, con dialoghi che non suonano però mai veri. Le conversazioni sono artefatte e pedanti, non rispecchiano quello che è il modo di parlare nella vita di tutti i giorni e ogni cosa assume i contorni di una finzione artificiosa da polpettone storico bellico sentimentale.

Personaggi

In questo continuo retorico richiamo anche alla tragedia del conflitto bellico, ma vissuta in modo personale, anche i personaggi in teoria interessanti, perdono fascino in scena (Mark Ruffalo ci aveva abituati ad una recitazione più convincente) e nonostante il tentativo di Hugh Laurie di fare del suo meglio, anche il suo personaggio non esprime quella necessaria intensità.
La maggior parte della storia è raccontato attraverso flashback e si svolge negli ultimi giorni della guerra, quando Marie-Laure è stata lasciata sola, trasmettendo sulla radio del suo prozio messaggi ascoltati da un nazista buono di nome Werner Pfennig (Louis Hofmann.) Werner è uno di quei personaggi ‘grigi’ : chiaramente non ha mai voluto unirsi alla causa di Hitler, quindi aiuterà sicuramente Marie-Laure a salvare la situazione.

E qui la sceneggiatura dà quasi l’impressione che il serial avesse avuto bisogno di altro. E’ proprio in questo rapporto fra i due che Knight avrebbe potuto adottare soluzioni più poetiche , scegliere una versione meno estesa e che non richiedesse continuamente di enfatizzare i temi del serial  ripetendo  battute ridondanti.

Poco sviluppata e semplificata, la serie risulta dunque una versione piatta e convenzionale dell’appassionato romanzo di AnthonyDoerr. Visto il cast, davvero un’occasione mancata.

Netflix ottobre 2023: tutti i titoli del mese

 

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers

Tutta la luce che non vediamo

  • Anno: 2023
  • Durata: 4 episodi
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: drammatico
  • Data di uscita: 02-November-2023