Star italiane ed internazionali sfilano da giorni sul tappeto rosso della festa del cinema di Roma (18-29 Ottobre 2023), quello che ci colpisce ed incuriosisce non sono solo i film che promuovono, ma anche i loro abiti, e i look che scelgono di sfoggiare per l’occasione. Ci sale un certo appetito nello scoprire gli outfit delle star, chi ha vestito gli attori e perché. Vogliamo conoscere lo stile dei nostri divi, rubarne le qualità, studiarne le caratteristiche.
D’altronde il Cinema dialoga da sempre con la Moda, generando un linguaggio di volta in volta diverso a seconda dei contesti storici, sociali, ambientali, e generazionali. Un legame che evolve, contamina, trasforma, ed influenza moltissime persone. La moda difatti penetra nel cinema, rimbalza sullo schermo e arriva fino a noi. Il cinema a sua volta diventa stile, costume, fashion e s’impone sulle passerelle. Uno scambio perpetuo reso possibile dal lavoro di tante figure professionali che popolano entrambi i settori.
Cinema e Moda – schermo e passerelle
The Super Models, su Apple TV+
Il sodalizio artistico e creativo tra Cinema e Moda viene celebrato ed indagato da numerosi prodotti cinematografici e televisivi, basti pensare alla docuserie The Super Models, uscita il 20 Settembre 2023, e disponibile su Apple TV+. La serie, in quattro episodi, ripercorre l’incredibile ascesa di Naomi Campbell, Cindy Crawford, Linda Evangelista e Christy Turlington nella New York degli anni Ottanta e Novanta.
Con il loro carisma, le super modelle, riescono a cambiare il volto chiuso e autoreferenziale della moda, che riesce gradualmente ad aprirsi e a captare i diversi segnali della società moderna. Un lento processo di emancipazione femminile, che porterà ad un sostanziale mutamento della concezione della moda e in un certo senso del marketing.
Pensiamo a Funny Face (Cenerentola a Parigi – 1957) che narra dell’incontro tra la timida e riservata Jo Stockton (Audrey Hepburn) con il mondo modaiolo parigino. Il più recente: Il Diavolo veste Prada (2006), film campione di incassi che ha come protagonista una gelida Meryl Streep nei panni di Miranda Priestly, l’influente e tirannica direttrice della rivista di moda Runway. Tante sono poi le pellicole che si muovono a metà tra la fiction e il documentario, raccontando le vite di grandi stilisti, da Coco Chanel a Valentino, fino ad House of Gucci, dedicato alla vita e alla tragica morte di Maurizio Gucci, ultimo esponente della celebre famiglia toscana.
Gioco di citazioni
Exquisite Campaign – omaggio al cinema
Immaginiamo ora di indossare gli abiti della collezione Exquisite (2022) di Alessandro Michele, ex direttore creativo della maison Gucci, che omaggiano il cinema e in particolare il celebre cineasta Stanley Kubrick. Scopriamo di indossare i ‘panni’ dei personaggi ‘Kubrickiani’, di rivivere i luoghi delle loro azioni, in un gioco di rimandi e contaminazioni. I vestiti, gli accessori, le ambientazioni della collezione citano infatti in modo esplicito i film del regista, da Barry Lyndon, Shining, Eyes Wide Shut, sino alle scarpe Nineties che compaiono in Arancia Meccanica.
Michele è affascinato dal cinema, dalla capacità che i film hanno di trasportarci altrove, in nuovi mondi.
“Quando penso a un vestito non lo immagino mai separato dalla storia e dalla vita di chi lo indossa. Un abito, per me, non è mai solamente un pezzo di stoffa, piuttosto lo strumento attraverso cui riusciamo a narrare chi decidiamo di essere, a mettere in forma i nostri desideri e il senso ultimo del nostro stare”.
Costumi iconici
Attori, attrici, registi, ricercano figure professionali come stilisti e fashion stylist per meglio esprimere la propria personalità attraverso il look. Ma pensiamo all’importanza che hanno avuto i costumisti e il costume in generale nella storia del cinema. Quanto alcuni abiti e accessori, apparsi nello schermo, abbiano influenzato intere generazioni.
Alle origini del cinema, le attrici provvedevano personalmente al loro guardaroba ricorrendo in alcuni casi alle sartorie teatrali. Con il passare del tempo, però, emerse la necessità di una figura professionale in grado di occuparsi dell’immagine della diva in toto, in grado di mettere in risalto cioè sue caratteristiche fisiche. Nasce così a Hollywood, nella seconda metà degli anni Venti, la figura del costumista. Figura di grande rilevanza, tanto che nel 1948 venne istituito il primo Premio Oscar per i costumi.
Adrian, considerato il più celebre dei costumisti cinematografici
I costumi rendono iconiche ed immortali le star, impresse nell’ immaginario collettivo anche grazie agli abiti che sfoggiano. Pensiamo a Marilyn Monroe mentre indossa il famoso abito bianco svolazzante sulle grate della metropolitana (Quando la moglie è in vacanza- 1955); oppure a Audrey Hepburn mentre veste l’ elegante tubino nero, firmato Givenchy, accessoriato con la collana di perle. Considerato uno degli abiti più influenti nella storia dell’abbigliamento, sinonimo di grazia ed eleganza (Colazione da Tiffany – 1961). E ancora: l’abbigliamento informale, jeans, T-shirt e giubbotto, portato da Marlon Brando e Jean Dean attraverso film come The wild one (Il selvaggio- 1953;) o Rebel without a cause (Gioventù bruciata – 1955).
Dal canto nostro, anche Cinecittà contribuì ad influenzare il mondo della moda e dello spettacolo. Sofia Loren, Silvana Mangano e Gina Lollobrigida diffusero il loro look procace e prosperoso attraverso abiti miseri da popolane, tipici del neorealismo italiano.
La figura dello stilista nel cinema
Dagli anni Sessanta emerge le figura dello stilista nel cinema. Lo stilista offre i suoi abiti alla produzione cinematografica con reciproco vantaggio: pubblicità per la griffe e costo ridotto dei costumi per la produzione. Numerosi i professionisti che, negli anni, hanno collaborato con il settore , tra cui Armani, Cerruti, Chanel, Fendi, Ferragamo, Gaultier, Gucci, Krizia, Prada, Soprani, Valentino, Versace e molti altri.
Armani, per esempio, ha fornito le sue creazioni a una lunga serie di film, a partire dagli abiti indossati da Richard Gere in American gigolo(1980), che hanno imposto nell’immaginario collettivo lo stile Armani, fino a quelli per The untouchables(1987) di Brian De Palma, o a quelli indossati da Ving Rhames in “Pulp fiction” (1994) di Quentin Tarantino. Nino Cerruti crea gli abiti indossati da Michael Douglas sul set di Basic instinct (1992) e veste Richard Gere in Pretty woman(1990). E ancora le Sorelle Fendi che, per Evita (1996) di Alan Parker, interpretato da Madonna, hanno realizzato insieme a Ferragamo pellicce e calzature; Chanel veste Victoria Abril in Tacchi a spillo (1991) di Pedro Almodóvar.
Richard Gere in Armani, American gigolò
Il valore del costume
Il costume non è un semplice contenitore ma espressione del contenuto stesso del film, parte integrante del significato dell’opera. Proprio per questo motivo, dietro ad ogni scelta stilistica, si cela un grande lavoro di studio e di ricerca, che determina la riuscita stessa del film.
I vestiti, gli accessori, le acconciature devono rappresentare il periodo storico che si vuole raccontare, ne chiariscono i sintomi, i movimenti, le posizioni politiche e sociali. Il costume deve inoltre esprimere al meglio la personalità del personaggio che veste, le sue evoluzioni emozionali e/o temporali, e racchiudere indizi e segnali fondamentali per la storia. Porta cioè con sé segreti, simboli, pensieri, commenti; sottolinea, inganna, comunica a volte più delle parole.
Il rapporto trasformativo tra Cinema e Moda ci affascina, ci conquista, ci diverte, ne vogliamo far parte. D’altra parte, si tratta di due realtà artistiche in grado di creare e ricreare immagini, emozioni, memorie, in un flusso di sensazioni che scaturiscono dal profondo. L’intreccio di due mondi di cui non possiamo più fare a meno!