L’americano Jamie (Michael Cera), cultore di sostanze stupefacenti, si trova in Cile per un unico motivo: provare l’estratto di San Pedro, un cactus locale dai principi allucinogeni. A tenergli compagnia in questo viaggio nel deserto ci sono il suo amico Champa, i suoi due fratelli e la Fata Cristallina (Gaby Hoffmann), un’eccentrica ragazza americana conosciuta la sera prima di partire ad una festa.
JAMIE E ‘THE CRISTAL HAIRY’
“Ehi, Jamie, percepisco molta aggressività da parte tua. Ti va di parlarne?”. Tra frecciatine velate e battibecchi infiammati, il tirante del film di Silva è il rapporto tra il protagonista e questa ragazza, la Fata Cristallina. Jamie prima la invita, poi non la sopporta. Il personaggio interpretato da Hoffmann è affascinante, ma non facile da digerire. Medita, disegna, organizza riti di guarigione, regala cristalli che aprono i chakra… La sua spiritualità spiccata – a tratti strampalata – confligge con l’imperativo dello sballo del protagonista, che la ribattezzerà appunto ‘Fata dei Peli’. I due rappresentano due approcci opposti allo ‘stupefacente’: lui punta all’estasi individuale, lei alla catarsi collettiva. Non può funzionare! Finiscono per litigare, e lo fanno nel momento meno opportuno…
THE MAGICAL CACTUS
Il piano di Jamie e del suo amico Champa è semplice: raggiungere un paese dell’entroterra, comprare un San Pedro dai locali e addentrarsi nel deserto per godersi al massimo l’esperienza. In questo programma ci sono tutte le premesse di un viaggio epico-infernale. La storia può prendere qualsiasi direzione, ma sfortunatamente non ne prende neanche una. Silva dimostra scarsa brillantezza nella gestione della ‘allucinazione’. Qualche lampo di non-lucidità che fa ben sperare, ma tutto si esaurisce abbastanza velocemente, lasciando con l’amaro in bocca. Evidentemente, il San Pedro non ha chissà quali poteri.
UN FILM IMPROVVISATO
L’idea per il film nasce mentre Michael Cera si trova in Cile, a casa dei Silva Brothers, perché deve imparare lo spagnolo, che gli servirà in Magic Magic (2013). Silva chiama Gaby Hoffmann e lei li raggiunge. Una breve spiegazione del personaggio ed è fatta: parte la pre-produzione della pellicola. Per settimane, il cast e la troupe hanno vissuto tutti sotto lo stesso tetto, quello dei genitori del regista: mentre lei realizzava i disegni di scena, gli altri pianificavano le riprese. Sempre la Hoffmann ha spiegato che, più che una sceneggiatura, lei e il resto del cast avevano un semplice canovaccio: il resto era tutto improvvisato. Neanche a dirlo, durante la scena dell’allucinazione, l’attrice si trovava sotto effetto di veri psichedelici. Un tipo di approccio che si avverte e che intriga per la sua imprevedibilità.