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Orizzonti

‘Paradiset Brinner’ La sorellanza che salva la vita

Tra i migliori titoli della sezione Orizzonti di Venezia 80, Paradiset Brinner è l'opera prima firmata dalla svedese Mika Gustafson, che racconta la storia di tre sorelle, alle prese con i servizi sociali e con la scomparsa della madre.

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Trailer Mastandrea

In concorso nella sezione Orizzonti all’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinamtografica di Venezia, dove si è aggiudicato il premio per la miglior regia, Paradiset Brinner (Paradise is burning) di Mika Gustafson è un’opera prima che lascia il segno. Un po’ merito della storia raccontata, un po’ della bravura delle interpreti e un po’ della capacità della regista di mettere insieme i pezzi.

Paradiset Brinner rappresenta quello splendido cinema scandinavo, semplice eppure intenso, che racchiude in sè un universo dal quale è impossibile restare indifferenti. Le emozioni si affastellano, una dietro l’altra, in un crescendo da cui il cuore rischia di essere spezzato. La Gustafson, insieme a Alexander Öhrstrand, scrive qualcosa di straordinariamente umano, intimo, pregevole. Il loro è un omaggio alla sorellanza e alla vita, qualunque cosa accada.

Paradiset Brinner | La trama

In un piccolo paesino della Svezia vivono tre sorelle. Laura (Bianca Delbravo) ha sedici anni, Mira (Dilvin Asaad) ne ha dodici e Steffi (Safira Mossberg) sette. La loro mamma non si fa vedere da un bel po’ e così le ragazzine sono costrette a cavarsela da sole. Laura, la maggiore, tenta di nascondere il fatto ai servizi sociali, per paura di venir separata dalle sorelle. Ma non è semplice, soprattutto perché i soldi scarseggiano e la scuola non fa che chiedere della genitrice.

Mentre l’estate si avvicina, Laura, Mira e Steffi cominciano a dedicarsi ad attività come lo skate, il falò, i bagni, rispettando ciò che detta la loro giovane età. L’ennesima chiamata dei servizi sociali, che organizzano un incontro con la fantomatica madre, getta Laura in uno stato di agitazione costante. Le discussioni e le incomprensioni con Mira peggioreranno la situazione, costringendo la ragazza a escogitare un piano impossibile.

L’amore tra sorelle

La giovane regista svedese sceglie, per il suo debutto, una storia d’amore a tutti gli effetti. L’amore può, infatti, essere inteso in tanti modi diversi. Quello tra Laura, Mira e Steffi non può che essere definito così. Il legame tra le tre sorelle, sebbene spesso appaia ostacolato dai rispettvi caratteri, dai gesti e dai desideri, va oltre qualsiasi confine.

Ciascuna di loro ha un’esistenza che porta avanti in maniera autonoma, consapevole di avere accanto due sorelle su cui poter sempre contare. Come in ogni famiglia che si rispetti, talvolta la fiducia e la stima vengono messe in discussione, ma niente e nessuno possono distruggere quell’amore. Il fatto di essere cresciute per conto loro, senza delle reali figure di riferimento, le ha rese quasi un’entità unica, almeno nel profondo.

Sentirsi “normali”

In superficie, le protagoniste si muovono in contesti diversi, frequentando persone che, in qualche modo, le fanno stare bene e le fanno sentire “normali”, “giuste”. Importanti e significative, queste figure caratterizzano le rispettive personalità, permettendo al pubblico di conoscerle meglio e di affezionarvisi.

La mano della Gustafson si posa delicata sui suoi personaggi; il suo è uno sguardo amorevole ma non sentimentale. La fotografia luminosa, brillante, rimane fredda, quasi fosse uno specchio di ciò che le sorelle hanno dovuto affrontare nel rapporto materno. Paradise Brinner si rivela un’opera prima assolutamente lodevole, emozionante, indelebile.

*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.

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Paradiset Brinner

  • Anno: 2023
  • Durata: 108
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Italia, Svezia, Danimarca, Finlandia
  • Regia: Mika Gustafson