
Morso da un morto vivente, un boscaiolo finisce per infettare in ospedale la sciatta infermiera Patsy Powers (Anne Day-Jones) che, continuamente presa in giro dalle colleghe, si trasforma in una sexy mangiatrice di uomini (nel vero senso della parola).
Totalmente girato in bianco e nero e caratterizzato da una struttura narrativa divisa in capitoli, l’unico lungometraggio diretto da Elza Kephart – che ne firma anche la sceneggiatura insieme a Patricia Gomez e annovera nel curriculum diverse collaborazioni a blockbuster hollywoodiani – è una black comedy continuamente giocata sull’analogia tra fame di carne umana e appetito sessuale.
Il principale obiettivo della protagonista, infatti, impegnata a sgranocchiare comuni mortali e ratti, sembra essere quello di riuscire a riconquistare un affascinante dottore che fu suo fidanzato al liceo.
E, senza dimenticare un amplesso al sangue nella vasca da bagno, si giunge a una mini-invasione finale di zombi che sembrerebbe omaggiare “La notte dei morti viventi” romeriana, anche se l’insieme ricorda per lo più i lavori anni Settanta di trasher quali Andy Milligan e Al Adamson – rispettivamente autori de “L’invasione degli ultratopi” e “Dracula vs Frankenstein”.
Francesco Lomuscio