fbpx
Connect with us

Interviews

Sandro Petraglia: il simbolo di una stagione culturale (e cinematografica) straordinaria

Le interviste agli uomini che hanno fatto grande il cinema italiano. Rubrica a cura di Giovanni Berardi

Pubblicato

il

Giovanni Berardi e Sandro Petraglia

Sandro Petraglia, critico cinematografico, scrittore, regista, sceneggiatore del cinema italiano. Sandro Petraglia nel 1970 aveva ventitré anni, la stagione cinematografica italiana vantava in quell’anno titoli quali: I cannibali  di  Liliana Cavani, Strategia del ragno  di  Bernardo BertolucciI tulipani di Haarlem  di  Franco BrusatiZabriskie Point  di  Michelangelo AntonioniIndagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto  di  Elio PetriUomini contro  di  Francesco Rosi,  Il conformista  di  Bernardo Bertolucci, Gott mitt uns  (Dio è con noi)  di  Giuliano Montaldo, Corbari  di  Valentino Orsini,  mentre il cinema più marcatamente industriale  rispondeva con Lo chiamavano Trinità  di  E.B.ClucherLa moglie del prete  di  Dino RisiContestazione generale  di  Luigi ZampaDramma della gelosia, tutti i particolari in cronaca  di  Ettore Scola,  L’uccello dalle piume di cristallo di  Dario ArgentoLe castagne sono buone  di  Pietro GermiVenga a prendere il caffè da noi  di  Alberto LattuadaCittà violenta  di  Sergio SollimaIl prete sposato  di  Marco Vicario. Titoli sicuramente significativi per la migliore attività culturale viaggiavano insieme all’espressione del fascino più estremo e popolare della macchina cinema.  Il percorso che porterà Petraglia a diventare oggi uno dei più autorevoli e talentuosi sceneggiatori italiani inizia proprio in questi anni attraverso la rivista Ombre Rosse, un giornale che sarà  mitico per la generazione che guardava al cinema anche come rivolta ad un sistema culturale ancora piuttosto fascistoide, bigotto ed opprimente. Ombre Rosse, che era nato negli anni sessanta come rivista assoluta di critica cinematografica e con una precisa ottica di classe, aprirà proprio in quegli anni, attraverso vicissitudini anche molto dolorose al suo interno, a tutte le tematiche strettamente culturali come musica, letteratura, teatro, psicanalisi.

Dice Sandro Petraglia: “Nei primi anni settanta cominciavo ad occuparmi di critica cinematografica e insieme a Stefano Rulli avevo scritto delle piccole cose per Cinema Sessanta. Lì c’era pure Mino Argentieri, in quegli anni era il critico di  Rinascita, l’organo culturale più importante del partito comunista italiano, che suggerì a me e a Stefano il contatto con Lino Miccichè, il direttore della Mostra Internazionale del cinema di Pesaro, che aveva bisogno di personale adatto da inserire nella redazione della mostra, perchè una delle caratteristiche di Pesaro, che programmava film sempre piuttosto radicali e molto innovativi per il periodo, era quella di accompagnare tali film da una serie di libretti, da una scorta di notizie, di analisi, che poi negli anni, attraverso una rilettura storicizzata, diventeranno anche dei veri e propri volumi. Nel 1972 c’era già una redazione minima formata da Salvatore Piscicelli, che diventerà un regista, da Franco Ferrini, che sarà uno sceneggiatore, e tutti coordinati da un critico molto importante che era Adriano Aprà”.  Ma Petraglia, insieme a Rulli  (la loro esperienza in comune e la loro amicizia diventerà negli anni un vero e proprio sodalizio professionale alla stregua di Age e Scarpelli) in quei primi anni settanta nutriva l’ aspirazione, quella di conoscere il giornalista scrittore Goffredo Fofi, visto un po’ come un padre sapiente dai giovani che guardavano alla educazione culturale con i valori propri della sinistra politica.  Dice Petraglia: “L’incontro con Fofi fu possibile grazie alla nostra passione per il regista Nagisa Oshima, ed al fatto che quell’anno con Aprà avevamo curato i testi di accompagnamento della Mostra di Pesaro ad una grande selezione del cinema giapponese.  A Fofi interessava, proprio per un numero di Ombre Rosse un pezzo sul regista che ci aveva affascinato sensibilmente anche per il suo forte impegno politico. Fofi entrò nelle nostre vite, mia e di Stefano, come un vento, una turbina di idee, libri letti, spettacoli visti, film frequentati“.

A questo punto del suo percorso culturale nasceva però la voglia di capire i set, viverli, vedere il cinema dall’interno. L’amicizia con Fofi porterà Petraglia e Rulli ad incontrare Marco Bellocchio, e questa esperienza sarà fondamentale: Nessuno o tutti, il documentario in cui Petraglia, sempre insieme a Rulli e a Silvano Agosti, è chiamato dal regista a collaborare, è un’operazione forte, fuori anche produttivamente, logisticamente e narrativamente dalle ottiche convenzionali: una cooperativa, la 11 marzo cinematografica fondata dai quattro autori, Bellocchio, Agosti, Rulli, Petraglia, il contributo dell’ assessorato provinciale alla sanità di Parma, della  regione Emilia Romagna, decisamente è un tipo di committenza estremamente nuovo per il periodo. Si tratta di documentare in pellicola l’esperienza dell’ospedale psichiatrico di Colorno e delle alternative ai manicomi dopo l’arrivo in città di Franco Basaglia. Si parte, a bordo del vecchio “pescecane”, così Petraglia chiama la vecchia Citroen del papà, per l’ avventura emiliana (per Petraglia e il suo compagno Rulli è una avventura assolutamente improvvisa ed inaspettata). Sarà una operazione laboriosa, come spiega Petraglia, divisa tra la preparazione, un trattamento che poi è stato abbandonato, le riprese e il lunghissimo lavoro di  montaggio del materiale girato, 30.000 metri  a 16 mm., poi ridotti a 3000. Il film fu distribuito, nella sua versione integrale di centottanta minuti direttamente negli ospedali, nelle università, nei circoli del cinema, poi ridotto nel montaggio a centotrentacinque minuti e con il titolo di  Matti da slegare  distribuito anche nelle tradizionali sale cinematografiche, vivendo quasi un contraltare ed una fase di ampio dibattito con un altro film importante che circolava nel periodo, quel  Family Life  (Vita in famiglia), 1973, di Ken Loach.

Marcia trionfale (1976)

Il successivo film di Marco Bellocchio, Marcia trionfale, diretto nel 1976 sarà per Petraglia un altra tappa importante. Dopo l’esperienza anomala e fuori dalle regole commerciali di  Matti da slegare, qui c’era un set completamente dentro l’industria, vissuto da Petraglia come assistente alla regia.  Dice Petraglia: “Finalmente vedevo un set cinematografico vero, con un impianto enorme, con gli attori, con una sceneggiatura, con i veri reparti all’opera“.  Marcia trionfale era prodotto da Silvio Clementelli, interpretato da attori quali Franco Nero, Miou Miou, Patrick Dewaere, Michele Placido. Poi nel successivo film di Bellocchio, Il Gabbiano,  prodotto dalla Rai venne il primo copione firmato come sceneggiatori da Petraglia e Rulli.

Il Gabbiano (1977)

Dice Petraglia: “Abbiamo scritto sotto la stretta sorveglianza di Angelo Maria Ripellino, il grande traduttore dell’opera di Cechov, che ci teneva – giustamente – dentro il recinto del testo di Cechov, che riteneva intoccabile. Insomma, lì ho capito che cosa era una sceneggiatura, ma non ho scritto nemmeno una battuta”.  Si affacciava, intanto, all’orizzonte della vita professionale di Sandro Petraglia, l’ombra di Nanni Moretti. Le loro strade si incrociano quando entrambi sembrano vivere una condizione di crisi intellettuale e personale, Moretti a causa dell’andamento del suo ultimo film,  Sogni d’oro, 1981,  Petraglia dal fatto che scrivere per la critica e lavorare in una redazione, alla fine della collaborazione con Bellocchio e della loro cooperativa  (oltre a  Nessuno o tutti, diventato anche  Matti da slegare, fu realizzato il documentario  La macchina Cinema  trasmesso dalla Rai in quattro puntate di un’ora l’una)  era ormai un mondo diventato lontano. Anche l’amico e partner professionale da sempre, Stefano Rulli, viveva in fondo la stessa crisi identitaria e cercava, anche lui in solitaria, una via professionale di uscita. Nanni Moretti aveva in mente un film, la storia di un professore in un contesto scolastico, Moretti aveva provato a scrivere una sceneggiatura accompagnandosi agli sceneggiatori Furio Scarpelli prima, Franco Solinas dopo, ma la cosa non era andata avanti.

Bianca (1984)

L’incontro di Petraglia con Moretti si concretizza perchè i due si conoscevano, Petraglia lo aveva intervistato ai tempi di  Come parli frateIo sono un autarchico, Ecce Bombo e dalle pagine di Ombre Rosse, gli incontri tra i due erano continuati nelle rassegne cinematografiche, nei vari festival in giro per l’Italia, in qualche sala d’essai romana. Quando poi, insieme, decideranno di sedersi intorno ad un tavolo nascerà il copione di  Bianca, 1984.  Il successo di  Bianca  è netto, sia nella critica che nel pubblico, tanto che i due troveranno immediatamente un altro spunto  per iniziare subito un altro copione,  La messa è finita,  girato da Moretti nel 1985. Dopo questa esperienza da solo Petraglia riprenderà a lavorare con Stefano Rulli quando avranno la fortuna di subentrare allo storico sceneggiatore Ennio De Concini, per scrivere la serie  La piovra.  Ed anche con il cinema vedranno le loro esperienze concretizzarsi rapidamente assieme: alla rinfusa qualche titolo, Pummarò e Romanzo criminale di Michele PlacidoIl ladro di bambini  e  Le chiavi di casa, di Gianni AmelioLa meglio gioventùPasolini un delitto italiano, Quando sei nato non puoi più nasconderti di Marco Tullio GiordanaIl portaborseLa scuolaI piccoli maestriMio fratello è figlio unicoLa nostra vita di Daniele Luchetti,   La tregua di Francesco Rosi,   Mery per sempre Il muro di gomma di Marco Risi.

Oggi Sandro Petraglia è sugli schermi con l’ultimo intenso film di Marco Tullio GiordanaRomanzo di una strage, l’angoscioso mistero che ancora avvolge l’esplosione alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, avvenuta a Milano il 12 dicembre 1969, presto lo sarà con l’ ultimo copione scritto per Daniele Luchetti, il titolo non è ancora dato a sapersi, che entrerà in lavorazione questa estate.  Ora i lettori perdoneranno una divagazione, ma mentre Sandro Petraglia raccontava la sua esperienza culturale e professionale ci ha sfiorato fortemente l’idea che i giovani, oggi, nutriti da un processo culturale sempre più ignobile, hanno sicuramente pochissimo, o niente addirittura, da ricordare con solenne ricchezza e nostalgia, proprio tra venti o trent’anni, se non la fredda ed isolata esperienza di facebook o gli impersonali grandi fratelli televisivi.  Perchè vedere e sentire Petraglia ricordare la sua vita culturale trascorsa, fatta anche di incontri, veramente  importanti e raccontata con così sofferta, affettuosa, appassionata enfasi, ci ha fatto percepire nettamente il barlume di profonda nostalgia che lo aveva certamente assalito.  La sua prima risposa è stata, direi, proprio foriera e rivelatrice in questo senso.  Diceva Petraglia:  “L’esperienza di  Ombre Rosse  è ormai molto lontana, purtroppo. Quando abbiamo cominciato noi negli anni settanta...”  Una nostalgia che è rimbalzata anche al cronista, nel ricordo struggente di quando leggeva, appassionato, una delle prime formidabili monografie del Castoro, dedicata a Pier Paolo Pasolini e scritta proprio da Sandro Petraglia.    

Giovanni Berardi

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers

Commenta