La piattaforma di film in streaming MUBIregala ai propri abbonati l’imperdibile visione di Vogliamo vivere! di Ernest Lubitsch, capolavoro indiscusso del grande regista tedesco.
Vogliamo vivere! La trama
Varsavia, agosto 1939. Una compagnia teatrale sta per esordire con un nuovo spettacolo dal titolo “Gestapo”, una commedia che vuole mettere alla berlina Adolf Hitler e il suo regime. Tuttavia, il tema e l’approccio irriverente portano le autorità a vietarne la messa in scena a pochi giorni dalla prima, obbligando la compagnia, di cui fanno parte gli attori Joseph Tura (Jack Benny) e la moglie Maria Tura (Carole Lombard), a sostituirla con l’Amleto di William Shakespeare. Testo sicuramente meno compromettente.
Durante le repliche dell’Amleto, Stanislav Sobinski (Robert Stack), giovane tenente dell’aviazione polacca, si presenta a Maria, invaghendosi di lei e alzandosi dal suo posto in platea a ogni replica, nel momento in cui Joseph Tura inizia il famoso monologo “To Be or Not To Be”. I due iniziano a frequentarsi anche al di fuori del teatro, all’insaputa del gelosissimo marito della donna, sino al giorno in cui le truppe tedesche invadono la Polonia dando, così, inizio alla carneficina mondiale.
Volato a Londra, Sobinski entra in contatto con il professor Siletsky (Stanley Ridges), considerato uno dei capi della resistenza polacca, ma che si rivelerà ben presto una spia al soldo dei nazisti.
Ha così inizio una girandola di avvenimenti che accompagnano lo spettatore, in un crescendo vorticoso di situazioni, verso lo strabiliante finale.
Una sferzante satira del nazismo
Ernst Lubitsch, regista e attore tedesco di origine ebrea, trasferitosi negli Stati Uniti all’inizio degli anni Venti su invito della famosa attrice di muto Mary Pickford, realizza Vogliamo vivere! nel 1942 in pieno conflitto mondiale. Si tratta di una pungente satira del nazismo, che esce a solo due anni da Il grande dittatore di Charlie Chaplin, altra opera dissacrante sul regime tedesco.
Scritto da Melchior Lengyel e sceneggiato da Edwin Justus Mayer, Vogliamo vivere! è una commedia che unisce magistralmente l’aspetto comico e quello drammatico, in una perfetta miscela che rende il film un capolavoro, vera e propria pietra miliare del cinema di ogni epoca.
Come sua abitudine, Lubitsch gioca sulla finzione, destinando ai suoi personaggi parti che sono l’esatto contrario di quello che dovrebbero essere. Così, in Vogliamo vivere! assistiamo a un ribaltamento dei ruoli, per cui i componenti della compagnia teatrale si fingono nazisti per potersi opporre al nemico, evidenziandone, così, la profonda ottusità.
Un inno alla vita
Questo penultimo film del grande regista tedesco rappresenta un inno alla vita. Vengono messe in atto le dinamiche classiche dei suoi film precedenti, dal rapporto fra i generi, spesso con riferimenti sessuali più o meno espliciti; all’essere e/o non essere ciò che, all’apparenza sembriamo. Non a caso il titolo originale è To Be or Not To Be, preso a prestito dal famoso monologo shakespeariano e che nel film riveste un ruolo fondamentale. Così come, al grande Bardo, Lubitsch si affida per una delle scene più toccanti del film, allorché l’incompreso Greenberg (Felix Bressart), attore bistrattato della compagnia, raggiunge il suo momento di gloria recitando in faccia a un falso Hitler (interpretato da Tom Dugan) e ai veri soldati teutonici alcune battute del “Mercante a Venezia”. Che, da sempre, sognava di poter interpretare sul palcoscenico:
“Perché tutto questo, perché?
non siamo uomini? non abbiamo occhi? non abbiamo mani?
organi, sensi, dimensioni, affetti, passioni?
nutriti con lo stesso cibo, feriti con le stesse armi, soggetti agli stessi morbi,
curati con le stesse medicine, raffreddati e riscaldati dallo stesso inverno ed estate?
se ci pungete non sanguiniamo? se ci solleticate non ridiamo?
se ci avvelenate non moriamo?
se ci fate un torto non ci vendichiamo?”
La satira diventa così per Lubitsch uno strumento che, anziché sminuire quanto di nefasto il nazismo ha rappresentato per l’umanità, ne amplifica la tragedia, mettendo allo stesso tempo alla berlina la stupidità e la vanagloria dei gerarchi. Come accade, ad esempio, per il colonnello della Gestapo Ehrhardt (Sig Ruman) che, compiaciuto, continua a domandare se davvero è conosciuto a Londra con il soprannome di “Campo di concentramento Ehrhardt”, o per il generale diventato tale solo perché cognato di Göring.
Un film in cui commedia e realtà si fondono divenendo indistinguibili fra loro
Con un impianto molto teatrale – spesso, quando non recitano direttamente su di un palcoscenico, gli attori entrano in scena e ne escono attraverso delle porte, – Vogliamo vivere! è un meccanismo perfetto, arricchito dal susseguirsi di battute squisitamente concatenate fra loro, che donano all’opera di Lubitsch un ritmo incalzante che non viene mai meno.
Un film in cui la realtà si fa commedia e la commedia diventa realtà, dove teatro e vita reale si fondono senza più potersi distinguere l’uno dall’altro, così come scriveva il regista francese Jean Eustache in un articolo comparso su Cinema 62, n. 65 (aprile 1962), riferendosi alla morte del professor Siletsky:
“il personaggio reale muore infatti sulla scena, luogo deputato alla rappresentazione (alla menzogna); e l’attore (personaggio irreale per definizione), subentrando nella vita reale, sarà ancora più reale del vero professore […]”.
Vogliamo vivere! si rivel, a oltre ottant’anni dalla sua prima uscita, un film che non invecchia e, probabilmente, non invecchierà mai. Merito di un grande testo, di una sceneggiatura e di una regia perfette e, non ultime, di grandi interpretazioni attoriali. Su tutte, quelle di Jack Benny e della sfortunata Carole Lombard, che morì in un incidente aereo a soli 33 anni, poco dopo la fine delle riprese.