Paradise è un film distopico del 2023 diretto da Boris Kunz disponibile su Netflix. In classifica tra i prodotti più visti questa settimana.
La trama di Paradise
Cosa succederebbe se il nostro tempo su questa terra diventasse merce di scambio? È una domanda che ci siamo posti diverse volte, soprattutto in opere cinematografiche come In Time (2011). Nel film diretto da Andrew Niccol però, il tempo sostituiva totalmente la moneta. Ogni singolo acquisto avveniva tramite scambio di tempo personale segnato sull’avambraccio di ogni essere umano. Nel caso nuovo film di Netflix, invece, il tempo non viene forzatamente sottratto (o almeno, non esplicitamente). Nel futuro distopico di Paradise, è l’individuo a donare volontariamente parte del proprio tempo ad altri individui in cambio di denaro. Questo avviene almeno in superficie, secondo quello che i burattinai della complessa società vogliono far credere.
In realtà le cose sono ben più complicate. Se si scava a fondo nei meandri più remoti della società di Paradise, si scopre una comunità di persone in netta difficoltà economica disposte a tutto pur di poter far fronte alle continue spese che attanagliano i più poveri, anche dover sacrificare parte del proprio tempo su questa terra. È qui che interviene il protagonista, Max (Kostja Ullmann), un agente della AEON, l’azienda che gestisce lo scambio. Il lavoro di Max consiste nel convincere i clienti ad accettare l’offerta di denaro in cambio di anni di vita in modo tale da poter “arricchire” la propria azienda.
Max è sicuro di sé, particolarmente bravo nel suo lavoro. Fa leva sulle fragilità dei clienti, lui stesso ha donato cinque anni della sua vita per pagarsi l’università. Quando però ritrova la sua ragazza, Elena (Marlene Tanzcik), costretta a donare quarant’anni della sua vita, le fondamenta che reggevano la sua esistenza sembrano crollare. C’è però una speranza. Quella di attuare illegalmente il metodo inverso e ridare ad Elena i quarant’anni persi. Per fare ciò, però, dovranno togliere questi anni alla beneficiaria: Sofie Theissen CEO della AEON.
La distopia in Paradise
I diversi conflitti messi in scena in Paradise non hanno né luogo né spazio ma sono facilmente applicabili a qualsiasi posto in una qualsiasi linea temporale. In primis la lotta di classe. La stessa azienda AEON prende prepotentemente il possesso del compito che spetta a Dio e decide quali vite valgono la pena di essere vissute. Sottrae tempo ai più poveri per darlo ai più ricchi, lasciando ai ceti meno abbienti un cumulo di denaro che di fronte al tempo perde totalmente valore. Una critica, dunque, al capitalismo e al ruolo quasi divino che sta assumendo il denaro nei nostri giorni. Una guerra che può essere combattuta solo dal basso, solo se la popolazione si ribella e ribalti il sistema.
La messa in scena in Paradise, come in molte altre opere dello stesso genere, sembra essere l’altra faccia della medaglia di quella che in principio era un’utopia. In 1984, il bipensiero e tutte le “innovazioni” portate dal Grande Fratello miravano ad una società perfetta. Sappiamo tutti poi come si sono evolute tali innovazioni. Mentre in Humandroid (2015) i robot vengono inseriti all’interno del copro di polizia con lo scopo di limitare l’illegalità tra le strade ma ottenendo l’effetto contrario. In Paradise, il guadagno di tempo donato da altre persone viene proposto come una soluzione per sconfiggere la morte. Ma il film è l’ennesima dimostrazione che l’Utopia è un concetto del tutto soggettivo e oggettivamente impossibile da raggiungere.
I riferimenti alla religione
Vi sono inoltre diversi riferimenti alla Bibbia e alla religione. Oltre al titolo Paradise, che sembra richiamare la carica utopistica del progetto iniziale, il cimitero di Berlino nel film porta il nome di Lazarus. Come il personaggio della Bibbia Lazzaro, infatti, e come il Paradiso, quello che appartatamente sembra proporre AEON ai cittadini è la vittoria della vita sulla morte. In realtà a vincere è solo l’egoismo dei più potenti. La speranza risiede nel gruppo di ribelli che porta il nome di Adam, chiaro riferimento al personaggio di Adamo della bibbia. Il primo uomo mandato da Dio nell’Eden che secondo la Genesi ha dato il via a tutto ciò che ci circonda. Allo stesso modo, il protagonista vuole dare il via ad una ribellione che ribalti le fondamenta dell’AEON. Per questo nel finale Max si schiera col gruppo di ribelli chiudendo il cerchio del suo cambiamento.