Dopo il Sole e Luna doc Film Fest, il giovane regista colombiano Sergio Guataquira Sarmiento presenta al Ridf Adieu sauvage, confezionando un indimenticabile ritratto del concetto primordiale di umanità, prossima all’estinzione.
Uno stupendo bianco e nero fotografico ci immerge in un viaggio che si spinge ai confini del mondo: la riserva indigena colombiana dei Cacua, nella giungla recintata di Mitù. Ricercando le proprie origini: GUA TA QUI RA, un cognome che rivela un legame indelebile con un universo di epoche lontanissime, Sergio Guataquira Sarmiento è spinto dalla notizia di diversi suicidi tra i giovani della riserva. L’incontro con Laureano, un indiano Cacua, sua guida nella giungla e nell’approccio alla comunità, dirotterà naturalmente la meta della ricerca di Sergio: l’incontro con se stesso.

Indagine sulle emozioni e sul linguaggio
Adieu sauvage ci mostra allo specchio gli uomini che eravamo sotto l’attraente concetto dell’emotività monca. Il linguaggio ridotto all’essenziale tra gli indigeni impedisce loro di esprimere sentimenti profondi? Laureano non capisce cosa sia la nostalgia. Sergio cerca di spiegargliela. Lui resta un po’ interdetto e più o meno riesce ad arrivare al senso delle parole di questo ‘bianco’. Perché Sergio, che a diciannove anni è arrivato in Europa, è occidentalizzato. Non potrà tornare indietro: i due mondi paralleli si allargano in una distanza sempre più incolmabile.
Gli indigeni sono costretti in una riserva che spezza in due l’identità delle nuove generazioni, non più in grado di ritrovare lo spirito degli antenati deceduti da tempo. Impossibilitati ad aprirsi totalmente alla modernità dalla cattività della riserva, privi di una emotività matura capace di elaborare questa scissione, i più giovani reagiscono alle prime avvisaglie di angoscia legata a sentimenti incapaci di gestire, con il suicidio.
Laureano e il cambio di prospettiva
Il percorso inaspettato e a ritroso di Adieu sauvage è una evoluzione personale del suo protagonista. Nel confronto con quella sana tristezza, che dagli occhi di sua madre ritrova in quelli della moglie di Laureano, approfondendo l’assenza del sentimento dell’amore, il concetto di perdita, la solitudine esistenziale di una vita fuori dal tempo e dallo spazio di coloro che lo legano alle proprie origini, Sergio lascia un mondo nel quale credeva illusoriamente di potersi riconoscere.