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FESTIVAL DI CINEMA

‘Icaro’: il cortometraggio dalle sfumature lynchiane

La rassegna Nuova Onda - Arthouse presenta il cortometraggio dal titolo 'Icaro', una storia emotiva che trascina lo spettatore nel vortice dei pensieri, dove la parola scavalca l'immagine.

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Icaro è un cortometraggio scritto e diretto dal giovane autore Nicola Settis e presentato al Vertigo Film Fest e ieri sera alla rassegna Nuova Onda – Arthouse al cinema Farnese, ideata da Luca Arcangeli e Fiaba Di Martino.

Il protagonista è Z (un nome che si riduce a un’anonima lettera ossia l’ultima dell’alfabeto, simboleggiando la considerazione che egli ha di sé). Z è un ragazzo insicuro e per questo riflessivo e attento ai dettagli. Il cortometraggio ci presenta una sua giornata che però stavolta non è la stessa di sempre: il protagonista incontra una ragazza di nome A e lei sembra riportare la gioia in lui.

Il percorso emotivo di Z: la parola nel linguaggio filmico

La narratività del corto si compone prevalentemente (ma non solo) di fotografie che si susseguono l’una all’altra. Queste vengono accompagnate da una voce fuori campo che ci racconta ciò che il protagonista fa ma soprattutto pensa. I pensieri di Z spaziano dal suo passato fino a giungere all’osservazione delle tenui sfumature del quotidiano (l’occhio di Z è attento e propone allo spettatore di far lo stesso).

Pur essendo le immagini (prima in bianco e nero, poi a colori) molto evocative e ricche di dettagli, lo spettatore segue il percorso emotivo di Z principalmente mediante la voce fuori campo. Questa è una voce che lentamente ci coinvolge nei pensieri del protagonista e ci obbliga per questo a darle molta attenzione. La scelta è interessante poiché l’immagine, ossia ciò che è considerato l’elemento filmico per eccellenza, non è il principale veicolo di significato: essa viene infatti scavalcata dalla parola, tanto dettagliata da richiedere un’attenzione scrupolosa allo spettatore (pur non spingendosi al limite come Derek Jarman nel suo lungometraggio Blue dove l’immagine perde qualsiasi valore).

Nel cinema, l’immagine ha spesso la priorità e ciò a scapito della parola. Icaro invece si costruisce su una serie di intimi pensieri dove la parola ha il privilegio e per questo è abbastanza ovvio il legame che lo spettatore crea con Z.

Da Z ad A: le sfumature oniriche

Pur essendo la parola l’elemento che guida l’empatia e la narrazione, le immagini hanno comunque un elevatissimo potenziale e presentano echi lynchiani. L’atmosfera di queste, infatti, non sembra totalmente reale: potrebbe quasi essere una messinscena inconscia, un desiderio bramato talmente tanto da materializzarsi dinanzi a Z (e allo spettatore). Fotogrammi perturbanti che si slegano dal reale, giochi di luce che accentuano la labilità dei confini tra sogno e realtà.

L’avvicinarsi di A a Z porta il colore nelle immagini e nel protagonista. Vediamo le già citate luci ma anche forme geometriche che si susseguono e si dispongono l’una sull’altra: lo spettatore si confonde ma riesce comunque a percepire un cambiamento in Z, il suo arco emotivo-narrativo. Un passaggio dall’essere l’ultima lettera dell’alfabeto a qualcosa di più, grazie ad A che è ciò di cui lui ha bisogno.

Icaro ha osato ma stavolta il mare non è stato un ostacolo: egli ha raggiunto l’arcobaleno.

 

Presentato al Vertigo Film Fest, in programma a Milano dal 7 al 9 luglio 2023, Icaro è un piccolo gioiello filmico-letterario dai tratti surrealisti.

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