Black Mirror 6 è una serie britannica prodotta da Charlie Brooker per Endemol Shine Group; è una serie antologica, con storie e personaggi che cambiano di episodio in episodio. In Italia è stata trasmessa prima s Sky Cinema, dalla terza stagione è approdata su Netflix. I sei episodi della sesta stagione è disponibile sulla piattaforma streaming dal 15 giugno 2023.
UNO SCHERMO OSCURO DAL PASSATO AL FUTURO
La caratteristica che ha sempre fatto notare Black Mirror, e che fin dall’inizio l’ha resa uno degli show più acclamati dalla critica e dal pubblico, è quella di essere ambientata nel futuro (o nel passato) ma sempre ispirata all’attualità, riuscendo spesso a sottolineare le problematiche legate alle nuove tecnologie e ai nuovi media. La sigla, infatti, è uno schermo nero -di un pc, di un televisore o di uno smartphone- attraversato da una crepa.
E certamente non è facile tenere sempre il passo con la contemporaneità, specialmente se la si vuole decifrare “in diretta” con la pretesa di capirla, per poterne mostrare ogni lato, ogni aspetto. Il rischio è allora quello di perdere il controllo della rappresentazione, perché non è possibile per sei anni consecutivi tenere il passo della modernità, del progresso, dell’esistenza e dei suoi lati oscuri.
Lo show è stato, almeno all’inizio, perfettamente in linea con la realtà che voleva inseguire e raccontare: innovativo, diversa, disturbante, a partire da quel Bandersnatch che ha rappresentato una vera svolta (la narrativa televisiva veramente interattiva), Black Mirror -tra episodi regolari e speciali natalizi– ha lasciato immaginare il futuro perdendosi nei ricordi, ha investigato i giorni a venire tenendo il passo di quello che è stato prima.
In questo modo, ha riflettuto nel suo schermo scuro le fragilità e il potere della mente umana quando vuole spingersi sempre più in là. Con questi presupposti, molto spesso alcuni episodi sono stati atrocemente, imprevedibilmente premonitori della realtà, anticipando ansie e pericoli di un progresso senza controllo.
NIENTE E’ PER SEMPRE
Poi però qualcosa si è incrinato, oltre allo schermo. Perché, come si è detto sopra, era realmente impossibile mantenere un livello così alto, soprattutto rispetto alle aspettative di chi vedeva in Black Mirror un vero specchio anticipatore, ruolo non solo inappropriato ma che probabilmente non era neanche nelle intenzioni del suo ideatore.
In questo senso, la sesta stagione dell’acclamata serie è non tanto uno spartiacque, quanto un prodotto dalle due facce, dalla doppia valenza: rispondendo a chi la voleva irrimediabilmente persa dopo l’acquisto di Netflix, che probabilmente ha messo le sorti narrative delle sue storie in mano all’algoritmo che ne avrebbe fagocitato la creatività.
E lo fa con un cortocircuito che, preso dal punto di vista metaletterario, è geniale e controverso: perché negli episodi c’è una critica neanche troppo velata a Netflix stesso, a come la narrazione seriale delle piattaforme abbia saputo/voluto/potuto interagire con le nostre vite addirittura cambiandole e influendo su di esse nei modi più disparati quanto inaspettati.
Tutto questo abbandonando la visione del futuro (e del passato) rimanendo fortemente ancorata nel presente, senza voler gettare lo sguardo a cinquanta, sessanta anni da ora per guardare al qui e adesso, cercando di capire come ora stiamo cambiando – magari proprio a causa di quell’algoritmo.
Non più allora tecnologia e incubi, fermo restando l’intento sociale e satirico, con quello sguardo imperturbabile e lucido e sottile su tutto quello che ci circonda, con risultati ovviamente e consequenzialmente altalenanti.
Da un primo episodio difficile da gestire per i suoi innumerevoli e forse troppi risvolti teorici (Joan è Terribile), ad un mini film terrificante che fa invidia a tanto cinema di genere (Loch Henry), fino al segmento più in linea con il passato storico della serie (Beyond The Sea) finendo con quei Mazen Day e Demon 79 che segnano -o almeno così sembra- il definitivo cambio di rotta con la narrazione delle stagioni precedenti: insomma, un pastiche che sembra perdere un baricentro, alla disperata ricerca di una nuova identità.