Il cortometraggio La fornace con la regia di Daniele Ciprì, proiettato allo ShorTS International Film Festival di Trieste, è stato realizzato dagli allievi e dagli insegnanti della Scuola di Cinema Piano Focale di Palermo in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Palermo.
Il corto è stato protagonista, lo scorso settembre, della rassegna ‘Giornata degli autori’ all’interno della 79 Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, e tra la cinquina finalista degli ultimi Nastri d’argento.
Il protagonista, interpretato da Giorgio Portannese, è il puparo Marcello che vive nelle viscere di un mondo ormai vuoto e irriconoscibile, circondato da pupi siciliani.
Tra di essi ce n’è una, Bradamante, cui sono riservate le maggiori attenzioni.
La Bradamante di Daniele Ciprì
Bradamante è la cavaliera cristiana dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. È una donna impavida, coraggiosa, fedele al proprio sovrano e ai propri sentimenti per Ruggiero, per cui attraversa viaggi e avversità in quella che è la rielaborazione mitica della battaglia di Roncisvalle.
Ne La fornace Bradamante è una marionetta corazzata e ferita alla testa, fatta prigioniera in una fornace recondita e profonda dal puparo, incattivito e desideroso di un qualsivoglia potere. In nome di esso deforma, distrugge e brucia i pupi siciliani per costruire e plasmare un essere meccanico, braccio forzuto a suo servizio, che gli si ritorcerà contro: la creatura, animata da una forza indefinita che potrebbe essere l’amore di Ruggiero o una giustizia divina che punisce la tracotanza umana, si abbatte sull’uomo e libera Bradamante, riportandola ad una città popolata da mummie viventi ed indifferenti in una città universale, scura e senza tempo.
La mancanza di giudizio dell’individuo
La guerra del cortometraggio di Daniele Ciprì non è specificatamente quella fantastica sopra citata, ma la trasfigurazione di qualsiasi battaglia umana con le scelte crudeli ed egoiste che essa comporta, senza il minimo cenno di autocritica e giudizio da parte dell’individuo.
Giudizio che sembrano avere pupi e marionette, nient’altro che fantocci mossi dall’alto, dalla nostra mano, ma che possiedono invece una coscienza morale che all’uomo spesso manca.