All’Outsider Garbatella Film Festival arriva L’ultima festa, un cortometraggio diretto da Matteo Damiani, scritto insieme a Claudio Balboni e Rebecca Ricci. La rassegna di cinema indipendente che si svolge dal 23 al 25 giugno raccoglie short movies da tutto il mondo, purché trattino qualunque tipo di tematica o genere in maniera “non convenzionale” . Taxidrivers segue l’evento come media partner.
L’ultima festa è la storia di un rapporto tenero e conflittuale tra due sorelle: Celeste (Dora Romano) e Teresa (Luisa De Santis), l’una sola, ma che ama la compagnia e il ballo, l’altra schiva e solitaria. Quando Teresa deve farsi visitare dal medico in città, chiede in prestito il furgone di Celeste. Sarà l’occasione per riprendere le fila di un legame che bolle sotto le distanze.
Il cortometraggio presentato di recente in concorso ai David di Donatello 2023, ha vinto nel 2022 al Fano Film Festival e nelle competizioni internazionali dell’8 And HalFilm Awards e dello Stuff MX: Festival de cine bizarro en Ciudad de Mexico. Il film si giova della fotografia di Eugenio Cinti Luciani, del montaggio di Stefano Malchiodi e della curatela musicale di Kristian Sensini.
Prodotto da Movie Factory con il contributo di Marche Film Commission e distribuito da Premier Film Italia.
L’ultima festa, la trama
Celeste (Dora Romano) osserva i suoi compaesani ballare durante la sagra del paese. Ama quei movimenti, ma non prende parte alla danza, suo marito non la invita. Passa un anno: ancora una promessa danzante, una padella sul fuoco. Bussa alla porta sua sorella Teresa (Luisa De Santis). Le due non si incontrano da tempo, c’è imbarazzo e distacco. Teresa deve recarsi in città per un controllo medico e chiede in prestito a Celeste il furgoncino che usa per vendere i fiori al cimitero. Celeste decide di accompagnarla, a patto che si torni in orario per la festa.
Il furgone non è di supporto e le due sorelle dovranno raggiungere la città a piedi. Una camminata dal sapore di un nuovo inizio per riconciliarsi con il passato e guardare al futuro senza rimpianti.
Il territorio come terzo della storia
Da Fiorenzuola a Granarola, passando per il Tetto del Mondo e per Casteldimezzo. L’ultima festa è ambientato nel cuore della Riviera del San Bartolo. Patrocinato, tra molti, dai Comune di Pesaro, Comune di Gradara e dall’ente Parco San Bartolo, il corto è realizzato grazie al bando “Orizzonti” che Marche Film Commission ha bandito per comprendere come i nuovi autori avessero affrontato la pandemia. Il film entra dunque a pieno titolo nella scomessa identitaria che Pesaro sta facendo su se stessa, a partire dalla cultura. L’autenticità dei luoghi risulta ben preservata dalla scenografia di Marta Morandini.
Il regista afferma:
Amo questi luoghi che conosco sin da bambino, e per me è già una festa trovarsi qui, a lavorare a un progetto radicato nel territorio insieme a una rete di professionisti marchigiani, desiderosi e felici di fare bene.
Il lavoro di Matteo Damiani inserisce la storia di Celeste e Teresa in una cornice più ampia, in cui il paesaggio diventa il terzo che coincide con la relazione, talvolta respingente, talvolta accogliente. Il percorso fisico e intimistico che fanno le protagoniste è accompagnato e scandito dal territorio. All’inizio del racconto, le donne si rincontrano “sconosciute’ nel paese in cui sono cresciute. Successivamente attraversano l’ignoto, l’altro da sé del contesto urbano dove si svelano entrambe vulnerabili a cercare le radici del loro allontamento. Infine tornano nel luogo da cui sono partite, che in fondo non è più lo stesso, perché loro sono cambiate.
La narrazione aderisce in maniera consistente a quest’amalgama imprescindibile di vissuto individuale, relazionale e ambientale tipica di territori come quelli. Come un abbraccio timido e sentimentale, e un pizzico di strizza, L’ultima festa resta una storia raccontata attraverso emozioni e immagini.
L’ultima festa non è l’ultima
Il cortometraggio di Matteo Damiani ha un andamento circolare, con una fine che si chiude sull’inizio. È per questo che l’ultima festa richiamata dal titolo è la prima in cui Celeste non è invitata a ballare ed anche quella in cui conta di recarsi dopo la visita medica in città. Ma dal punto di vista simbolico, che sia la festa a cui partecipiamo noi oppure quella in cui osserviamo gli altri partecipare, questa danza ha a che fare con il tempo che corre via, quello della vita e delle occasioni.
La brevità del racconto non consente di comprendere al meglio chi sono queste due donne e perché sono distanti. In ogni caso, subentra l’immaginazione dello spettatore. Hanno delle cose da dirsi, un silenzio da spartire e una collina da circumnavigare. Potrebbe essere la loro ultima festa, ma alla fine del viaggio Celeste e Teresa non si pongono più questa domanda. Vogliono solo danzare.
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