Evidentemente l’Emilia Romagna si addice a Koji Yamamura. Il pur ostico lavoro dell’animatore nipponico è stato riproposto venerdì 5 maggio al Cinema Mariani, nel corso di Visioni Fantastiche, dopo i (più o meno) recenti passaggi al Future Film Festival di Bologna e allo stesso Ravenna Nightmare. Particolarmente emblematica era stata quest’altra esperienza festivaliera, per le circostanze che vi andremo ora a riassumere.

I precedenti festivalieri
Nel 2022 l’Ottobre giapponese, punto d’incontro del Nigthmare con un’altra storica manifestazione culturale organizzata da anni nella regione, si era infatti aperto con l’omaggio alla giovane, promettentissima animatrice nipponica Honami Yano (della quale vennero proiettati, tra gli altri, i cortometraggi Sunset Train, Siete voi qui, Ser Brunetto? e il più recente A Bite of Bone), mentre evento conclusivo di tale rassegna fu per l’appunto la proiezione dell’ultimo lavoro realizzato dal ben più esperto Koji Yamamura, classe 1964. Del resto, parafrasando Star Wars, sempre due ve ne sono, un’allieva e il suo Maestro. Parallelo non così gratuito, come potrebbe apparire ai profani, perché non soltanto Koji Yamamura è un Maestro dell’animazione indipendente “made in Japan” nonché disegnatore dal tratto molto personale, ma nel piccolo team di animatori che hanno collaborato con lui per il lungometraggio in questione vi è proprio Honami Yano.

Alla ricerca di un Settentrione ideale
Focalizziamo perciò l’attenzione su Dozens of Norths. Proprio lo stile dell’animazione, minimalista e incentrato su ritmiche interne ossessive, alienanti, contribuisce assieme alla particolarissima scelta delle musiche a definire quel mood conturbante, tendenzialmente cupo, da cui prende forma una sorta di mesto e surreale carillon animato.
L’oggetto della ricerca sarebbero i tanti Nord possibili, scarno e quasi pretestuoso stralcio narrativo che conduce poi, dopo un incipit cartografico illusoriamente affine al tema prescelto, verso polimorfici segmenti animati d’impronta marcatamente esistenzialista. Come sono le stesse didascalie in fin dei conti ad evidenziare. Il tratto grafico di Koji Yamamura, originale, inquieto e visionario, affresca un universo caotico e crepuscolare, le cui figure in certi momenti possono persino far pensare ai grandi Maestri dell’arte fiamminga: certe visioni allegoriche di Hieronymus Bosch o di Bruegel il Vecchio, ad esempio. L’inanità di molte delle azioni compiute dai personaggi sfiora a tratti quella dell’arcinoto Mito di Sisifo. Conseguentemente, tra suggestioni kafkiane e impulsi vitalistici riscontrabili anche in un universo così decadente, Dozens of Norths può affascinare o irritare lo spettatore con pari facilità, per quel suo continuo proporre allo sguardo trame oniriche e surreali, che richiamano anche la sensibilità di chi guarda a un ruolo più vigile, critico, attivo.
