Katie Holmes, l’indimenticabile Joey Potter del teen drama Dawson’s Creek, scrive e dirige il suo secondo film da regista, Alone Together, disponibile sulla piattaforma Chilicon il titolo A Lockdown Love Story. L’opera, venuta in mente alla Holmes durante il periodo pandemico, è stata presentata al Tribeca Film Festival a giugno del 2022. Prodotta dalla stessa Holmes con la sua casa di produzione Lafayette Pictures e distribuita dalla Vertical Entertainment, vede nel cast nomi di grido come Melissa Leo, Jim Sturgess e attori del cinema indipendente del calibro di Zosia Mamet.
Il Trailer
Amore e altri rimedi
Nel pieno dell’emergenza Covid, la critica gastronomica June ( Katie Holmes) decide di scappare via da New York e prenota un AirBnb, lontano dal caos della Grande Mela, per lei e il suo ragazzo John ( Derek Luke). Quando arriva al suo alloggio scopre che è stato occupato da Charlie, che per non correre rischi ha prenotato la casa due volte. La vita romantica di June si complica una volta che John le comunica la sua intenzione di non raggiungerla subito, ma di rimanere a New York per prendersi cura dei suoi genitori. Charlie e June sono costretti a una coabitazione inizialmente forzata, scoprendo un’intimità improvvisa legata ai loro obiettivi e alle loro ambizioni.
Una Love Story nel Covid e un Covid nella Love Story
Katie Holmes sviluppa una storia d’amore capitata per caso alla protagonista che interpreta aprendo e chiudendo porte sull’inizio della pandemia. Indubbiamente uno dei problemi maggiori della pellicola è l’indecisione della regista, qui anche nel ruolo di sceneggiatrice, su come raccontare la tragedia del Covid. Conflitto che l’ex moglie di Tom Cruise non risolve quasi mai, perennemente indecisa se confinare il film nella classicità della romantic comedy o abbracciare il genere drammatico.
Riprendendo una terminologia della critica cinematografica Elena Dagrada, “il giorno e la notte” di Holmes non si incontrano mai, facendo rimanere il film a metà tra un documentario sulla pandemia e una versione dramedy di L’amore non va in vacanza di Nancy Meyers. Insiste la Holmes, durante la diegesi del film, con un montaggio alternato mostrandoci, a inizio film, una New York piena di gioia e vitalità, mentre June e John festeggiano con amici in un locale e durante la fine del secondo atto, le mura esterne dell’AirBnb, facendoci vedere l’isolamento, la distanza dal mondo esterno, mentre le indecisioni emotive della protagonista fanno da contrasto a sequenze dell’America pandemica e passaggi di notiziari televisivi sulle vittime del Covid.
La Holmes vorrebbe rappresentare la tragedia del Covid trasmettendoci la condizione vissuta dalla popolazione americana, facendolo però con una struttura romantica abbastanza superficiale.
A Lockdown Love Story: il b movie indie approssimativo
Sembra non collegare bene i vari atti, un problema che emerge con estrema evidenza nella mancanza di solidi punti di svolta tra una parte del film e l’altra. Accelera la conoscenza e l’amore con Charlie e poi si sblocca. In due, tre scene del secondo atto avviene tutta la costruzione di una love story che brucia le tappe in fretta e furia.
Dopo qualche dialogo sulla passione di June per la scrittura e la voglia di abbandonare la critica culinaria, basta una videochiamata con John per fare esplodere la passione. Tra una serata karaoke e qualche bicchiere di troppo, i due protagonisti vivono la convivenza romantica del lockdown dipingendo e chiamando la madre di lui. Siamo in un momento centrale del film in cui dovrebbe avvenire l’esplosione della passione o qualche plot point che renda interessante la vita all’interno dell’alloggio. Invece A Lockdown Love Story si impantana in scene didascaliche dove non avviene nulla di particolarmente significativo, a parte lo stare seduti sul divano e ogni tanto far emergere memoriali banali sulle relazioni passate di entrambi.
Anche quando ricompare John, probabilmente persosi nel ricercare la casa dei genitori, vista la propria sparizione per la maggior parte del film, l’unico punto di svolta degno di nota segue un copione stantio, costringendo June ad archiviare sbrigativamente la pseudo relazione con Charlie, facendolo sloggiare come un terzo incomodo qualsiasi.
Katie Holmes in una regia immatura e disorientata
Se la prima difficoltà del film risiede nel binomio drama pandemico/sentimentale, la seconda è indubbiamente la regia della Holmes. Siamo lontani anni luce da prodotti high-quality indie, che la regista ostenta e nel contempo applica male. Fa confusione tra i piani, stringe e allarga le inquadrature senza una reale logicità scenica, disfacendo la regola dei 180 gradi solo su di sé mentre rende statici gli altri personaggi. Sembra avere quindi una tendenza della messa in quadro totalmente improntata ad autocelebrarsi tralasciando un’unità filmica che sembra sfuggirle in quasi tutte le riprese.
Il luogo comune dell’emergenza sanitaria
Il romantic plot non riesce a non trasportare una costruzione refrattaria dell’inno dell’emergenza Covid con intenti retorici per la maggior parte del film. La Holmes è pienamente convinta di fare un film facile usando e sfruttando l’espediente narrativo della pandemia. A Lockdown Love Story appare un’operazione furba ma concettualmente sbagliata, senza una solida storyline e un’idea filmica precisa.
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