Su Prime Video è disponibile il film action Wash me in the river, del regista ancora non molto noto Randall Emmett.
Nel film, un cast di bere stelle, se, oltre ai protagonisti Jack Houston (nipote del grande John Houston) e Willa Fitzgerald, si possono annoverare nomi di extra lusso come Robert De Niro e John Malkovich.
Al centro della vicenda, l’odissea di due coniugi alle prese con la spasmodica ricerca di uscire dal terreno minato di una dipendenza da stupefacenti che li ha portati a un passo dalla deriva.
La fuga dalla dipendenza vanificata da un’efficiente e implacabile organizzazione criminale
Shelby e la bella compagna Ruby stanno cercando in tutti i modi di uscire dal tunnel della droga, e per questo si impegnano anche a sposarsi alla fine del processo di disintossicazione che entrambi hanno faticosamente intrapreso.
Ma siccome, oltre alla volontà, i due devono anche affrontare i pericoli e le tentazioni da parte di chi la droga la smercia e si arricchisce, restare “puliti” si rivela una fragile chimera.
La tragedia annunciata si materializza, e per il devastato Shelby, ormai solo nella sua battaglia per la rinascita, si tratta solo ormai di assaporare l’effimero piacere della vendetta.
A cercare di fermarlo, un anziano e saggio sceriffo, che si impegnerà perché la tragedia non prosegua fino alle più imprevedibili e sanguinose conseguenze.
Wash me in the river – la recensione
Una storia di vendetta e di rimorso dipinge di rosso-sangue il percorso che il neo-Rambo, Jack Houston, si ritrova a percorrere per vendicare la morte della sua bellissima e adorata compagna, uccisa a seguito dell’assunzione di eroina tagliata con veleni fatali.
Wash me in the river, il cui titolo (tutto italiano, anche se in inglese, in quanto quello originale suona come Savage Salvation) fa riferimento alla celebrazione di un nuovo battesimo che, per la coppia protagonista, assume un valore di purificazione e di rinascita sulla scorta dei buoni propositi di disintossicazione, si presenta come un thriller piuttosto concitato. Che ha dalla sua almeno la curiosa e insolita ambientazione: la sanguinosa vicenda si snoda attorno a una sperduta e verdeggiante periferia nei dintorni di Columbus, in Ohio.
Un progetto matrimoniale dovrebbe ripagare di una soddisfazione reciproca i due giovani e bei coniugi che si accingono a ripulirsi dall’assunzione di droghe pesanti, e a rifarsi una vita come una coppia sposata.
Il film di Emmett è pervaso da una concezione tutta terrena e materiale della religione, che non riesce a redimere i suoi fedeli peccatori e a convincerli che una risposta violenta non è il sistema più efficace per restituire alla vita i propri cari.
Il regista tenta la carta dei ruoli chiave da attribuire a due pilastri della recitazione e del divismo come sono in effetti sia Robert De Niro che John Malkovich.
Un Robert De Niro che troppo spesso ultimamente finisce per ispirare solo nostalgica tenerezza
Ma se il primo, ovvero Bob De Niro, appare sin troppo compassato e anziano per poter seriamente riuscire a convincere nella parte di un bonario e saggio sceriffo, dilaniato da tragedie e dispiaceri familiari, e per questo tutto proteso ad evitare che la lotta del protagonista si trasformi in una nuova strage, anche il ruolo di un Malkovich, ambiguo come non mai, finisce per essere davvero troppo rocambolesco e quindi poco plausibile.
“Dicono che i nostri cari ci aspettano là dove il fiume incontra il mare… non vedo l’ora di tornarci…”
Il film scivola via soprattutto come film d’azione, ma appare piuttosto controverso e retorico ogni qualvolta lo si voglia considerare nel suo coté drammatico.
Jack Houston, nei panni di un nuovo simil-Rambo, non pare risultare travolgente quanto il vecchio Sly, e la produzione evidenzia ovunque i limiti di un progetto con qualche velleità, scritto e diretto senza un’ispirazione genuina, popolato di personaggi appena abbozzati, e quasi sempre in bilico verso il precipizio del grottesco involontario.