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Nina Pons è Iris nel film ‘La seconda via’. Intervista all’attrice

Una faticosa traversata al gelo per dei giovani e un'attesa snervante per tante donne

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nina pons

Tra le protagoniste del film La seconda via di Alessandro Garilli, Nina Pons è Iris. Prima di questo è stata Roberta in E buonanotte, Flaminia in Baby ed è (stata) impegnata a teatro. La seconda via è adesso al cinema grazie a RS Productions.

Guarda il trailer del film

Nina Pons e la sua Iris ne La seconda via

Cosa ha significato per te questo film? E cosa ha significato per te interpretare il personaggio di Iris, un personaggio che, nonostante viva in un’epoca passata, è più attuale di quanto possa sembrare?

Per me è stato un film stimolante. È stata una bellissima occasione poter interpretare Iris per tantissimi motivi. Prima di tutto perché è un personaggio molto distante da me (io sono di Roma e lei è abruzzese e ho dovuto lavorare molto sul dialetto). E poi per un attore è importante calarsi in un’epoca che non conosciamo. Per me era la prima volta che interpretavo un personaggio in costume. Per una donna affrontare oggi una figura femminile che appartiene a un’epoca lontana è un lavoro molto stimolante. Bisogna fare un grandissimo lavoro di ricerca e conoscenza, ma anche di immaginazione. A tal proposito ho scritto tanto su questo personaggio, ho usato la scrittura materialmente.

E poi è stata una grandissima opportunità lavorare con un regista come Alessandro Garilli che reputo coraggioso perché ci ha messo molto per fare questo film e non ha mai mollato, non ha mai perso la speranza. Si è informato, documentato, è stato nei luoghi specifici, ha fatto un grandissimo lavoro di conoscenza, di ricerca, di studio. E come lui è stato così coraggioso anche i nostri personaggi, Iris compresa. Lei non ha mai perso la speranza di aspettare che un treno riportasse indietro la persona che per lei era il suo compagno di vita. Cosa che, come lei, hanno fatto tantissime donne. E infatti questo film finisce proprio con una dedica per tutte queste persone e questi sogni infranti.

Il regista, quindi, ha riportato sui personaggi anche la storia del film stesso.

Lui non ha mai perso la speranza e per questo dico che è stato un regista coraggioso. E insieme a lui anche i produttori. Quando ho letto la sceneggiatura l’ho trovata meravigliosa. Ha proprio un’urgenza narrativa che è un viaggio tra sogno e realtà.

Il racconto ne La seconda via

Il film racconta un periodo storico particolare che, attraverso la cultura, soprattutto la letteratura, è già stato affrontato e analizzato. Qui viene fatto in una maniera diversa. Qual è il tuo rapporto con tutto questo? Ti sei documentata in merito a questo momento storico?

Sicuramente mi sono informata. Ci sono tanti film sulla guerra, ma non su questo momento specifico e soprattutto la cosa bella de La seconda via è che è un film sugli uomini nella guerra. E proprio per questo si riesce a empatizzare con ognuno di loro.

Anche perché si capisce la crudeltà della guerra, o meglio quello che essa ha portato con sé, ma non viene mostrata.

Secondo me quello che il regista, sia con il montaggio che con le riprese, voleva far arrivare era la difficoltà di trovarsi in un deserto di neve, al freddo più totale, a camminare sempre. Fa arrivare questa grande sensazione, questo dolore. Anche con le inquadrature che ritornano sempre sui piedi che camminano.

nina pons

Nina Pons come Iris

Anche se hai detto all’inizio che sei distante da lei, quanto c’è di Nina Pons in Iris e quanto di Iris in Nina Pons? Hai messo qualcosa di tuo in lei e hai fatto tuo qualcosa del personaggio?

Ho messo inevitabilmente qualcosa di mio per avvicinarsi al personaggio. Poi, caratterialmente, sono una persona che, come Iris, nei momenti di difficoltà non perde mai la speranza: provo sempre a trovare una soluzione. E questo personaggio me lo ha insegnato all’ennesima potenza. La cosa bella è proprio questo fatto di amare totalmente e credere fino alla fine a questo amore. Poi un’altra cosa che ho in comune con Iris (che ha avuto questa idea geniale di scrivere le lettere) è che anche io adoro scrivere, quindi a casa queste lettere me le sono scritte davvero.

Sei entrata, quindi, completamente nel personaggio.

Sì e ho anche usato il nome Iris provando a lavorare anche con i colori. Mi sono immaginata un colore per ogni scena.

Il dialetto (e non solo) de La seconda via

Un elemento che colpisce molto di questo film è sicuramente l’uso del dialetto. In questo sei stata brava perché hai recitato interamente in un dialetto che non è il tuo. Come hai lavorato in questo senso?

No, non è affatto semplice recitare in dialetto. Mi sono preparata a lungo su zoom per tutte le scene (in abruzzese) con un coach. Alla fine, da quanto lavoro avevamo fatto, sul set quando parlavo non pensavo di star parlando in abruzzese, veniva tutto naturale. Poi è stata fondamentale la canzone che abbiamo cantato che mi ha aiutato tantissimo a entrare dentro il dialetto abruzzese. Ed è stata una proposta che ho fatto io al regista che ha accettato.

Ci sono aneddoti particolari su La seconda via?

Una cosa che dico sempre su questo film è che si sarebbe dovuto fare un film su come è stato girato La seconda via. Per esempio tutte le immagini che si vedono sulla neve sono davvero al freddo, sono immagini reali. Questo film è girato nella realtà più totale. Era tutto vero e questa cosa ha aiutato tutti noi a stare dentro questa storia. Pure i rapporti che si sono creati sul set erano tutti autentici. Avevamo tutti una forte urgenza di raccontare una storia così profonda e di non dimenticare la sofferenza di questi uomini che hanno percorso questo cammino dolorosissimo.

Un tuo commento sul titolo La seconda via?

Per me è la via della salvezza per non morire. Quando uno è di fronte a delle situazioni pericolose si aggrappa alle relazioni, ai rapporti umani. Nei momenti di estremo dolore ti aggrappi a ciò che ti permette di rimanere con i piedi a terra e non perdere mai la speranza. La cosa bella è che questo film porta a empatizzare perché si vede quello che lasciano e nella perdita si riesce a stare con loro nel loro dolore.

I personaggi di Nina Pons

Qual è il tuo approccio verso i personaggi che interpreti? Credi ci sia un legame tra loro?

Nell’ultimo periodo ho girato delle cose che devono ancora uscire e di cui non posso parlare, ma mi sono trovata sempre più spesso in dei ruoli completamente distanti da me ed è la cosa che mi diverte di più perché così riesco a sentirmi totalmente libera. E questo è molto interessante: è come se riuscissi a concedermi di essere altro e a lasciarmi andare a quelle cose senza giudicarmi. Anche se è una cosa che ho scoperto da poco, mi piace tantissimo. Poi dietro puoi fare un lavoro enorme di immaginazione, di ricerca. Puoi giocare (per me è proprio to play come in inglese) a essere qualcosa di distante da te che è la cosa che mi piace di questo mestiere.

Questa tua passione per il mondo della recitazione può essere legata, in qualche modo, al fatto che sei, vista la tua famiglia (Fendi, ndr), legata al mondo della creatività?

Sicuramente ho avuto la fortuna di nascere in un ambiente stimolante dal punto di vista creativo. Ho avuto la fortuna di crescere in grande libertà e questo mi ha permesso di trovare il mio. Non mi ha mai frenato nessuno. Però sono due mondi distanti, anche se uniti dal discorso della creatività. Io di moda non ci capisco niente (ride, ndr). Non mi ha mai frenato nessuno nelle mie scelte. Mi hanno sempre detto di fare quello che volevo, qualunque cosa fosse, purché fosse fatta bene.

Pensi che ci sia un legame tra alcuni dei personaggi che hai interpretato? Sono tutti personaggi inseriti in un contesto complesso perché affrontano temi importanti. Dalla ragazza che si innamora di un giovane musulmano in Bangla al tema delle baby squillo nella serie Baby arrivando a questo film ambientato nel gennaio 1943. Pensi che ci sia un filo conduttore tra i personaggi che interpreti?

Sicuramente fino a ora ho avuto la fortuna di lavorare su set umanamente interessanti. A me piace fare questo mestiere perché lavorano tutti per un unico obiettivo e questo è stimolante. Perché quando si ha uno scopo tutti insieme spesso si fa squadra e il lavoro viene fuori fatto bene. Per esempio in E buonanotte appena ho letto il copione e ho iniziato a lavorare sul mio personaggio mi è arrivata subito una bella sensazione. Con questi due protagonisti c’era un dare e un ricevere continuo ed era interessante come mettersi nei panni dell’altra persona. Anche perché spesso entriamo in contatto con le persone, ma non le vediamo davvero per quello che sono realmente. Questo, come quello di Iris, sono personaggi che hanno insegnato tanto a me anche perché ho iniziato da piccola. Lavorare su questi personaggi è stato bellissimo. Con Roberta in E buonanotte ho imparato che si può cambiare, ci si può evolvere. Iris mi ha fatto capire che si può amare nella maniera più leale possibile.

Cinema, tv e teatro

Nel corso della tua carriera hai fatto e stai facendo cinema, teatro e televisione. Cosa hai raccolto da queste tre esperienze?

Io ho iniziato con il teatro e adoro lavorare in teatro: è una delle cose che amo di più. Mi piace l’idea di cambiare tutto e lavorare a stretto contatto con gli attori, stare tutti insieme per creare un bellissimo gruppo. Sono tre modalità diverse. In teatro serve anche la tecnica oltre all’emotività.

Ma, in generale, il lavoro che faccio io è sempre lo stesso sui personaggi. In teatro ogni sera hai un pubblico diverso che reagisce in modo diverso e anche te ogni sera fai qualcosa di diverso perché devi stare a sentire quello che ti arriva. Questa cosa l’ho imparata molto con I promessi sposi che è stata una delle esperienze per me più importanti, sia perché ero l’interprete di Lucia sia grazie a tutti coloro che hanno lavorato con me.

Tutti dicono che il teatro è quel qualcosa dove si vuole tornare.

Sì perché è un’esperienza talmente emozionante che il pubblico vive con te. Io l’ho fatto quando avevo appena compiuto 19/20 anni e dietro le quinte tremavo. Ma poi sul palco tutto cambiava; mi ha insegnato tantissimo.

Progetti futuri

Hai accennato che ci sono progetti in ponte. Ma si può anticipare qualcosa?

Per ora posso dire solo che sarò nella seconda stagione di Vita da Carlo, in un episodio, in un ruolo divertente. E poi tornerò in teatro questa estate. Poi ci sono anche altri progetti, ma non posso ancora rivelare niente.

Il cinema di riferimento di Nina Pons

Qual è il cinema al quale ti ispiri? C’è qualche autore o qualche interprete che hai come modello?

A casa ho una parete piena di poster e foto di Monica Vitti che è una persona che considero gigantesca. Amo tutti i suoi film, vedo tutti i suoi film, provo a rubare delle cose mentre la guardo. Non l’ho presa come riferimento nello specifico ne La seconda via, ma è comunque un mio idolo. Una sua caratteristica è che mi fa ridere e piangere allo stesso tempo. Il dramma della gelosia è il mio film preferito. Anche nella risata piangi perché c’è sempre qualcosa di amaro.

Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli

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