La bella Mack (ben indossata da Elizabeth Lail) è una trentenne da sempre fuori posto. “Nata vecchia in un corpo da bambina”, così si autodefinisce. Il suo sé è distante anni luce da ciò che i trentenni medi esprimono. Cresciuta dalla nonna, di cui sente una profonda mancanza, è da sempre attratta dalla semplicità, naturalezza e concretezza del vivere.
Col tempo ha imparato a simulare un modo di stare in mezzo ai suoi coetanei glamour e superficiale: dalla ricerca del divertimento, al vestire, al relazionarsi, al lavoro. Mack vorrebbe diventare una scrittrice ma è costretta a gestire le pagine social per vivere. Anela ad altro. In occasione dell’addio al nubilato della sua migliore amica Carla, alla ricerca disperata di un luogo dove stendersi e riposarsi, Mack , affranta e in piena crisi di identità, entra in una tenda pseudo animista, abbandonandosi su un lettino abbronzante.
Alla fine della seduta spirituale, la trasformazione è davanti ai suoi occhi: Mack diventa una settantenne! La zia Rita. Diane Keaton ne prende il posto.
Mettersi in discussione: prova riuscita
Diane Keaton nei panni di una ‘vecchia trentenne’ è una furia della natura. In una dimensione completamente fiabesca nell’andamento della storia, la zia Rita (e l’attrice) che si muove dentro situazioni più che improbabili, stupisce. Per la totale spensieratezza di mostrare appieno la sua età, nei pregi e nei difetti, divertendosi come una ragazzina. Il personaggio di Rita, incredula essa stessa delle situazioni al limite dell’assurdo che vive, si confronta con tutti gli stereotipi associati ad un giovane: l’ uso dei social network, vestirsi alla moda, l’attrazione fisica. Tutto è volutamente sopra le righe e zia Rita, come un vortice, viene sballottolata nella quotidianità che Mack viveva.
Mack & Rita ha il neo di non credere fino in fondo all’esperimento che mette in atto. Il soggetto non è per nulla banale, specie per il nostro momento storico.
La rivendicazione di una soggettività nel modo di voler stare in mezzo agli altri, specie nei giovani, non omologandosi nei comportamenti, gusti, bisogni, obiettivi, è un buon punto di vista per una esplorazione in chiave di commedia. Ma la trama che raccorda questo scambio di età e di identità è troppo ‘irreale’: banale e superficiale negli accadimenti e nei personaggi. Non c’è un minimo di approfondimento, una vera dinamica nel cambiamento.
In Mack & Rita tutto è magicamente incastrato. La favola, naturalmente, non può che finire con: “E tutti vissero felici e contenti”.