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“The Fabelmans”: la magia del cinema raccontata (magnificamente) da Spielberg

Un film che ci svela il cuore della Settima Arte, con poesia, grazia e intensità. Su Prime Video

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Arriva in streaming su Prime Video The Fabelmans, ultimo film del quattro volte Premio Oscar Steven Spielberg, accolto con entusiasmo al TIFF e al Festival del Cinema di Roma,  prodotto da Amblin Entertainment e distribuito da Leone Films Group, Rai Cinema e 01 Distribution.

The Fabelmans: una dichiarazione d’amore al cinema

Sammy Fabelman (Gabriel LaBelle) ha solo sei anni quando si reca per la prima volta al cinema con i suoi genitori. Siamo nel 1952 e nelle sale proiettano Il più grande spettacolo del mondo di Cecile B. De Mille. Sam è impaurito prima di entrare in quel luogo avvolto da una sacralità misteriosa che è il cinema dove “le persone sono più grandi del normale”.

La madre, Mitzi (una Michelle Williams in stato di grazia), lo rassicura e gli svela che “i film sono sogni che non dimenticherà mai” mentre il padre Burt (Paul Dano) gli spiega l’artificio meraviglioso della “persistenza delle immagini” che rende possibile il prodigio del cinema.

Sfido chiunque a non ricordare la prima volta al cinema, quell’abbandono totale al flusso delle immagini e alle emozioni viscerali che esso scaturisce. Guardare il mondo con uno sguardo nuovo e, al contempo, dentro se stessi.

È esattamente quello che accade a Sam: la scena di un treno in corsa che si scontra con una vettura desta in lui una sensazione mai provata che non lo abbandonerà, neanche fuori dalla sala.

Sam inizia a riprodurre quella scena decine di volte con il suo treno in miniatura; è una necessità impellente, un rituale a cui non può sottrarsi. Finché la madre Mitzi comprende che, in quel modo, il figlio si illude di esercitare un controllo sulla realtà e di cambiarne il corso. Gli regala una cinepresa per imprimere su pellicola lo scontro del trenino una sola volta e per sempre.

Una sequenza di immagini che, non a caso, rievoca “la scena primordiale” L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat dei Fratelli Lumière, dando il via a un viaggio a ritroso nella memoria personale e collettivo.

In The Fabelmans, Spielberg ci svela il fondamento stesso su cui si basa la magia del cinema, quel sentimento di paura e stupore, la magnifica illusione che abbraccia e consola ma che, al contempo, scuote la nostra anima.

Un sogno ad occhi aperti, molto più reale e potente di qualsiasi sogno. La persistenza delle immagini, ben lungi dall’essere un mero artificio tecnico, è un mistero a cui bisogna abbandonarsi, in un atto di fede totale e assoluto.

La cinepresa diventa per il piccolo Sam uno strumento imprescindibile attraverso cui guardare il (suo) mondo. “Motore, Ciak, Azione” diventano le parole magiche dei piccoli grandi incantesimi di Sam.

Grazie al cinema, il giovane apprendista regista, controlla e plasma le vicende della sua vita, dalle più ordinarie a quelle speciali, le cristallizza in un attimo eterno, le sublima, ne fa poesia.

E così una danza improvvisata della madre, davanti al fuoco, in campeggio, diventa un piccolo miracolo di pura bellezza e un atto d’amore incondizionato.

Il sacro fuoco dell’arte

Mizti trova “il suo posto felice” tra le note di uno spartito mentre esegue una sonata di Beethoven, Sam tra i fotogrammi della pellicola, persino la sua mano si fa schermo per accogliere un’immagine, catturarla nel vero senso della parola. Madre e figlio condividono una visione poetica della vita, guidata dall’amore per l’arte.

Una passione che è gioia e struggimento, che squarcia in due, perché quel fuoco che brucia dentro nel cuore di ogni artista lo costringe costantemente a confrontarsi con i propri abissi, oltre che con la propria grandezza. Lo destina a una vita “altra” che i più non comprendono, lo condanna a “sentire di più”,  agli eccessi e agli incanti.

Da adolescente Sam si scontrerà con la potenza del suo mezzo: la cinepresa non è solo una creatrice di sogni ma una lente d’ingrandimento spietata che rivela la verità per quella che è. E così, il ragazzo scoprirà che la grande illusione non è il cinema ma la vita stessa.

Un racconto autobiografico

The Fabelmans è una splendida riflessione (meta) cinematografica ma è anche un intimo e intenso spaccato di vita di un ragazzo ebreo che cerca di integrarsi nell’America del dopoguerra. Spielberg si mette a nudo completamente e proietta se stesso nel giovane protagonista del film con cui condivide i grandi occhioni azzurri e lo sguardo arguto.

Si ride, si piange, si viene cullati da una storia intrisa di una malinconia dolce, di nostalgia per quell’innocenza perduta che è possibile ritrovare solo in una sala cinematografica, quasi fosse la “casa” di tutti i nostri sogni di bambini.

Per Sam, la sua famiglia, i Fabelmans, proprio come la prima pellicola vista al cinema, è “il più grande spettacolo del mondo” ma calato il sipario dei sorrisi, le gite spensierate e le esuberanze della madre, tutta quella gioia si rivela più artificiosa degli spari nei filmini western girati da lui stesso.

Spielberg parte dal principio, senza risparmiarsi, dallo schianto di quel treno sul grande schermo, da dove il suo viaggio è cominciato. Da quello sguardo di bambino, punto di incontro tra contingente e straordinario, fondamento stesso del suo cinema. Dalla scoperta di un “dono” che richiede consapevolezza, spirito di sacrificio, dedizione e responsabilità (“non basta amare una cosa, bisogna prendersene cura”).

La sua figura, gigante come le figure sullo schermo, si staglia su un orizzonte creato dalla sua immaginazione, in alto o in basso mai al centro. Perché il cinema non è per chi vive nel mezzo; quella paura e quella meraviglia che fanno tremare il piccolo Sam al buio di una sala, con gli occhi spalancati e la bocca aperta, il fotogramma tremante su una mano troppo piccina per contenerla tutta, un fermo immagine che colpisce come un pugno allo stomaco, sono celluloide e luce, sono sogno e amore.

Per citare Mitzi, The Fabelmans è “un sogno che non dimenticheremo mai”.

the fabelmans nuovo poster

(from background to foreground, left to right) Bennie Loewy (Seth Rogen), Burt Fabelman (Paul Dano), Mitzi Fabelman (Michelle Williams), Natalie Fabelman (Keeley Karsten, back to camera), Lisa Fabelman (Sophia Kopera, back to camera) and Reggie Fabelman (Julia Butters, back to camera) in The Fabelmans, co-written, produced and directed by Steven Spielberg.

Il cast tecnico e gli attori del film

The Fabelmans è scritto da Spielberg insieme al drammaturgo Premio Pulitzer Tony Kushner, storico collaboratore del regista, due volte candidato all’Oscar per le sceneggiature di Lincoln e Munich. I produttori sono la candidata all’Oscar Kristie Macosko Krieger, Spielberg e Kushner.

Il ruolo del giovane aspirante regista Sammy Fabelman è interpretato da Gabriel LaBelle (The Predator, American Gigolo la serie); la madre Mitzi è Michelle Williams (4 volte candidata all’Oscar), il padre Burt è Paul DanoSeth Rogen interpreta Bennie Loewy, migliore amico di Burt e “zio onorario” dei figli, mentre il candidato all’Oscar Judd Hirsch è Boris, zio della madre.

La musica è di John Williams, cinque volte premio Oscar, i costumi sono di Mark Bridges e le scenografie di Rick Carter, premiato dall’Academy Awars due volte. Il montaggio è di Michael Kahn ACE e Sarah Broshar, tre volte vincitrice dell’Oscar. Il direttore della fotografia del film è del  due volte Premio Oscar Janusz Kaminski.

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The Fabelmans

  • Anno: 2022
  • Durata: 151'
  • Distribuzione: Leone Films, Group, Rai Cinema, 01 dISTRIBUTION
  • Genere: Drammatico, Biografico
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Steven Spielberg
  • Data di uscita: 22-December-2022