Falla Girare è un film d’azione travestito da commedia in cui il divertimento è assicurato e del film abbiamo parlato con il regista e attore protagonista Giampaolo Morelli.
Falla Girare è prodotto da Fulvio e Federica Lucisano e distribuito da Prime Video direttamente in piattaforma.
Falla Girare di Giampaolo Morelli
L’incipit di Falla Girare, ovvero l’estinzione delle piante di canapa, quindi della marijuana da parte di un misterioso virus mi sembra il manifesto di un film che esorcizza la realtà trasformando il dramma in puro divertimento.
Assolutamente. Avevamo bisogno di un innesco che ci portasse in un mondo leggermente distopico, capace di trascinarci in una storia rocambolesca. Avevo molta voglia di girare una action comedy. In Italia non è facile avere credibilità nel proporre questo tipo di storie, con la mafia cinese, i camorristi, il vaticano e con la marijuana scomparsa dalla faccia della terra. Da parte dei produttori c’è stato un atto di fiducia perché si trattava di mettere in scena un film stratificato e ricco di chiavi di lettura. Riuscire a farlo significa conquistarsi una libertà da cui non è escluso il confronto con chi ti dà i soldi, per stabilire cosa si può dire e fare e cosa no. Da parte mia c’era la voglia di realizzare un film che unisse le mie due culture: quella italiana e in particolare napoletana, che per me non è la “napolitaneria” ma l’espressione del patrimonio intellettuale della mia città, e l’altra, americana, trasmessami dal cinema con cui siamo cresciuti. Penso soprattutto all’action degli anni ottanta e novanta, presente anche nel modo in cui Falla Girare è stato filmato, e cioè in anamorfico e con musiche elettroniche simili a quelle utilizzate in quel periodo. La ricerca formale è stato il tentativo, spero riuscito, di far convivere queste due anime.
La scelta musicale
Nella colonna sonora del film sono presenti due canzoni cult degli anni ’80 come Wild Boys dei Duran Duran e Take on me degli A-ha. Oltre a essere un riferimento alla cultura pop di quel periodo, la tua mi sembra una scelta coerente con il carattere del protagonista, votato a un edonismo simile a quello “reganiano” in voga negli anni in questione.
Certo che sì. Oggi come allora siamo bombardati da immagini ego riferite. Allo stesso modo degli influencer anche noi postiamo storie e fotografie, spinti dal bisogno spasmodico di condividere con gli altri un’immagine felice e vincente della nostra persona. Magari è una cosa che c’è sempre stata, come afferma anche Natan quando dice: “I filtri sono l’equivalente del trucco che mettono le ragazze, dei vestiti, del pettinarsi e del parlare in un certo modo. Se ci mostrassimo al naturale saremmo tutti estremamente deludenti”. Rispetto a un tempo oggi è diventato tutto più veloce e diretto, con il surplus di immagini a favorire l’idea che la vita degli altri sia sempre più interessante. Da un lato i social ci hanno dato la possibilità di essere meno soli, dall’altra hanno aumentato la sensazione di esserlo. La contemporaneità del film sta anche nel fatto che sia una storia formata di tante solitudini. Ogni personaggio ne è portatore fino a quando l’avventura che raccontiamo non gli ridà quella linfa vitale, frutto dal contatto umano tra i vari componenti della squadra messa in piedi dal protagonista.
Il personaggio di Natan in Falla Girare di Giampaolo Morelli
Una solitudine che appartiene anche a Natan. Nell’evoluzione psicologica del personaggio a fare capolino c’è anche questo sentimento, confessato in uno dei rari momenti in cui il protagonista smette di interpretare il suo alter ego artistico. Se fosse il capitolo di un libro la scena in questione si potrebbe intitolare “La malinconia dell’influencer”.
Sì, è così (ride, ndr). Il protagonista è un uomo che a un certo punto si toglie la maschera da guascone, confessando il suo scoramento per aver perso l’identità che aveva trovato attraverso il suo alter ego. L’avvento dei nuovi social, tipo TikTok, e di nuovi influencer hanno rivelato l’effimero di quella fama. Da qui la malinconia presente nel passaggio a cui facevi riferimento.
Pur con le sue peculiarità Natan è un personaggio che ti appartiene: come altri, sotto il carattere guascone nasconde un cuore pronto a scaldarsi laddove si presenti l’occasione.
Sì, assolutamente. Da parte mia c’è sempre stata la volontà di riscaldare le mie storie con il sentimento. Nel film d’esordio era quasi scontato, trattandosi di una storia d’amore, mentre per un lungometraggio d’azione la sua presenza era meno scontata. All’inizio Natan ha in testa una sola cosa: quella di sfruttare la scoperta della pianta della marijuana per svoltare dal punto di vista economico. Poi, però, man mano che la vicenda prende quota il suo orizzonte cambia ed è lui a incitare gli altri a non demordere. “Una volta che facciamo una cosa buona andiamo fino in fondo” dice, avendo in mente l’obiettivo di riportare nel mondo la felicità.
Gli inserti comici
A differenza di altre commedie in Falla Girare è la trama action a fare da impalcatura per gli inserti comici. Oltre al ritmo, questa scelta regala al film una coesione altrove mancante. Così facendo eviti il rischio di realizzare una storia frammentaria in cui la trama è data dal susseguirsi dei vari sketch tra i personaggi.
Cosa che succede spesso in Italia. Qui ho ricalcato la formula di 7 ore per farti innamorare, in cui avevamo puntato molto sul genere romantico sentimentale con una sceneggiatura solida e anche sobria, attenta a non lasciarsi andare alla battuta semplice. Non dico che la risata non ci debba essere. In un film d’intrattenimento è necessaria, ma senza impalcatura si finisce per parlarsi addosso e dopo la prima e la seconda risata l’attenzione del pubblico viene meno. Io mi ispiro ai prodotti più riusciti del cinema americano, quelli basati su una struttura solida che fa da guida per gli altri elementi del film.
Introduci il protagonista con una gag all’insegna del non sense in cui metti alla berlina il personaggio. È un inizio necessario a ciò che segue perché la storia si dipana come se la successione dei fatti ti servisse per riabilitarlo agli occhi dello spettatore. Parliamo di una sorta di peccato originale che in qualche maniera la sceneggiatura cerca di espiare dando a Natan l’occasione per riscattarsi.
Hai colto perfettamente nel segno. Natan è un personaggio che parte da un meno. La brutta figura fatta nel corso di una diretta nazionale gli fa crollare il mondo addosso per cui fatica a ritrovare la sua identità. Prova a risistemarsi economicamente grazie al fortunato ritrovamento dell’ultima pianta di marijuana, salvo poi essere trascinato in una storia più grande di lui dove c’è in ballo la felicità dell’uomo.
Gli opposti
Peraltro crei una specie di tensione interna attraverso una scrittura che ragiona per antipodi. Penso al contrasto tra l’intellettualismo del giornalista interpretato da Ciro Priello e l’esposizione glamour del tuo influencer; al concetto di legalità introdotto dalla poliziotta interpretata da Laura Adriani opposto a quello di illecito inizialmente presente nell’avventura del film.
Esatto, è proprio così. D’altronde il confronto tra opposti è sempre stato uno dei cardini della commedia.
In Falla girare ci sono cattivi all’ennesima potenza e buoni colmi di un’ingenuità surreale. Molti dei tuoi personaggi sono dei veri e propri Fool.
Mi fa piacere parlare con una persona capace di cogliere tutti gli argomenti che ho cercato di sviluppare nel corso della storia e dietro i quali c’è un lavoro molto complesso. La vicenda si apre con un omicidio vero. Il che, per una commedia, è sempre qualcosa di molto delicato perché non solo c’è da capire come girare la scena, ma anche a come inserirla nel resto del contesto.
Quell’apertura mi serviva per far capire che i nostri stavano per entrare in un’avventura dove si può morire e in cui c’è gente disposta a tutto pur di raggiungere il suo scopo. Anche se ci troviamo in una commedia, la nostra è una storia in cui si rischia la morte e questo è un elemento che produce tensione. Senza quell’inizio Falla Girare sarebbe stata una commedia che a un certo punto sfociava nell’action. Seminare il pericolo un poco alla volta rende questo passaggio e la tensione che ne scaturisce, più credibili.
Le immagini
Nella composizione delle immagini le scenografie risultano sature di oggetti mentre la fotografia è un trionfo di colori iperreali. Tutto questo serve anche per raccontare la dimensione artificiale e materiale vissuta dal protagonista.
È proprio così. Per questa ragione ho chiesto a Davide Manca un certo tipo di fotografia, mandandogli prima di iniziare a girare le referenze di Grosso Guaio a Chinatown. Il film di JohnCarpenter mi interessava perché il suo formato anamorfico, con le immagini leggermente schiacciate, tipiche degli action movie americani di quel periodo, mi era utile per rendere in maniera leggera la sensazione del mondo un po’ distopico che volevo raccontare. Sono cose impercettibili che però un occhio come il tuo è riuscito a cogliere.
In questa sorta di Zibaldone cinematografico che è Falla Girare ci sono infiniti rimandi cinematografici e teatrali. Il rapporto di Natan con il fratello interpretato da Giovanni Esposito fa venire in mente E fuori nevica di Vincenzo Salemme. L’inconsapevolezza caratteriale di Natan, il fatto che riesca senza sforzo a farsi scivolare tutto addosso senza farsi scoraggiare dagli smacchi della vita, è qualcosa che appartiene ai personaggi di Totò e Peppino, ma anche a quelli di Checco Zalone, per non dire del presepe umano dell’imprescindibile Eduardo De Filippo. Nel corso del film gli fai spesso degli agguati, ma Natan ogni volta ribalta la situazione a suo favore con un’imperturbabilità che confina con la demenza. Quando la ragazza se ne va mentre lui le parla in maniera romantica la sua battuta è “sarà timida”, togliendosi subito qualsiasi demerito.
Esatto. Sono personaggi che sguazzano nella loro prosopopea fino a quando gli avvenimenti sono così grandi da costringerli a uscire allo scoperto mostrandosi per quello che sono. La sorpresa è quella di scoprire che anche senza filtri non sono così male. Però è vero, parliamo di personaggi che inevitabilmente ti fanno ridere perché vivono in una sorta di mondo personale di cui sono del tutto convinti fino a quando non si scontrano con la realtà.
I personaggi di Falla Girare di Giampaolo Morelli
Falla Girare è un film collettivo. Ognuno dei personaggi vi partecipa portando con sé un mondo pieno di sfaccettature. La tua bravura è stata anche quella di amalgamarli facendo di ognuno un potenziale protagonista.
Ci sono riuscito con un lavoro certosino sulla sceneggiatura scritta a due mani con Gianluca Ansanelli e Tito Buffolini. La scrittura è una fase in cui credo tantissimo. L’equilibrio non è mai lasciato all’improvvisazione. Questa ci può essere in fase di lettura, dove posso accoglierla sempre che vada in direzione del film, della storia e del personaggio. Se è così la metto a copione e diventa parte della sceneggiatura. Però poi ci tengo molto che sul set sia tutto molto a fuoco, proprio perché la storia deve essere sempre centrale e per evitare sbrodolature. È quest’ultima che ti porta in quel mondo e ti dà il divertimento che poi è il motivo fondamentale per cui ho fatto il film.
Il divertimento emerge spesso da premesse che partono da lontano. Così è quello della scena cui Nathan viene riconosciuto mentre sta entrando nei musei vaticani sotto falsa copertura. Nel caso specifico la risata non è provocata dal fatto che lui si finga di essere un altro, ma che venga riconosciuto come personaggio pubblico nel momento meno opportuno e dopo che per tutto il film la gente ha dimostrato di non sapere chi fosse.
Oltre a essere divertente la scena testimonia che in qualche modo la notorietà da lui sbandierata non esisteva solo nella sua testa, ma anche nella memoria delle persone. La sfortuna vuole che chi se lo ricorda lavori proprio in Vaticano. Senza raccontare troppo, da quel momento in poi, Natan sembra recuperare il suo ruolo e addirittura ritrovare l’antica fama.
Hai detto di come la sceneggiatura sia per te un punto fermo. Nel travaso dalla scrittura alle immagini quanto contano gli attori in termini di invenzioni e cosa hanno aggiunto quelli così talentuosi che hanno condiviso con te il set.
Come ti dicevo sul set concedo poco all’invenzione. È chiaro poi che la magia di dare animo ai personaggi c’è stata. Mi stupisco sempre quando questo avviene perché una cosa è leggerli sulla carta, un’altra è vederli interpretati da attori così bravi.
Il cinema di Giampaolo Morelli oltre Falla Girare
Per concludere volevo che tu mi parlassi del cinema che ti piace come artista e spettatore.
Non riesco ad avere dei film della vita. Mi piace il cinema in generale. L’odore del set, del carrello, della macchina da presa, del sudore di troupe a attori, gli uni addosso agli altri. E mi piacciono le sue storie. Sono cresciuto con i vhs di Eduardo che ho consumato a forza di vedere, ma poi mi sono cibato di tutto il cinema americano degli anni ottanta e novanta: quello che oggi viene continuamente replicato dai remake che arrivano nelle nostre sale a testimonianza del segno indelebile lasciato da quella cinematografia. Io mi ricordo che andavo al cinema e in un solo pomeriggio era capace di vedere due, tre film. Questo per dire che a ispirarmi è la mia cultura napoletana e quella appresa dalla visione del cinema americano.