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Italian Film Festival Berlin

“Il muto di Gallura” all’Italian Film Festival Berlin

Tra storia e leggenda una sanguinaria faida nella Sardegna dell’800

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Il muto di Gallura

Dopo Piccolo Corpo di Laura Samani, un’altra opera prima presentata all’Italian Film Festival Berlin è Il muto di Gallura di Matteo Fresi. Tratto dall’omonimo romanzo di Enrico Costa, il film è stato scritto dallo stesso regista Matteo Fresi insieme a Carlo Orlando. Prodotto da Fandango e Rai Cinema e sostenuto dalla Fondazione Sardegna Film Commission, il film è distribuito da Fandango. Tra gli interpreti Andrea Arcangeli, Marco Bullitta, Giovanni Carroni, Syama Rayner, Aldo Ottobrino, Fulvio Accogli, Nicola Pannelli, Andrea Carroni, Fiorenzo Mattu, Felice Montevino, Roberto Serpi, Francesco Falchetto, Stefano Mereu, Noemi Medas, Adele Armas, Andrea Nicolò Staffa.

Il muto di Gallura, Il trailer

Il muto di Gallura, la trama ufficiale

Questa storia, ambientata nella Gallura di metà Ottocento, ruota intorno alla faida tra le famiglie Vasa e Mamia, che causò la morte di oltre settanta persone. Bastiano Tansu è un personaggio realmente vissuto. Sordomuto dalla nascita, venne maltrattato ed emarginato finché la sua furia e la sua mira prodigiosa non divennero utili alla causa della faida. Il legame di sangue e l’assassinio di suo fratello Michele, lo annodano indissolubilmente a uno dei due capi fazione, Pietro Vasa, che lo trasforma nell’assassino più temuto dell’intera faida.

Lo stato e la chiesa procedono per tentativi, spesso maldestri, per arginare l’ondata di terrore, mentre le due fazioni si consumano a vicenda. Quando le paci di Aggius determinano la fine della faida, Bastiano sembra aver trovato anche la pace interiore nell’amore corrisposto per la figlia di un pastore. Ma in un mondo violento e superstizioso, che già da bambino lo additava come figlio del demonio, Bastiano non può essere assolto…


Tratto da una storia vera, il film si apre con le immagini di un rito apotropaico eseguito per scacciare il male da un bimbetto biondo, nato sordo e che non sa parlare. Si chiama Bastiano Tansu e diventerà una leggenda con l’appellativo de Il muto di Gallura.

La storia scorre in ordine cronologico e coprirà tutta la vita del protagonista, ma dobbiamo aspettare la sua età adulta per vedere il personaggio attivo in un ruolo di rilievo.

La messa in scena del film appare, specialmente quando si presentano personaggi e contesto storico, troppo formale e priva di accorgimenti o sfumature che ne esaltino il realismo.  All’inizio si ha l’impressione di assistere a una ricostruzione storica in costume, filologicamente coerente ma finta.

Questa impressione, che naturalmente non nuoce ai pregi del film più di tanto, è corroborata da una recitazione molto “teatrale” da parte di professionisti, comunque bravi.

Dal punto di vista registico, il film appare ben realizzato, con alcune scelte che potrebbero apparire però come tentativi virtuosi superflui. Questi troverebbero una spiegazione se fosse chiaro il livello simbolico. Come le inquadrature della mescita del vino e della colatura del  sangue del cinghiale dal punto di vista del fondo del contenitore. Il rosso sangue che in questa storia scorre in abbondanza.

Del western, genere a cui il film viene a volte accostato, ci sono appunto il sangue abbondante, la spietatezza, il grilletto facile, il disprezzo per la legge. E i paesaggi mozzafiato.

Il tono del film è sempre molto serio e solenne. S’intuisce una grande dedizione nella realizzazione de Il muto di Gallura e anche una certa sincera compiacenza nel raccontare una storia e un luogo molto sentiti. Una compiacenza forse figlia o nipote di quell’orgoglio sardo che affonda le sue radici proprio nell’epoca di ambientazione della storia e nell’irredentismo contro i piemontesi.

Il muto di Gallura

Il direttore Enrico Magrelli con il regista Matteo Fresi e l’interprete Luciano Siliprandi in conversazione con il pubblico in sala

L’incontro con il pubblico

Al termine della proiezione il regista Matteo Fresi ha incontrato il direttore artistico del Festival Enrico Magrelli per una conversazione con il pubblico in sala.

Enrico Magrelli: Come arriva l’idea di raccontare questa storia?

Matteo Fresi: È una storia che ho conosciuto dai racconti orali, una storia che è ancora molto sentita dalla gente del posto. Ho letto il romanzo di Enrico Costa ed ero rimasto affascinato dall’idea che questa storia potesse diventare un film. Il desiderio di realizzarlo era forte, ma non credevo di poterlo fare come opera prima, perché si presentava come un progetto difficile, in costume, in lingua. Poi ho raccontato la storia a Domenico Procacci della Fandango.

EM: Perché l’uso del gallurese?

MF: Ero convinto che sarebbe stato necessario mostrare distanza col pubblico, senza immedesimazione (spiegazione della mancanza di empatia coi personaggi? ndr). Capire cosa significasse vendetta per i Galluresi è difficile. Del resto se parlassero l’ italiano sarebbero ridicoli.

EM: Leggenda o verità storica?

MF: È una storia che da subito è apparsa come una leggenda tramandata. Il romanzo di Enrico Costa esce nel 1884, a trent’anni dai fatti accaduti, inevitabilmente come frutto di una ricostruzione da testimonianze indirette. Con lo sceneggiatore Carlo Orlando abbiamo pensato che dovesse essere raccontato con la forma della leggenda.

EM: Quali sono state le difficoltà maggiori, considerato che questo è il suo primo film? Ha scelto un tema complesso….

MF: Le difficoltà maggiori sono emerse durante la scrittura della sceneggiatura. Risolte quelle ero contento del risultato, soddisfatto del copione. Trovare il paesaggio naturale giusto, che fosse importante come un personaggio è stato l’obiettivo più difficile.

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Il muto di Gallura

  • Anno: 2021
  • Durata: 1h 43min
  • Distribuzione: Fandango
  • Genere: Dramma
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Matteo Fresi
  • Data di uscita: 31-March-2022