
Anno: 2009
Durata: 96’
Nazionalità: Usa
Regia: Jennifer M. Kroot
L’omaggio a George Kuchar, scomparso pochi mesi fa, è l’ultimo documentario sulla carriera dei gemelli Kuchar, proiettato in chiusura della rassegna del Festival Agender – Queer Cinema.
Protagonisti del film, girato dalla regista Jennifer M. Kroot, sono gli applauditi maestri americani delle pellicole B – movie queer.
Così, insolita, stravagante, ed ironica appare la fittissima produzione dei fratelli Kuchar, geniali filmakers che, poco più che dodicenni, mettono in scena un folle, irriverente e provocatorio atto d’amore per il cinema, suggestionati dai grandi film melodrammatici anni ‘50 della florida industria di Hollywood.
Cresciuti nel Bronx negli anni ‘60, George e Mike Kuchar, all’interno del movimento underground, realizzano pellicole low budget, in cui alieni, androidi ed elementi pseudo horror e trash vengono rimescolati dando vita ad una delle produzioni indipendenti americane più sofisticate e cinefile degli ultimi cinque decenni.
Dal Bronx sul finire degli anni ‘50 vengono notati ed applauditi dal cinema underground di Manhattan e da Jonas Mekas – padre del cinema americano sperimentale – che di loro apprezzerà l’esplorazione dell’aspetto poetico del cinema.
Da Hold me while i’m naked a Sins of the Fleshapoids, i gemelli Kuchar, intervistati separatamente, si raccontano, partendo dalla frequentazione assidua dei cinema nelle periferie del Bronx fino alla realizzazione di pellicole in 8mm girate senza un soldo, andando oltre il glamour hollywoodiano, attraverso uno sguardo estremamente ironico sulla produzione mainstream americana.
Ad intervallare la doppia intervista alternata ai due fratelli, che si raccontano attraverso i loro film, intervengono volti noti come Atom Egoyan e Waine Wang, registi di fama internazionale, ricordando con grande entusiasmo quanto questi Kuchar fossero insoliti, stravaganti e geniali.
Nessuna scuola, nessun metodo, ma solo una voracità smisurata per il cinema li porta a fondere elementi e generi in cui si ritrovano il cinema d’animazione, horror e i blockbuster americani.
Da queste premesse nasce una sorprendente filmografia indipendente e sperimentale che della grande Hollywood ha messo in scena l’esibizione sfacciata di un susseguirsi incessante di eventi, accanto però ad una costante parodia della stessa, in cui si accentua e si distorce ogni figura, creando uno stile suggestivo, visionario e sempre sopra le righe.
Martina Bonichi