Il cinema di Joe Wright, amante dello stile e della poesia
Dopo aver ammirato in sala lo splendido Cyrano, osserviamo quali sono i punti di forza del cinema di Joe Wright, soffermandoci sullo stile inconfondibile e sulla trascinante passione che permeano ogni dettaglio.
Osservando la filmografia di Joe Wright, il primo aspetto che salta agli occhi è l’eclettismo. Nello scegliere l’opera da realizzare, il cineasta londinese sembra prediligere storie dalle basi solide, spesso letterarie, o ispirate a personaggi realmente esistiti.
Sebbene parte del materiale sia già stata utilizzata in precedenza, dando vita ad altri progetti artistici, ciò che rende il suo lavoro unico e assolutamente pregevole è lo stile. Wright ha un modo particolare di vedere e di raccontare.
Fare film è un’espressione della nostra anima […] È la cosa più vicina alla mia essenza. Non sono molto bravo a esprimerlo in altri modi.
Forse dipenderà dalla sensibilità, dalla famiglia – i genitori hanno fondato un teatro di marionette – o dalla sua innata propensione per le arti. Pittura, recitazione, super8, videoclip. Aspetti diversi con il marchio della stessa creatività.
Seguendo un ideale fil rouge nella filmografia di Joe Wright
Ripercorrendo i titoli diretti da Joe Wright, si può notare una sorta di fil rouge, la poesia di fondo che permea ciascuna delle sue opere, indipendentemente dal genere di appartenenza. È possibile rintracciarne in Cyranocome in Hanna.
Aiutano molto le suggestioni offerte dalle location – Noto, in Sicilia, nel primo caso; ilLago Kitkajärvi e gli scenari finlandesi nel secondo – che definiscono personalità e situazioni. L’intenso addestramento della giovane Hanna (interpretata da Saoirse Ronan) plasma il suo carattere: spietato, glaciale, selvaggio. Come l’ambiente che la circonda, la protagonista risponde agli stimoli che le si presentano con freddezza e ferocia. Perché conosce solo quelle, sebbene nelle sue vene scorra sangue umano e nel suo petto batta un cuore che necessita di essere scaldato, custodito, stretto in un abbraccio.
Gelo, neve e solitudine si avvertono in abbondanza anche sul finale di Cyrano, prima del tragico epilogo. L’orrore della guerra fa da contraltare alla potenza dell’amore, che tiene in vita oltre l’immaginabile. Sulle note di Wherever I Fall, le emozioni sgorgano quasi fossero un fiume in piena, travolgendo qualsiasi resistenza lungo il percorso.
Seguendo la musica del cuore
Ed ecco allora la musica, altro fondamentale “ingrediente” del cinema di Wright, che ne ha fatto un vero e proprio motivo d’orgoglio. Sebbene non sia considerato tra i suoi migliori lavori, Anna Karenina ha un paio di scene indimenticabili.
Una di queste è il valzer danzato da Anna (Keira Knightley) e Vronsky (Aaron Taylor Johnson): la macchina da presa si concentra su di loro, sui movimenti sinuosi, sull’armonia, mentre tutto intorno le persone appaiono immobili, come in un tableaux vivants. In quel preciso istante, esiste solo ed esclusivamente la coppia di protagonisti. Uniti dal destino e da un amore che non ammette ragioni.
Ho concepito Anna Karenina come fosse un balletto con le parole.
Al centro della trama de Il solista, la figura – realmente esistita – del violoncellista di nome Nathaniel Ayers (Robert Downey Jr.), promessa della Juilliard, finito per strada senza un tetto sopra il capo. La musica rappresenta, al tempo stesso, una passione talmente grande da risultare ingombrante e un appiglio a cui aggrapparsi per restare a galla.
L’incontro con il giornalista Steve Lopez (Jamie Foxx) permetterà a entrambi di modificare le rispettive esistenze, incanalando sentimenti, frustrazioni e dolore in un’amicizia inaspettata, e duratura.
L’esempio magistrale di Cyrano
Ovviamente, non ci si può esimere dal citare ancora Cyrano. Prendendo ispirazione dall’omonimo lavoro di Erica Schmidt, emerge uno dei musical (cinematografici) più entusiasmanti, suggestivi e spettacolari di sempre. Scritti dai The National, al secolo Bryce Dessner, Aaron Dessner and Matt Berninger, i brani sostengono e arricchiscono la narrazione.
Un invito a partecipare con tutti i sensi, a lasciarsi completamente andare, a vivere di pancia e di cuore, dimenticando per un paio d’ore la realtà circostante. Merito anche delle voci scelte per interpretarli, da Peter Dinklage ad Hailey Bennett, da Kelvin Harrison Jr. a Ben Mendelsohn, che veicolano le emozioni in maniera pura, potente, particolare.
Joe Wright incanta con la sua “visione” cinematografica
Joe Wright ha saputo crearsi un seguito attraverso la sua personale visione del mondo (artistico e non), che si traduce in espressioni uniche e ammalianti. Così i romanzi di Edmond Rostand (Cyrano), Jane Austen (Orgoglio e pregiudizio), Ian McEwan (Espiazione), Lev Tolstoj (Anna Karenina), James Matthew Barrie (Peter Pan), trovano nuova vita sullo schermo, nelle immagini e nelle scelte stilistiche di un autore mosso dalla passione più vera.
Una passione nei confronti delle storie, della Storia – si veda l’episodio raccontato ne L’ora più buia – di chi l’ha popolata e, in qualche modo, segnata.
Ogni volta che faccio un film, sento che mi dà la possibilità di imparare qualcosa di nuovo.
Un ultimo accenno lo riserviamo all’incursione televisiva in una delle serie più ambiziose di sempre. Sua è infatti la regia della prima puntata della terza stagione di Black Mirror, intitolata Nosedive. Il passaggio da un’esistenza “rose e fiori” a una sorta di inferno in terra riporta alla mente le vicende di Espiazione. In quel caso, come in questo, la fotografia, la luce, i colori, modificano i toni, intensificandoli e seguendo la parabola discendente vissuta dai protagonisti.
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