
Anno: 2011
Durata: 144′
Genere: Drammmatico
Nazionalità: Giappone
Regia: Sion Sono
Durante la conferenza stampa con Sion Sono , Emanuela Martini, direttrice del Torino Film Festival, chiede al regista giapponese se è corretto definire alcuni suoi film ‘poesie’ (il cineasta ha cominciato la sua carriera artistica proprio come regista), e altri romanzi, indicando Guilty of Romance, proprio come simbolo di quest’ultima categoria. Sono Sion, solitamente impassibile, ha annuito, sorridendo, come se la definizione calzasse a pennello con le sue idee.
Partiamo proprio da questo: perché il film del 2011 è un romanzo? Perché nonostante la sua evidente voglia di sperimentazione e nonostante alcuni eccessivi (e non richiesti) sovraffollamenti nella trama, il respiro della pellicola è davvero ampio. Per questo non pesano le quasi due ore e mezza di visione. Perché pur raccontando una storia decisamente intima (la trasformazione della protagonista da moglie perfetta e servizievole a lussuriosa prostituta coinvolta in un omicidio) l’evoluzione del film ha un sapore molto più “largo”.

A metà tra un thriller, una storia erotica e un “romanzo di formazione”, con tocchi di follia di non poco conto, Guilty of Romance riesce dove altre pellicole di Sion Sono avevano fallito: coniuga narrazione e poesia (che in questo casi si chiama sperimentalismo), non rinunciando ad abbondanti dosi sia dell’una che dell’altra. Non importa che alla fine i tasselli non combacino tutti (devono proprio farlo?), la sensazione di appagamento finale è molto più soddisfacente.
Uscendo dal cinema si sente di aver vissuto un cambiamento, pari a quello che ha portato la protagonista nel distretto dei Love Hotel di Tokyo. Un’evoluzione, chiaramente non per forza in positivo, che nella sua bizzarria visionaria resta credibile e intima.
Michelangelo Pasini