Connect with us

Reviews

5ª edizione Visioni Fuori Raccordo: “La Sospensione” di Matteo Musso (Concorso)

Prodotto dalla Cineteca di Bologna e girato con una HDV, “La Sospensione” viene presentato in Concorso nella seconda giornata del Visioni Fuori Raccordo Film Festival, ospitata al Nuovo Cinema Aquila di Roma

Pubblicato

il

Lo schermo ancora nero lascia lo spazio ad un vociare crescente di giovani alunni. Di spalle un cappuccio avanza titubante in classe aspettando di sedersi, promettendo una difficile realtà.

Prodotto dalla Cineteca di Bologna e girato con una HDV, La Sospensione viene presentato in Concorso nella seconda giornata del Visioni Fuori Raccordo Film Festival, ospitata al Nuovo Cinema Aquila di Roma. Un piccolo film di 39 minuti, che racconta i dieci giorni di sospensione di un giovane marocchino, Nid, in un istituto tecnico nella periferia bolognese.

“Primo giorno”, la didascalia campeggia sullo schermo per definire le prime tappe di una sosta difficile da gestire in una scuola tecnico industriale in cui gli insegnanti cercano di occupare il ragazzo tra i lavori di pulizie nei cortili e nell’officina.

Accanto ad altri sospesi il giovane Nid appare con un visino più  pulito, più giovane  e meno rabbioso di quanto appaiono i suoi compagni, nonostante la precarietà della sua situazione, in cui il padre è costretto a rientrare nel paese d’origine non avendo un lavoro.

Alle spalle un lungo apprendistato di format e regie televisive, oltre ad una cospicua produzione di documentari (alcuni tra l’altro prodotti con Ermanno Olmi), Matteo Musso racconta come una marginalità significativa possa risolversi nell’abbraccio inverosimile tra compagni di diversa razza, cultura e provenienza, ed accolta da una filantropica comprensione degli insegnanti.

Ricordando a grandi linee il plot messo in scena da Claudio Genovese in Fratelli d’Italia (2009), il giovane regista genovese, che lavora da solo sulle riprese, regia e montaggio, sceglie di virare il suo racconto sull’ottimismo, risolvendo  la  spinosa questione in una lieta e giocosa conclusione di integrazione.

Così, tra le dissolvenze incrociate, lunghe sfocature ed una sobria voce over che introduce le interviste agli insegnanti ed al ragazzo stesso, Musso costruisce una storia che, pur volendo mettere in scena una singolarità tragicomica delle periferie italiane, adotta un linguaggio da reality televisivo.

Martina Bonichi

Commenta