Cameron Turner è un graphic designer e un illustratore al quale viene diagnosticata una malattia terminale. L’uomo, sposata Poppy e dalla quale ha avuto un figlio, deve scegliere se accettare la proposta del medico di sostituirsi a un clone, dotato di capacità intellettive identiche all’essere umano.
Swan Song, la recensione
La tecnologia al momento è lontana da quanto viene prospettato da Swan Song di Benjamin Cleary. Ma i dilemmi etici di fronte a questi strumenti esistono con la fantascienza, un genere che ha saputo raccontare il presente con l’occhio del futuro. Film e romanzi mettono in discussione ogni certezza, lasciando spazio a tutta una serie di dubbi che lo spettatore non riesce a risolvere. Come la schedina. Vita, morte, o X. Non proprio la metafora perfetta pensando alla distopia che cerca di elevarsi rispetto alla realtà. Cameron Turner si trova infatti a dover decidere su un tema così spinoso da diventare emotivamente insostenibile. Una volta era più semplice non essendoci questo bivio che spezza in due l’esistenza. Ma con la malattia le cose si fanno più sfocate, e le risposte via via diventano vaghe, come se non si avesse più controllo.
Da che parte andare?
Cameron è un uomo per bene. Un marito e un padre premuroso, che non manca mai di scherzare con la moglie Poppy, incontrata per caso su un treno. Un episodio per altro divertente che conferma quanto la vita sia in realtà una combinazione di eventi casuali, a volte. Da quando però scopre di essere malato e di non avere più tanto tempo, si sente bloccato. Eppure deve muoversi, decidere per sé stesso e la sua famiglia. Ed è qui che Swan Song comincia a creare dei piccoli filamenti con il pubblico che, da essere distaccato, si sente preso in causa nella scelta etica del personaggio, come si vede in certe sequenze dove si trova a essere spettatore degli eventi che si succedono lungo il film, in una sala simile a quella del cinema. L’ambientazione per altro assomiglia molto a Ex Machina, un altro film sulla vulnerabilità dell’uomo messo alla prova da degli esseri artificiali. Una dicotomia che si rispecchia su un paesaggio dove natura e tecnica coincidono.
La bilancia dell’esistenza
Quando queste due realtà si uniscono le convinzioni iniziali non sono poi così nette. Ciò che all’inizio si poteva ritenere sbagliato secondo la morale non lo è più se non si ha altra scelta. Cameron Turner, interpretato da un ottimo Mahershala Ali, si porta addosso questo peso per tutto il film, misurando i costi (la propria vita) e i benefici (il benessere della famiglia) su una bilancia che non sembra mai trovare un equilibrio. Questo perché, sin dalla nascita, le fragilità si presentano creando scompiglio nella mente, ma queste debolezze possono essere affrontate solo con la comprensione e l’ascolto, come nel caso della dottoressa interpretata da Glenn Close che in Swan Song riesce a preservare il bene della sua azione se alla base ci sono dei valori. Per quanto tutto questo sia discutibile, è solo un film, e non resta che mettersi comodi e attendere la fine del canto.
Swan Song, Cast
Mahershala Ali
Glenn Close
Naomie Harris
Awkwafina
Il film Swan Song è stato prodotto da Concordia Studio e Anonymous Content.
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