The House, l’ultimo originale Netflix disponibile dal 14 gennaio, sorprende per la sua animazione in stop motion e per le storie che mette in scena. Un film antologico in tre episodi, diretti da quattro registi del settore (Emma de Swaef e Marc James Roels, Niki Lindroth von Bahr, Paloma Baeza) e prodotti dai londinesi Nexus Studios per Netflix Animations, tutti accomunati dalla tecnica a passo uno e dall’ingombrante presenza di una casa maledetta.
The House: Trama
Un mefistofelico architetto propone a una famiglia in difficoltà di abitare, gratis, nella dimora che ha appena progettato. Molti anni dopo, un agente immobiliare tenta di ristrutturare quella casa, con esiti disastrosi. In un futuro imprecisato (ma non troppo) la stessa abitazione pare l’unico bastione ancora in piedi di una civiltà ormai sommersa.
Maledizioni e orrori esistenziali
All’inizio di tutto, come in ogni favola nera che si rispetti, c’è una maledizione. Un patto col diavolo che prende forma negli spazi di una casa inquietante e misteriosa. Parte da qui, dai luoghi comuni dell’horror, The House, svelando, attraverso un orrore esistenziale sempre più strisciante, le origini di un mal(essere) destinato a cambiare forma e sopravvivere nel tempo. È proprio in quel luogo, teatro di una discesa nella follia senza scampo (o quasi), che convergono infatti storie ed esistenze altrimenti eterogenee. Tre episodi per altrettanti periodi differenti uniti solo dall’influenza mortifera di una casa e dalla tecnica della stop motion.
Attraverso il tempo e i generi
Dopo il successo di Arcane, Netflix continua a riservare sorprese per quanto riguarda i suoi prodotti di animazione, questa volta servendosi di quella a “passo uno” degli inglesi Nexus Studios. È in questa casa di bambole, che guarda a Tim Burton, Jan Svankmajer , il Wes Anderson di Fantastic Mr. Fox, ma anche ad autori come Poe e Kafka, che prende così vita un film antologico affascinante e rigoroso. Mettendo insieme diversi nomi del settore, l’operazione di The House riesce a condensare in sé sguardi e storie differenti in un racconto episodico ma unitario. Un viaggio di liberazione attraverso il tempo e i generi. Sì, perché se le premesse sono quelle classiche del racconto gotico (il primo segmento, forse il più riuscito), The House, episodio dopo episodio, si evolve in maniera imprevedibile, fino a lambire i territori del thriller psicologico e del film postapocalittico.
Un’umanità disperata
Passato, presente e futuro si condensano così in un’opera anomala ma con un’identità e un’idea forte al suo interno. Mentre la casa, da labirintico inferno si trasforma in catalizzatore di una follia brulicante e animalesca fino a diventare, forse, possibile strumento di liberazione. Al centro di tutto un’umanità (anche quando ha i tratti di topi o gatti) alle prese con un orrore che emerge dal quotidiano, incapace di confrontarsi con la perdita e con la consapevolezza di non avere il pieno controllo sulle proprie vite, i propri progetti, i propri sogni. Sorretto da un cast di voci celebri (da Mia Goth a Helena Bonham Carter, passando per Jarvis Cocker), The House si fa così incubo perturbante e complesso. Emblema di paure e insicurezze senza tempo.