Kardec del regista brasiliano Wagner de Assis è il nuovo film targato Netflix, ora disponibile sulla nota piattaforma streaming.
Il film di de Assis ha per protagonista un personaggio realmente esistito nella Francia di Napoleone III. Si tratta di Hippolyte Léon Denizard Rivail, insegnante e studioso che vediamo, nelle battute iniziali, licenziarsi dall’istituto nel quale insegna per non dover subire le forti ingerenze da parte della Chiesa cattolica nei programmi di insegnamento.
Nella Parigi della metà del XIX secolo uno studioso si lascia attrarre dallo spiritismo
Kardec è ambientato nella Parigi di metà Ottocento, città in cui il professor Rivail (interpretato dall’attore brasiliano Leonardo Medeiros), dapprima scettico, si lascia attrarre dal fenomeno dei cosiddetti “tavoli rotanti”, ossia sedute attraverso le quali presunti medium sostenevano di poter evocare le anime dell’aldilà. Il professor Rivail, forte della sua razionalità scientifica, stenta a credere a tali fenomeni. Tuttavia, dopo aver preso parte insieme all’adorata moglie Amélie Gabrielle (Sandra Corveloni) ad alcune sedute spiritiche, inizia a ricredersi, divenendo ben presto uno dei principali studiosi dello spiritismo e fondatore della Società Parigina degli Studi Spiritisti.
Dopo aver scoperto, grazie ad alcuni dialoghi con le anime dei defunti, di essere stato in passato un antico druido di nome Allan Kardec, Rivail inizia a pubblicare con questo pseudonimo alcuni trattati sullo spiritismo che gli attireranno ostilità da molte parti, soprattutto dai vertici della Chiesa cattolica che metteranno al bando le sue opere, sottoponendolo a una sorta di nuova inquisizione per le sue idee considerate eretiche e blasfeme.
Un film che raramente riesce a stimolare l’interesse dello spettatore
Il film di Wagner de Assis, non nuovo all’interessamento per il paranormale, confeziona un’opera che, per il tema e per il fatto di tratteggiare la figura di un personaggio del quale oggi non si ha una gran conoscenza, potrebbe avere un qualche livello di attrattiva. Purtroppo, però, l’interesse per Kardec, si ferma qui.
Si tratta infatti di un’opera che, in quasi due ore di narrazione, non decolla mai. La sceneggiatura – scritta dello stesso regista e da Luiz Gustavo Bayão – risulta incapace di elevare il livello di attenzione dello spettatore e, soprattutto, non è mai in grado di analizzare a fondo la forte personalità del protagonista e le sue altrettanto grandi contraddizioni.
Rivail è uno studioso, uno scienziato che ha fatto della razionalità la sua ragione d’essere. Improvvisamente si trova attratto da una materia, come lo spiritismo, che si colloca agli estremi opposti. Per lui lo studio di questa dottrina diventa quasi un’ossessione che lo porterà a dover pagare di persona, osteggiato sia dai suoi vecchi colleghi scienziati, sia dai suoi nuovi compagni. Purtroppo questo suo tormentato percorso interiore non trova, nel film di de Assis, la giusta eco e la necessaria drammatizzazione, riducendosi a un quadro dai colori spenti, mai in grado di infiammare la platea.
Anche l’ambientazione parigina (il film ha avuto pesanti ritocchi di computer grafica per rendere la città quanto più simile a quella dell’epoca) risulta scialba e più confacente a un prodotto televisivo di medio livello.
Kardec si ricorderà quindi soprattutto per essere stata un’occasione mancata. Ed è un peccato, perché una figura interessante come fu quella del professor Hippolyte Léon Rivail avrebbe potuto rappresentare una ghiotta occasione per realizzare un biopic di alto livello.
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