‘Honeymood’. Disavventure di nozze per coppie eccentriche
La commedia di Talya Lavie al Taormina Film Fest. La giovane regista, che firma la sua opera seconda, ha già ricevuto premi e riconoscimenti per i suoi lavori precedenti. Adesso ha diretto un film divertente con una certa dose di disincanto.
Honeymood è il secondo film in concorso. Scritto e diretto dalla giovane Talya Lavie, regista israeliana già premiata con il miglior film al Tribeca Film Festival per il suo primo lungometraggio, Zero Motivation. La sua opera in gara è prodotta da Spiro Films e Rosamont con il sostegno del Fondo per il cinema e del Ministero della cultura israeliani.
Honeymood, La trama
Israele. Una giovane coppia arriva in albergo la prima notte di nozze. Eleanor (Avigail Harari) è un’insegnante di teatro, Noam (Ran Danker) una guardia del corpo. Iniziano a bisticciare sui doni di nozze. Aprono una busta-regalo destinata allo sposo e trovano un anello: è da parte della precedente fidanzata di lui, Renana (Yael Folman). Eleanor non tollera il gesto e dopo una nuova lite convince il marito a raggiungere la donna e restituirle il dono, ma la ex partner non si trova. Eleanor è scontenta e, una richiesta eccentrica dopo l’altra, ottiene sempre ragione. La ricerca di Renana li porta a incontrare un precedente fidanzato della sposa, Shmuel (Meir Suissa), che insiste nel mostrare loro il suo ultimo film. A questo punto la coppia si separa con la promessa di rincontrarsi in hotel. Comincia per entrambi un vagabondare per l’intera città, per tutta la notte. Ciascuno dei coniugi, incontrando altri personaggi, partecipa a buffi episodi finché la sposa non torna in albergo e scopre che Noam è in camera in compagnia di un’altra donna. Sembra la fine della loro storia, ma la vicenda prosegue.
«Appena tornata dal mio matrimonio perfetto, voglio ancora buttarmi giù da un dirupo. Sono spacciata».
Honeymood, una commedia candida ed eccentrica
Il film di Talya Lavie compie il suo scopo. È una storia divertente, con uno sviluppo ordinato di situazioni bizzarre. Tutti i personaggi hanno un profilo essenziale ma sufficientemente comico, la recitazione è adeguata. Eleanor è una ragazza perennemente insoddisfatta ma non infantile né isterica; la sua controparte, Noam, è solo all’apparenza una persona responsabile e nasconde in sé quell’irrequietezza che ha attratto la moglie; in fondo, come sintetizzava brillantemente uno dei personaggi di Insonnia d’amore (Nora Ephron, 1993), «l’amore è l’incontro di due nevrosi».
La trama contiene diversi episodi buffi, come l’improvvisa coreografia di Eleanor con una squadra di guardie del corpo in mezzo alla strada, il passaggio sul camion dei netturbini, la sconosciuta che tenta il suicidio, il concierge dell’albergo che vieta l’accesso alla sposa. Il tono complessivo delle scene resta moderato, accrescendo la sensazione d’improbabilità e quindi ricalcando il tratto comico. Una colonna sonora lieve e spensierata carica gli episodi del giusto ritmo. Persino il finale, con la sua sfumata amarezza, concede il sorriso.
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