Finito direttamente in streaming a causa dell’emergenza da Coronavirus, approda in blu-ray sotto il marchio Warner Bros Godzilla vs. Kong. Diretto dall’Adam Wingard autore degli horror You’re next e Blair witch, quindi, lo scontro più atteso del millennio è ora su disco. Un disco in alta definizione oltretutto corredato nella sezione extra di commento audio del regista e dieci featurette per esplorare minuziosamente il film dietro le quinte. Ma procediamo per ordine, con lo scimmione più famoso della Settima arte che, direttamente da Kong: Skull Island di Jordan Vogt-Roberts, troviamo in scena subito. Addirittura in anticipo rispetto ai titoli di testa, tenuto sotto osservazione sull’Isola del Teschio tramite una cupola tecnologica che replica il suo habitat. Poi non tarda a mostrarsi il drago dall’alito radioattivo, che avevamo lasciato trionfante al termine di Godzilla II – King of the monsters di Michael Dougherty.
E si entra quindi nel vivo di quella che possiamo considerare una rivisitazione de Il trionfo di King Kong di Ishiro Honda, datato 1962.
Un cross over in evidente aria di metafora sul sentimento di odio di allora tra Stati Uniti e Giappone. Stavolta, però, cartapesta e modellini vengono ovviamente messi da parte per lasciare spazio ad impeccabili effetti digitali, con chiaro sottotesto ecologista ad attraversare la visione. Perché da un lato l’agenzia di criptozoologia Monarch porta alla luce le tracce delle origini dei titani durante una pericolosa missione verso terre inesplorate. Dall’altro una cospirazione minaccia di eliminare per sempre tutte le creature dalla faccia della Terra.
Creature che sono una meraviglia per gli occhi dello spettatore e cui rende pienamente giustizia in Godzilla vs. Kong la fotografia di Ben Seresin. Mentre il cast vede Millie Bobby Brown affiancata ad un amico interpretato da Julian Dennison e ad un complottista dal volto di Brian Tyree Henry. Destinati a scoprire che la multinazionale Apex Cybernetics, dove lavorava quest’ultimo, nasconde il gigantesco robot MechaGodzilla, telepaticamente guidato e finalizzato, appunto, allo sterminio dei titani. Un MechaGodzilla chiaramente lontano nei connotati da quelli proto-giocattolo cui ci aveva abituati la tradizione nipponica. Un Mechagodzilla che esteticamente si presenta, di conseguenza, quasi in qualità di figlio dei Transformers cinematografici di Michael Bay.
Man mano che il plot si sviluppa su una spedizione in compagnia di Kong nella Terra Cava, alla ricerca di una misteriosa fonte di energia.
Spedizione cui prendono parte un geologo, un’antropologa e una bambina sordomuta in grado di comunicare col grosso primate attraverso la lingua dei segni. Ovvero Alexander Skarsgård, Rebecca Hall e Kaylee Hottle. Navi attaccate e improvvise ire devastatrici del lucertolone nato negli anni Cinquanta come Gojira fanno il resto. Al servizio di un movimentato blockbuster d’intrattenimento capace di lasciare più che soddisfatti i fan dei fotogrammi invasi da kaiju (mostri giapponesi, per intenderci). Soprattutto perché è un lungo combattimento conclusivo immerso in una Honk Kong dalle luci fluorescenti ad impreziosire Godzilla vs. Kong. Una Hong Kong trasudante, in un certo senso, sapore bladerunneriano.