Al momento sullo schermo con la serie Netflix Yes Day, Jennifer Garner si è detta favorevole ad un eventuale reboot di Alias.
Jennifer Garner: tutto inizia con Alias
Dopo essersi laureata in teatro alla Denison cominciarono ad aprirsi una serie di porte per la Garner. Ma l’attrice si fece subito valere nel dramma Felicity di J.J. Abrams, che la portò ad un ruolo da protagonista nella sua serie successiva: il thriller di spionaggio Alias.
“Aveva una vulnerabilità e una gentilezza in lei che era innegabile”, dice Abrams della sua star, “e naturalmente non potevi toglierle gli occhi di dosso”.
Anche il regista Jason Reitman, che l’ha lanciata in Juno, ne parla in maniera positiva.
“È sfacciatamente sincera in un modo che non si vede più. È come se ci fosse una gara a chi si preoccupa di meno là fuori, e Jennifer Garner si preoccupa. Si preoccupa della sua famiglia, di recitare, di ballare, di cucinare – si preoccupa spudoratamente”.
Chi era Jennifer Garner in Alias
Sydney Bristow, studentessa di giorno e spia di notte, ha instillato nella Garner una durezza che prima non aveva. “Ero molto meridionale e ossequiosa, e avevo bisogno di un po’ di spavalderia” ha detto di sé.
Abrams sostiene di aver assistito ad una trasformazione nel solo episodio pilota, girato in 20 giorni circa nella primavera del 2001. “Stava imparando le lingue, scalando edifici e combattendo con muscoli che non so se avesse mai usato prima, ed era orgogliosa dei suoi lividi. Ed è divertente perché era sposata con Scott Foley, che era via a fare un film mentre lo stavamo girando, e quando abbiamo finito, mi ricordo di aver pensato, ‘Oh mio Dio, Scott tornerà a casa da una moglie diversa’.”

Da lì una carriera in ascesa
Prima fu Steven Spielberg, desideroso di lanciarla in una piccola parte di fronte a Leonardo DiCaprio in Prova a prendermi del 2002. Aveva visto la Garner in Alias, dove interpretava personaggi diversi di settimana in settimana. Poi arrivarono i ruoli principali in Marvel’s Daredevil e nello spinoff Elektra. Questo insieme al suo debutto sul grande schermo, 13 Going on 30, una commedia romantica sullo scambio di corpi.
Quando Alias si concluse dopo cinque stagioni, la Garner, ormai vincitrice di un Golden Globe e quattro volte candidata agli Emmy, si ritrovò in cima alle liste dei desideri dei casting, capace di passare dall’azione al romanticismo.
Col tempo e con l’arrivo di tre figli, fare il genitore è diventato l’obiettivo principale dell’attrice.
Tanti progetti presenti e futuri
Presto la vedremo protagonista in una commedia familiare per Netflix, ma solo dopo la fine delle riprese di The Adam Project con Ryan Reynolds (qui per alcune anticipazioni).
E adesso c’è Yes Day (qui per il trailer e qui per la recensione), il film di Netflix in cui la Garner interpreta una mamma che accetta di dire sì a tutto ciò che i suoi figli le chiedono per un giorno intero. Un ruolo che le è stato chiesto perché ogni anno ne fa una versione reale con i suoi figli e pubblica i risultati imbarazzanti – di lei, mai di loro – su Instagram. La parte non le farà vincere nessun Oscar, ma è una storia che fa sentire bene. Soprattutto in un momento storico in cui il pubblico potrebbe usare una cosa del genere. E poi è una bella pausa dai ruoli più oscuri che alla Garner viene sempre chiesto di interpretare.
Ma sul reboot di Alias?
Al momento l’attrice è impegnata nella serie limitata Apple che ha in corso con Abrams, che non è, però, il reboot di Alias che i fan stanno chiedendo a gran voce. Anche se la Garner sarebbe pronta anche per quello. “Contatemi”, ha affermato, “andrò a prendere Bradley Cooper per la collottola e me lo porto dietro”. E già nel 2018 aveva rivelato: “Ho sentito che starebbero pensando a un reboot di Alias, ma nessuno me ne ha parlato direttamente. Voglio dire, sarebbe qualcosa di totalmente differente. Ma se non mi chiamassero per fare almeno un’apparizione, ci rimarrei davvero molto male“.
Non resta che continuare a sperare e incrociare le dita.