One Night in Miami… Una sera con Malcolm X, Sam Cooke, Muhammad Ali e Jim Brown
Il pregio di un film come One Night in Miami...non sta tanto nella novità dell'assunto in quella di un dibattito da sempre al centro dell'opera di Spike Lee e dei suoi epigoni quanto piuttosto nel saper mettere il mito a disposizione della realtà e poi nel pragmatismo del suo punto di vista. Distribuito da Prime video One Night in Miami... punta dritto all'Oscar
Il debutto alla regia di Regina King e il tema fondante di One Night in Miami sono legati da una relazione superiore alla corrispondenza tra arte e vita, tra l’autrice del film e la materia di cui esso tratta.
Raccontare oggi un episodio della vita di alcuni degli uomini più celebri e importanti della comunità afroamericana degli anni sessanta come Malcolm X, Sam Cooke, Muhammad Ali e Jim Brown e affidarne la messinscena a una regista donna rispecchia lo spirito del tempo con una sintesi che in tema di diritti civili mette insieme da una parte le tensioni scoppiate all’indomani dell’omicidio di Henry Floyd da parte della polizia americana dall’altra il dibattito sul ruolo della donna all’interno della società americana post #METOO
Sapere che in caso di nomination Regina Kingsarà la prima regista americana a ricevere tale candidatura ci dice non solo dell’eccezionalità dell’avvenimento, peraltro probabile vista la positiva accoglienza ricevuta dalla stampa nazionale, ma anche di quanto ancora ci sia da fare in termini di giustizia e di pari opportunità. Da questo punto di vista One Night in Miami… pur essendo ambientato nella metà degli anni sessanta, richiamati per l’occasione dall’incontro (il fatto e’ realmente accaduti) ) tra Malcom X, Cassius Clay, Sam Cooke e Jim Brown, tenutosi in un anonimo albergo di Miami, sembra fatto apposta per dialogare direttamente con i fatti del nostro tempo, riflettendo sulle molte questioni rimaste ancora aperte in termini di discriminazione e giustizia sociale.
Dei nostri giorni One Night in Miami… evoca non solo lo spaesamento emotivo di fronte al palese attacco alle istituzioni (allora la morte di John Fitzgerald Kennedy, oggi l’occupazione del Campidoglio da parte dei sostenitori del presidente uscente Donald Trump) e più in generale alla crisi di una democrazia incapace di assicurare quanto promesso dalla sua Costituzione. Un sentimento, questo, che all’interno della comunità afroamericana si traduce nella necessità di reagire ai soprusi evitando di rispondere in ordine sparso ma di organizzarsi intorno a una leadership capace di farsi portavoce di tutti e non delle singole parti.
Lo dice Malcon X quando invita i suoi ospiti a mettere le rispettive celebrità al servizio della causa, lo dice a colleghi e spettatori Regina King attraverso il messaggio del film (lo ha detto in queste ore Viola Davis, un’altra delle pretendenti all’Oscar, rivolgendosi idealmente all’altra guida spirituale, Martin Luther King).
Quest’ultimo, a fronte di un inizio all’insegna del buonismo indotto dal carattere spavaldo e guascone di alcuni dei protagonisti come pure dell’occasione gioviale e festosa che fa da premessa alla vicenda (i festeggiamenti per la conquista del titolo di campione del mondo di boxe da parte di Cassius Clay) assume quasi subito connotazioni drammatiche prodotte dalla problematicità della cornice storica (siamo nel pieno della segregazione razziale, della guerra in Vietnam, dell’omicidio del Presidente) e non meno dalle questioni etiche e di coscienza alle quali e’ chiamato a rispondere il variegato sodalizio, (prima tra tutte la responsabilità del singolo nei confronti dei propri simili e il rapporto con il resto della collettività).
Così in One Night in Miami…a far da contrappunto alla modernità dei contenuti e alla necessità di ricostruire la visione d’epoca ci pensa la messinscena classica (di derivazione teatrale) che anziché calarsi nelle personalità dei singoli protagonisti preferisce raccontarle dall’esterno, grazie a una drammaturgia della parola incalzante e precisa a cui sul piano visivo da una mano la dialettica tra campi e controcampi in un alternanza di stasi e movimento che rende tangibile il continuo spostamento di senso scaturito dal confronto dei caratteri.
Con ciò va detto che
Il pregio di One Night in Miami…non sta tanto nella novità dell’assunto e in quella di un dibattito da sempre al centro dei film di Spike Lee e dei suoi epigoni quanto piuttosto nel saper mettere il mito a disposizione della realtà senza sminuire o esaltare ne uno ne altra. E poi nel pragmatismo del del suo punto di vista: non sfugge infatti che One Night in Miami… si congeda dai personaggi non prima di aver documentato i cambiamenti delle loto vite a seguito di quella lunga notte.
In questo e’ come se la King ci volesse dire che le parole servono solo se accompagnate dal fare.
In tal senso One Night in Miami …può essere considerato un film d’azione.
TRAMA ONE NIGHT IN MIAMI
Dopo la vittoria di Muhammad Ali su Sonny Liston, il 25 febbraio del 1964, Ali, Malcolm X, Jim Brown e Sam Cooke passarono la serata insieme in un hotel di Miami, chiacchierando e mangiando gelato. Poche ore dopo Ali renderà pubblica la sua conversione all’islam, nel giro di un anno Sam Cooke e Malcolm X moriranno, e Jim Brown (che è stato un grande del football americano, da noi famoso soprattutto per aver fermato un’invasione aliena a cazzotti in Mars attacks!) lascerà il football per diventare un attore. One night in Miami di Regina King immagina dialoghi e situazioni di quella serata.
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