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#RIFF Fires in the dark di Dominique Lienhard

Presentato al Rome Independent Film Festival 2020, Fires in the dark di Dominique Lienhard narra le vicende del giovane Alan, abitante di un villaggio isolato nel tardo diciassettesimo secolo.

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fires in the dark

Tra le opere in concorso al Rome Indipendent Film Festival 2020, Fires in the dark (Des feux dans la nuit) di Dominique Lienhard è ispirato al romanzo Naufraghi di AkiraYoshimura. L’ambientazione è un’isola poco abitata e lontana dalla civiltà, nel tardo diciassettesimo secolo. Qui vive il giovane Alan (Igor van Dessel) insieme alla famiglia; quando il padre (Jérémie Elkaïm) è costretto a partire per sopperire alla mancanza di cibo, al ragazzo spetta il compito di badare alla madre (Ana Girardot) e ai fratelli minori.

Appartenente al genere del dramma d’epoca, il film ha un andamento lento, che non lo rende particolarmente agevole ma che possiede un suo fascino.

Fires in the dark | Un racconto di formazione tra le bellezze della Corsica

Le incantevoli bellezze naturalistiche della Corsica forniscono infatti una cornice impeccabile alle vicende narrate. L’immobilità e la quiete delle location, in qualche modo, trovano eco negli animi degli abitanti del villaggio. Almeno sino a quando non capiremo che, oltre a invocare e pregare divinità, questi uomini ne uccidono altri per ottenere ciò di cui hanno bisogno, e non solo.

In un simile scenario si inserisce il protagonista, Alan, che poco o nulla ha a che fare con il resto della comunità. Figlio ubbidiente e devoto, il giovane combatte tra il suo istinto e i suoi doveri. La sensibilità di cui è naturalmente dotato non gli permette di fare del male ad anima viva, anzi.

Avendo imparato i principi della cura con le erbe dalla madre, si prodiga al fine di guarire i malati. Non importa che facciano parte della sua famiglia o meno. Ma a capo dell’isola ci sono uomini ben diversi da lui, schiavi del potere e determinati a regnare su una terra di nessuno.

I giochi da bambini si trasformano ben presto in responsabilità da adulti. L’urgenza di cibo spinge al sacrificio, ma anche al furto. Fires in the dark diventa quindi un racconto di formazione, tutto sviluppato dal punto di vista di Alan.

Tra Malick e Scorsese, il viaggio di Alan

Quest’ultimo emula i gesti del padre, facendo tesoro dei suoi insegnamenti, mentre gli incubi continuano a perseguitarlo. La mancanza del genitore si fa sempre più pressante, soprattutto quando si rende conto che la madre non nutre una particolare stima nei suoi confronti. Eppure il ragazzo fa di tutto per far sì che lei e i fratelli non soffrano alcun tipo di sofferenza.

Ma la vita, in special modo quella su un’isola dispersa, può riservare i peggiori imprevisti. L’epidemia che decima il villaggio e il cui tramite è niente meno che un bene di lusso – lusso a cui nessun abitante del posto è avvezzo – costringe all’esilio l’unica famiglia rimastagli.

Per fortuna la presenza di una giovane isolana (Louna Espinosa) rappresenta per il protagonista un’ancora di salvezza, per non finire nella disperazione più totale.

Un po’ Terrence Malick, un po’ Silence di Martin Scorsese, Fires in the dark si muove lento sul binario della scoperta. Il passaggio dalla fanciullezza alla maturità viene scandagliato attraverso le tappe che costituiscono la storia del vilaggio.

Un’opera seconda di grande intensità e dalla forte identità. Non per un pubblico medio ma per chi ama il genere e conosce il senso dell’attesa.

*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.

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#RIFF Fires in the dark: un racconto di formazione nelle sembianze di dramma d'epoca