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Transessualitá a Hollywood. Disclosure di Sam Feder é una nuova testimonianza LGBTQ

Con Disclosure, Netflix prosegue nella sua interessante politica di distribuzione di docu-film a sfondo sociale

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Esce sulla piattaforma Netflix Disclosure, l’interessante documentario diretto da Sam Feder che affronta il tema della transessualità in rapporto alla rappresentazione che ne viene fatta nel mondo di Hollywood e della televisione americana.

Sotto questo punto di vista bisogna dar merito a Netflix di aver proposto, ancora una volta, un docufilm di grande interesse e alto valore simbolico. In un momento in cui il mondo LGBTQ acquista sempre maggior visibilità e, per guardare dentro casa nostra, ai primi di luglio verrà discusso alla Camera il testo unico di legge contro l’omotransfobia.

Il film pone l’accento su oltre un secolo di discriminazioni verso i transgender con violenze fisiche e verbali

Nel film di Feder viene ripercorso, attraverso numerose testimonianze di transessuali per lo più operanti nel mondo dello spettacolo, oltre un secolo di rappresentazione della transessualità sullo schermo. Ponendo l’accento sulla violenza fisica e verbale alla quale i transgender sono sottoposti, con esempi della quantità impressionante di stereotipi utilizzati per parlare del mondo trans.

Il film si apre con la visione di una Los Angeles notturna sfavillante di luci, sulla quale si innestano le prime considerazioni in merito al fatto che, incredibilmente, oggi Hollywood celebra sia sullo schermo, sia fuori di esso, il mondo trans.

Con i media che hanno smesso di fare domande orribili e imbarazzanti. Per la prima volta le persone trans sono al centro della narrazione. Tuttavia ancora oggi, nonostante la visibilità senza precedenti – o forse proprio a causa di ciò – la realtà drammatica è che i transessuali vengono uccisi in maniera sproporzionata, con un paradosso che vuole che, più essi sono visibili, più vengono violati.

In passato i trans venivano considerati, sul grande schermo, come psicotici o depravati

Con l’utilizzo di vari spezzoni di film di ogni epoca e genere viene condotta la tesi che a lungo la rappresentazione sullo schermo dei trans ha diffuso l’idea che la transessualità, in realtà, non esista. Trattandosi, di fatto, di persone mentalmente disturbate che venivano spesso associate a psicotici, serial killer o depravati.

A tal proposito vengono portate a esempio alcune pellicole di Alfred Hitchcok  – prima fra tutte Psyco – dove il regista associa ossessivamente la figura dell’assassino a personaggi travestiti da donna. Aspetto che ha fatto scuola, se si pensa a film come Vestito per uccidere di Brian De Palma o Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme.

Si mostra, inoltre, con vari esempi di episodi tratti da soap opere famose quali I Jefferson o Soap, come l’argomento transessualità veniva trattato in modo da mettere alla berlina la figura transgender. O come, in altri casi, ancora più vergognosi, lo scoprire improvvisamente di aver a che fare con una persona trans che, sino ad allora si era creduta essere una bellissima donna, provocasse un senso di ribrezzo tale da indurre il vomito. Illuminanti sono, in questo caso, film quali Ace Ventura, Una notte da leoni, La moglie del soldato.

Il film, che mantiene sempre alta l’attenzione dello spettatore, si sviluppa fra interventi che forniscono dati come quello di uno studio secondo il quale l’80% degli americani non conosce persone trans e che la loro conoscenza è fornita solo dall’immagine distorta che ne danno i media.

O considerazioni come quella che pone la scrittrice Jen Richard, che si chiede cosa proverebbe oggi se non si fosse mai vista rappresentata così nei media. Rispondendosi che, forse non avrebbe mai interiorizzato il senso di mostruosità o la paura del coming-out, o l’idea di essere vista come una barzelletta e poter andare a un appuntamento senza avere nella mente l’immagine di uomini che vomitano. D’altronde si chiede anche se avrebbe la consapecolezza di essere trans se non fosse stata esposta a rappresentazioni di varianza di genere.

L’essere nero e trans: un’ulteriore discriminazione

Temi forti che vengono ulteriormente arricchiti da quella che è da considerare a tutti gli effetti una discriminazione nella discriminazione. Cioè il problema che hanno le persone trans di colore, la cui natura viene quasi sempre cancellata, non essendo concepibile che ci possano essere neri transessuali.

Un razzismo che viene raccontato grazie all’ausilio di vari brani tratti da opere cinematografiche e serie televisive più o meno note. Come quelle di D.W. Griffith. Indubbi capolavori che hanno reso adulto il cinema delle origini, ma che sono intrisi di razzismo. Film nei quali il nero è visto sempre come una minaccia (come accade in Nascita di una nazione) ma che, nel momento in cui indossa abiti femminili, diventa un qualcosa di cui si può ridere, perdendo così, agli occhi dello spettatore, l’immagine di ferocia e di pericolo.

Sense8 di Lana e Lilly Wachowski, un enorme passo in avanti nella rappresentazione delle persone trans

Infine le parole di Nomi Marks, interpretata da Jamie Clayton, protagonista transgender della serie di sci-fiction Sense8 creata da Lana e Lilly Wachowski, sono esplicative di una visione perversa dei trans. “Per molto tempo ho avuto paura di essere me stessa perché i miei genitori mi hanno insegnato che le persone come me hanno qualcosa di sbagliato” dice Nomi in uno degli episodi della serie in cui otto sconosciuti appartenenti a diverse culture, religioni e orientamenti sessuali stabiliscono fra loro una connessione telepatica e un elevato livello di empatia.

Un passo in avanti enorme per la rappresentazione delle persone transessuali, così come lo è stata la dedica della copertina della rivista Time a Laverne Cox, attrice trans candidata agli Emmy, attivista per i diritti umani e icona a tutto tondo del mondo LGBTQ, nonché produttrice esecutiva di Disclosure.

Fattori utili per cambiare la mentalità della società ma non ancora sufficienti a “distruggere i sistemi che impediscono alla maggior parte [dei trans] di sopravvivere”, come dice, nel finale, Chase Strangio, procuratore presso l’American Civil Liberties Union.

E sotto questo punto di vista capiamo, al termine della visione del film, come, nonostante gli enormi passi in avanti fatti per ridurre la pesante discriminazione nei confronti dei transgender, ci sia ancora molto da lavorare.

Ce lo conferma la storica Susan Strycker che asserisce che non è perché assistiamo sempre di più a rappresentazioni di trans, la rivoluzione possa definirsi completa. La rappresentazione positiva può cambiare la vita delle persone trans solo se inserita in un movimento più ampio di cambiamento sociale.

Quello che è necessario è che ci si impegni a sradicare politiche colpevolizzanti, discriminanti e disumanizzanti. Perché sino a quando ciò non avverrà, la forza del cinema non sarà sufficiente a cambiare la situazione delle persone trans al di fuori del grande schermo.

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Disclosure di Sam Feder, un appassionato docu-film sulla rappresentazione del mondo transgender sullo schermo.

  • Anno: 2020
  • Durata: 108'
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Stati Uniti
  • Regia: Sam Feder
  • Data di uscita: 19-June-2020