Se il Doctor Who è la serie di fantascienza più longeva, evolutasi negli anni ma sempre ruotando intorno al Dottore (che da due stagioni ha come protagonista una donna, Jodie Whittaker ) Star Trek, nato dall’idea dello sceneggiatore Eugene WesleyRoddenberry (Gene Roddenberry ) è quella che ha avuto più derivazioni negli anni. Nata nel 1966 con la prima serie (ormai definita la Star Trek la Serie Classica), è stata seguita da altre sette serie televisive (di cui una animata) e tredici pellicole cinematografiche, oltre a giochi, videogiochi, e serie audiovisive amatoriali.
Tra le serie televisive, oltre alla già citata serie classica del Capitano Kirk, Spock, McCoy, Cechov, Uhura, l’unica ideata da Roddenberry è Star Trek: The Next Generation, ambientata 78 anni dopo, e in cui il capitano Jean-Luc Picard (Patrick Stewart), prende il testimone dall’amatissimo James Kirk (il passaggio è ben chiaro nel film Generazioni). Accanto a lui, Numero 1 – il Comandante William Riker (Jonathan Frakes), l’androide Data (Brent Spiner), il Klingon Wolf (Michael Dorn), il Tenente Geordi La Forge (LeVar Burton) e la Consigliera Deanna Troi (Marina Sirtis), le cui avventure si concludono sul grande schermo nel 2002 con il film La nemesi ed il sacrificio di Data per salvare il suo amico Capitano.
Ma cosa è successo dopo?
Picard e il destino di un Capitano.
Ecco allora, vent’anni dopo, che l’ormai anziano ammiraglio Jean-Luc Picard ritorna sul piccolo schermo con la serie tv di Amazon Star Trek: Picard. Lo ritroviamo nella tenuta di famiglia, lo Chateau Picard, presso La Barre in Francia, dove si è ritirato, assistito dai due Romulani Laris e Zhaban, dopo le sue dimissioni dalla flotta stellare conseguenti alla revoca dell’aiuto della Federazione dei pianeti uniti promesso ai profughi romulani, in seguito alla distruzione del loro pianeta natale Romulus da parte della supernova di Hobus. La decisione della Federazione era stata presa a causa dell’attacco alla colonia terrestre sul pianeta Marte da parte di un gruppo di androidi ribelli, avvenimento che ha portato poi al bando delle forme di vita artificiale all’interno della Federazione.
Premesse importanti, perché a riportare Picard in azione sarà proprio la richiesta d’aiuto da parte di una misteriosa androide organica, Dahj Asha (Isa Briones), ignara della sua vera natura fino al momento in cui è stata ‘risvegliata’ durante un brutale ed inatteso attacco che ha visto cadere vittima il suo fidanzato e l’illusione di una umanità fittizia.
L’eredità di Data
I ricorrenti sogni precognitori di Picard lo porteranno a collegare Dahj al vecchio amico Data, la cui rete neurale è stata clonata nel corpo androide di Dahj; in un certo senso, Dahj è la figlia di Data, nel modo in cui una vita artificiale può averne una. Picard non può esimersi dall’aiutarla, ma invano; la ragazza (che tale è il suo aspetto, a differenza del più visibilmente androide padre) viene infatti trovata nuovamente ed uccisa. Picard indaga così sulla sua creazione, avvenuta per mano di Bruce Maddox dell’Istituto Daystrom, scoprendo che gli androidi ‘figli di Data’ venivano creati a coppie; Dahj ha dunque una gemella, Soji. Per salvarla, e quindi per arrivare in fondo alla sua indagine, Picard torna nel suo elemento: lo spazio. Non c’è più l’Enterprise, non c’è il suo equipaggio, ma un vascello non autorizzato e amici: innanzitutto gli ex membri della Flotta Raffi Musiker (Michelle Hurd) e Cristobal “Chris” Rios (Santiago Cabrera) e la dottoressa Agnes Jurati (che con Maddox ha lavorato alla creazione della vita artificiale) con cui il viaggio inizia, per poi trovare lungo il cammino il romulano Elnor (salvato bambino da Picard e lasciato al tempio di Qowat Milat, alle cure di monache guerriere che lo hanno addestrato nella lotta) e l’ex drone Borg Sette di Nove (e non mancherà una avventurosa sortita sull’ormai inattivo cubo Borg…).
I fan di Star Trek – The Next Generation, inoltre, ritroveranno anche, in uno splendido cameo, il comandante Riker e la consigliera Troi.
Chi dominerà l’Universo?
La meta finale è Coppelius, un mondo a misura di androide ma anche un paradiso per gli umani; qui Picard e i suoi compagni incontreranno Altan Inigo Soong, il figlio di Noonian Soong, il creatore di Data, che con Maddox ha dato vita ai ‘figli di Data’, Dahj e Soji, e a tutte le vite artificiali presenti sul pianeta. Qui si snoderanno infine dubbi e certezze; l’opposizione radicale all’intelligenza artificiale della Tal Shiar (rappresentata dal romulano Narek) si contrappone al mondo pacifico di androidi costruito da Soong ma soprattutto a quello che si realizzerebbe se arrivassero i sintetici altamente avanzati preconizzati dall’Ammonizione che, se chiamati, come cercherà di fare Sutra (identica a Soji), difenderanno i loro compagni androidi contro le minacce da forme di vita organiche. Ed è qui, alla fine del viaggio, che troviamo l’essenza di Star Trek, quegli ideali descritti sin dagli albori da Roddenberry: un mondo pluralista ed interraziale, un futuro dove il potenziale umano possa realizzarsi in armonia. L’Utopia. Perché nella Federazione negli anni abbiamo visto luci ed ombre, lungimiranza e corruzione, per giungere alla conclusione che l’unico modo per realizzare il sogno di pace sia vigilare costantemente. Ora questa vigilanza è venuta a mancare, portando alla luce la parte più reazionaria; ci sarà la redenzione? Jean-Luc Picard, nella sua saggezza, ci mostra la via. Non è una questione se la vita artificiale sostituirà la vita organica; Star Trek ci insegna che possono coesistere, traendo il meglio da entrambe. E soprattutto che il futuro dell’umanità è nelle nostre mani. Sta a noi realizzare Utopia.
Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers