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Fahrenheit 451

“Come imparare a essere niente” di Alessandro Banda

Nasce su TAXI DRIVERS una nuova rubrica: FAHRENHEIT 451. FLANERI’ (www.flaneri.com) e TAXI DRIVERS hanno dato vita a uno scambio culturale per il quale, ogni settimana, ciascuno dei due siti importerà, rispettivamente, una recensione di un film e una di un libro. Una collaborazione che, data la crisi attuale della cultura, si propone di dare slancio e visibilità a tutti quegli autori (registi e scrittori) che, attraverso le proprie opere, tentano, ancora, di innescare un processo di riflessione per scuotere una contemporaneità sempre più congelata e acritica. Si comincia con “Come imparare a essere niente” di Alessandro Banda, in cui, attraverso l’inserimento di numerosi varianti, l’autore ripercorre gli ultimi istanti di vita di tre personaggi emblematici del secolo scorso: Aldo Moro, la principessa Diana, Pier Paolo Pasolini.

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Tre “icone d’un secolo maledetto”. Tre monologhi in grado di ripercorrere un passato già scritto, forse, con troppa fretta. In mezzo, due brevi dialoghi impossibili. Tutto questo è racchiuso nelle pagine di Come imparare a essere niente, l’ultimo libro di Alessandro Banda.

Sebbene i nomi non siano resi noti ed esplicitati per tutto l’arco della narrazione, sono pochi coloro che non riuscirebbero a identificare nelle tre figure definite quali “morti ammazzati”, il celebre presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, la Principessadel Galles Diana Spencer e il poliedrico poeta Pier Paolo Pasolini. Tre simboli del secolo scorso, tre individui morti in circostanze mai del tutto chiarite, che provano, adesso, a far sentire la propria flebile voce attraverso un fantomatico contabile-medium, il solo in grado di saper ascoltare e trascrivere i racconti delle tre anime.

Il primo a parlare e a raccontare gli ultimi giorni della sua vita, presunta o immaginata, è proprio Aldo Moro. Tra nefasti presagi, rivelatisi qualche giorno prima del rapimento e male interpretati, quasi fosse un novello Giulio Cesare, e pindarici racconti rilasciati ai rapitori durante l’interrogatorio cui fu sottoposto, è lo stato d’animo d’un uomo assolutamente disilluso e deluso dal proprio paese, dai propri presunti amici, dal mondo intero, ciò che fuoriesce dalla narrazione. Un uomo condannato a morte, sin dall’inizio, per volontà dello Stato italiano.

Dopo un breve dialogo tra il Presidente e il Poeta, è la PrincipessaDiana, Lady D., a prender la parola, a raccontare di un coniuge noioso e alienato dal resto dell’umanità, con quelle sue enormi orecchie a sventola e quella particolare passione per la sua vecchia balia. Ne vien fuori un ritratto di una donna sola, incastrata in ruoli che per altri sarebbero “da favola”, ma che per lei si trasformano soltanto in gelide prigioni emotive. Fino alla morte, quella morte forse cercata e trovata nell’inseguire l’amore, per l’ennesima volta.

Infine il Poeta, Lui, il chiaroveggente Pier Paolo Pasolini, con la sua disperata vitalità e una voglia insaziabile di fallo, placata più volte tra i corpi sudati di giovani ragazzi senza pietà. Caratterizzato da quell’acume che lo contraddistinse in gran parte delle sue riflessioni, il poeta è qui immaginato alle prese con il suo morboso desiderio, in quell’ultima notte, il 2 novembre del 1975, incui, chissà perché, chissà da chi, fu massacrato e ridotto come un brandello umano all’idroscalo di Ostia. Una morte improvvisa anche se, certamente, già annunciata.

Ed è così, che in questo suo libro, Alessandro Banda ripropone più varianti nel narrare gli ultimi istanti di vita di questi tre personaggi, quasi come se si fosse trattato solo di una farsa intenzionale, di una grande mistificazione della realtà, di un’affabulazione vacua e senza senso, piuttosto che di una tragedia dai toni, probabilmente, solo in apparenza tragici. Un’unica cosa, allora, resta da fare: imparare “a non essere più niente”.

Dario De Cristofaro

fonte: Flanerí

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