Walesa – L’uomo della speranza (Wałęsa. Człowiek z nadziei), un film del 2013 diretto da Andrzej Wajda, con Robert Wieckiewicz, Agnieszka Grochowska, Zbigniew Zamachowski, Cezary Kosinski, Maria Rosaria Omaggio. Scritto da Janusz Glowacki, Walesa – L’uomo della speranza racconta la vera storia di Lech Walesa, premio Nobel per la pace e fondatore a Danzica del sindacato polacco di Solidarność, che per molti rappresenta l’inizio di quella che diverrà negli anni successivi la “nuova Europa” nata da un forte desiderio di libertà contro ogni totalitarismo. Il film ha inizio con la famosa intervista a Walesa realizzata nel 1981 dalla giornalista italiana Oriana Fallaci: la conversazione, fatta di domande che nessuno aveva fino a quel momento osato porre al leggendario leader polacco.
Sinossi
Lech Walesa, un elettricista dei cantieri navali di Danzica, partecipa nel dicembre 1970 ad alcune manifestazioni di lavoratori in difesa dei loro diritti, culminate nel sangue a causa della repressione attuata dalle forze comuniste al potere. Memore di quegli episodi, per dieci anni Lech continua a esercitare il suo lavoro rispettando gli obblighi e i doveri a cui è chiamato dalle autorità ma una nuova rivolta scoppiata nell’agosto 1980 lo porta inaspettatamente a divenire il leader di un gruppo di portuali polacchi, segnando l’inizio del movimento di Solidarnosc che a breve si diffonderà in tutta la nazione. Nel giro di poco tempo, l’esempio polacco viene seguito da altri stati europei che, minando la supremazia di un’Unione Sovietica sempre più prossima al collasso, si aprono a nuove prospettive di democrazia e a un’economia di mercato. In quel periodo, il carisma di Walesa, più volte incarcerato e già premio Nobel per la pace nel 1983, si diffonde rapidamente anche presso i suoi connazionali più restii, tanto da essere eletto nel 1990 presidente della Polonia e avviarsi a cinque anni di difficile governo.
Sono tempi della storia ancora attuali, perché ne viviamo l’eredità politica e sociale. In cui la parola chiave è stata e resta: libertà. Parola semplice, ma per realizzarla sono state sacrificate vite, fatte rivoluzioni, compiute violenze. Per ogni polacco e per ogni europeo i fatti di Danzica, Solidarność, e tutto ciò che riguarda la figura di Lech Wałęsa, fanno parte del patrimonio e della memoria. Andrzej Wajda, decano e maestro del cinema polacco, era consapevole che questo suo film – Wałęsa. Uomo della speranza – sarebbe stato il soggetto più difficile e delicato della sua lunga carriera. Ma importante, perché si rivolge a tutti e ci mette a contatto con la realtà drammatica che visse il suo Paese nel ventennio che inizia con il massacro di Danzica nel 1970 e termina con la caduta del Muro di Berlino nel 1989. Ed è un Wałęsa diverso quello che sullo schermo interpreta nel massimo coinvolgimento Robert Więckiewicz: irruento, pragmatico, decisionista, caparbio, devoto, scontroso, legatissimo alla famiglia – la moglie Danuta ebbe non poca influenza nelle sue decisioni, standogli coraggiosamente al fianco con i sei figli – senza mai rinnegare le sue origini e l’ambiente operaio da cui proveniva. Impermeabile, dunque, a qualsiasi richiamo o offerta che non fosse il bene del popolo e della sua Polonia. Opera diretta con grande tensione e passione, anche morale, con ottimi attori, tra cui Maria Rosaria Omaggio nei panni della giornalista Oriana Fallaci, dalla cui intervista il noto Premio Nobel comincia a raccontarsi e il film a svolgersi. Nell’alchimia tra immagini documentarie e immagini di finzione, proprio per avvalorare la tesi dell’ottantasettenne regista: che la storia, pur scorrendo nel tempo, non ha mai barriere temporali perché i fatti di ieri possono sempre influire sulle decisioni di oggi e sulla realtà in cui siamo immersi. “Non c’è libertà senza solidarietà” è il motto del Sindacato che spesso campeggia nelle scritte e viene intonato da chi lo fece diventare un vessillo, oltre che un’arma pacifica, come le tante parole e orazioni del leader sindacale. Wajda s’impegna moralmente, con il film, a farlo durare nella memoria.