Almeno due decenni prima di trasformarsi in uno dei volti campioni d’incassi della risata italiana su celluloide grazie a successi al botteghino quali Il bisbetico domato e Segni particolari: bellissimo, il carismatico cantautore milanese Adriano Celentano era approdato dall’universo delle note a quello delle immagini in movimento proprio grazie al Lucio Fulci che, divenuto tra gli anni Settanta e Ottanta maestro dello splatter tricolore che ci regalò, tra gli altri, Zombi 2 e …e tu vivrai nel terrore! L’aldilà, gli scrisse diversi successi musicali insieme a Piero Vivarelli.
In panni bene o male autobiografici, infatti, il poliedrico cineasta romano lo diresse prima, nel 1959, ne I ragazzi del juke box, poi, nel 1960, in Urlatori alla sbarra, che ha anticipato di tre anni Uno strano tipo, girato anch’esso in bianco e nero e in cui si è addirittura sdoppiato in due.
Infatti, in tournée nella splendida Costiera Amalfitana, il molleggiato si trova stranamente accolto da una tutt’altro che amichevole popolazione locale, in quanto sembra che gli abitanti del posto lo stessero aspettando per fargli pagare qualche vecchio conto, sebbene lui non sia mai stato prima in Campania; ma il motivo è presto spiegato: approfittando di una incredibile somiglianza, qualcuno ha deciso di andarsene in giro a combinare guai a nome suo.
E, ovviamente, come testimoniato anche qualche anno più tardi dal villaggiano Fracchia la belva umana di Neri Parenti, l’espediente del sosia (in questo caso napoletano) non può fare altro che rappresentare l’azzeccato stratagemma narrativo per generare equivoci e occasioni mirate a far ridere.
Quindi, mentre, a partire dai titoli di testa accompagnati da Stai lontana da me, la colonna sonora si popola di hit celantaniane del calibro di Amami e baciami e Pregherò, l’Adriano nazionale provvede ad esporre sia la sua anima goffa e scimmiesca che quella surreale e divertente; man mano che la oltre ora e mezza di visione annovera, al di là di un giovane Mario Brega benzinaio, nomi mitici come Giacomo Furia, Nino Taranto, Luigi Pavese, Gianni Agus e, non ultimo, Erminio Macario nel ruolo di un impresario lirico.
Tutti al servizio di una ritmata operazione che, non priva neppure di un momento di rissa, si distacca in maniera evidente dai due musicarelli di cui sopra rientrando nella commedia garbata (e con aspetti surreali) e rappresentando, in un certo senso, il trait d’union con i successivi esempi analoghi, definiti “canzonettistici”.
Un’operazione, di conseguenza, maggiormente accostabile alle pellicole comiche dell’epoca che ai vari film interpretati da star quali Little Tony e Gianni Morandi prodotti, in seguito, nello stesso decennio, di sicuro più attenti al lato romantico-sentimentale che a quello esilarante.
È Surf Film (www.cgentertainment.it) a renderlo disponibile su supporto dvd, con sezione extra annoverante trailer, ventitré minuti di intervista al critico cinematografico Paolo Albiero – autore, insieme a Giacomo Cacciatore, del volume Il terrorista dei generi. Tutto il cinema di Lucio Fulci – e sedici all’attore Aldo Pellegrini, sosia di Celentano.