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Film da Vedere

Tutti gli uomini del Presidente, cosa sapere sul film di Alan J. Pakula

Tutti gli uomini del Presidente è un film di impegno politico-sociale, interpretato da due attori che non hanno mai nascosto simpatie per i democratici. Ma Pakula lo trasforma, con una regia stilizzata e ipnotica, in un apologo sul potere di grande sottigliezza

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Tutti gli uomini del Presidente, è un film del 1976 diretto da Alan J. Pakula. È ispirato al libro omonimo di Bob Woodward e Carl Bernstein, e ripercorre le vicende che hanno portato alle dimissioni del presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon. La pellicola ha vinto quattro Premi Oscar. Con Robert Redford, Dustin Hoffman e Martin Balsam. Il titolo originale (All the President’s Men) è una chiara allusione alla filastrocca per bambini “Humpty Dumpty“, in cui il personaggio (un uovo) cade dal muro e si fa a pezzi, e “all the King’s horses and all the King’s men / couldn’t put Humpty together again” (tutti i cavalli e gli uomini del re non poterono rimetterlo insieme), cioè un danno irreparabile.

Sinossi
Bob Woodward e Carl Bernstein, due giornalisti del Washington Post, indagano senza troppe speranze su cinque uomini arrestati mentre cercano di trafugare documenti del partito democratico. A poco a poco scoprono che tutti i collaboratori del presidente Nixon sono coinvolti nello scandalo. I due sono sottoposti a pressioni di ogni tipo perchè non rendano pubblici i risultati dell’inchiesta, ma loro non si fermano. Nasce così lo scandalo Watergate che costringe Nixon alle dimissioni. È anche un film di impegno politico-sociale, interpretato da due attori che non hanno mai nascosto simpatie per i democratici. Ma Pakula lo trasforma, con una regia stilizzata e ipnotica, in un apologo sul potere di grande sottigliezza.

Il processo per scoperchiare i grandi scandali è lungo e insidiato dagli ostacoli. Sotto i nostri occhi spicca il risultato finale, lo scoop da prima pagina, ma alle spalle c’è chi ha lavorato nell’ombra per chissà quanto tempo, sbattendo contro porte chiuse, sfidando i poteri forti e rischiando in prima persona, in un crescendo di pericoli, superabili solo con la profusione della massima dedizione, collocando la verità al primo posto della scala dei valori. Tutti gli uomini del presidente è un’opera insuperabile nel suo campo, nella fattispecie, il più grande crimine – almeno tra quelli smascherati – della storia politica americana, lo scandalo Watergate.

Ricostruito seguendo il report riportato nell’omonimo libro scritto a quattro mani da Bob Woodward e Carl Bernstein, Tutti gli uomini del presidente si assume pesanti responsabilità, com’è ovvio che sia quando è raccontata una vicenda spinosa i cui protagonisti possono giudicare l’operato, che soddisfa le attese con cardini ben saldi. L’impronta è frutto della sceneggiatura di William Goldman (Butch Cassidy, Il maratoneta), che mette insieme le tessere del mosaico partendo da lontano, un’elaborazione puntigliosa e oliata, tra plichi mastodontici da sfogliare e la presa di coscienza di dover fare il passo più lungo della gamba per arrivare al risultato ultimo, con l’azione che si sviluppa da una scrivania, con il brulicante ticchettio di una macchina da scrivere modello Olymphia, per poi destreggiarsi tra i singoli interlocutori, tanti puntini collegati tra loro da un filo nascosto. Questo testo è pienamente sfruttato da Alan J. Pakula, scelto direttamente da Robert Redford, fedele alla causa, solenne nel tenere le redini dell’esecuzione, incalzante senza essere frenetico, volteggiando tra ipotesi e intuizioni per creare una tensione persistente pur dovendo fare i conti con punti fermi (la conclusione è nota).

Per immortalare due uomini comuni alle prese con un’impresa sensazionale, non poteva esserci scelta migliore di Robert Redford, vero promotore a tutto campo di questo impegno, attento e rigoroso nella manifestazione dell’intraprendente incoscienza propria di chi è ancora sgombro dall’esperienza di una vita, e Dustin Hoffman, cocciuto nella ricerca e preciso nella disamina, ma anche il resto del cast è di primissima scelta. Jason Robards – premiato con l’Oscar per il miglior interprete non protagonista – imprime esperienza, autorità e saggezza nel ruolo del supervisore che ha memoria e responsabilità, Jack Warden e Martin Balsam conferiscono credibilità e professionalità, mentre l’unica presenza femminile di rilievo – Jane Alexander, nominata agli Oscar come miglior attrice non protagonista – è altrettanto abile nel tratteggio umano di un momento sconvolgente, nel quale la sensazione di essere in bilico su di un crinale pericoloso era apodittica.

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  • Anno: 1976
  • Durata: 138'
  • Distribuzione: Warner Bros.
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Alan J. Pakula